Numero 50/2023

11 Dicembre 2023

Il giro del mondo in… tante birre: Bolivia

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Il Giro del Mondo in Tante Birre ci riporta in Sud America, dopo aver esplorato l’Argentina, oggi tocca alla Bolivia. Terra di ambienti contrastanti, si passa dai paesaggi scabri delle Ande, alla lussureggiante foresta pluviale amazzonica, senza dimenticare le più grandi distese salate di tutta la Terra.

La Bolivia è conosciuta come il Tibet delle Americhe, infatti, ospita la capitale più alta del mondo: La Paz a 3.600 mt di altitudine. Anzi la Bolivia ha ben due capitali: Sucre è quella vera e costituzionale, mentre La Paz è la sede del Governo e del Parlamento. Questa divisione è frutto di un accordo per far cessare una rivolta popolare scoppiata alla fine del 1800.

Il territorio è abitato da circa 20.000 anni! La cultura più impattante è stata quella di Tiahuanaco sviluppatasi intorno al Lago Titicaca (v. foto sotto) e presente fino al XIII sec. seguita, poi, dall’Impero Inca, cancellato letteralmente da Francisco Pizzarro durante il XVI sec.

Il nome Bolivia deriva da Simón Bolívar, il comandante che rese indipendente il Paese dal dominio spagnolo nel 1825. Prima di allora si chiamava Alto Perù. Un eroe non solo nazionale ma di tutta l’America Latina perché ha contribuito alla liberazione anche della Colombia, del Perù e del Venezuela.

Ad oggi la Bolivia è una Repubblica Presidenziale che ha conosciuto periodi molto bui e difficili. Conflitti con i paesi confinanti per tutta la seconda metà del XIX sec., la guerra contro il Paraguay (1932-1935), la Rivoluzione nazionalista del 1952 e poi un susseguirsi di colpi di stato negli anni ’60. Solo agli inizi degli anni ’80 si apre, finalmente, un periodo di stabilità politica duratura. Nel 2005 è salito al potere il primo presidente di origini amerinde (Evo Morales).

Una piccola curiosità. Siccome è uno Stato senza sbocco sul mare, nel 2010 la Bolivia ha stretto un accordo particolare con il Perù. Ha ottenuto l’uso del porto della città di Ilo per 99 anni.

LA STORIA DELLA BIRRA IN BOLIVIA

La cultura della birra è profondamente radicata nel tessuto sociale dei boliviani. Fa parte di rituali tradizionali (Pachamama, Challa), del folklore popolare e della vita quotidiana, Ufficialmente la storia della birra in Bolivia si fa iniziare verso la metà del XIX sec. con l’arrivo dei primi immigrati tedeschi e con l’apertura del primo birrificio nazionale (v. capitolo seguente). Talmente forte da contribuire allo sviluppo economico di tutto il Paese.

Ma le birre tradizionali sono da sempre presenti in Bolivia, e in tutta l’America del Sud addirittura, molto prima del periodo coloniale spagnolo/portoghese.

Gli Inca e altri popoli precolombiani, infatti, hanno da sempre bevuto la “birra al mais” durante le feste e le pratiche religiose.

Questa birra prende il nome di “Chicha”, una vera e propria istituzione latinoamericana. Una bevanda rinfrescante dal basso tenore alcolico che anticamente veniva preparata partendo dal mais masticato. Grazie agli enzimi della saliva, infatti, era già pronto per la fermentazione.

In Bolivia si chiama “Chicha boliviana” ed è prodotta con farina di mais e acqua. L’impasto è essiccato al sole e messo a fermentare in vasi ermetici di terracotta. La gradazione alcolica dipende dal tempo di permanenza nei contenitori e il colore deriva dal tipo di mais usato.

5 BIRRIFICI DELLA BOLIVIA CON QUALCOSA… IN PIU’!

Il mercato delle birre in Bolivia è dominato da quelle industriali locali e straniere ma negli ultimi anni il movimento artigianale si sta facendo sentire. Già nel 1996 alcuni imprenditori locali ed europei hanno deciso di investire in questo settore, addirittura, dando vita all’associazione dei birrai artigianali (Asociación de Cerveceros Artesanales – Acer-Art) che dal 2010 organizza anche il “Festival della birra artigianale”. Inoltre, dal 2019 è attiva la “Comunidad de Mujeres Cervecera” che promuove e valorizza il ruolo centrale della donna nella storia della birra.

E adesso scopriamo i 5 birrifici boliviani con qualcosa in più!

– Il birrificio più antico della Bolivia: CERVECERIA BOLIVIANA NACIONAL

Fondato nel 1877 dal tedesco Alexander Wolf nella capitale La Paz. Dal 1886 porta il nome attuale. Agli inizi del Novecento, si trasferisce vicino alla stazione ferroviaria che ne facilita la distribuzione e ne decreta il successo nazionale. La gamma delle birre prodotte si chiama “Paceña” per sottolineare la città di origine. Oggi fa parte della multinazionale AB-InBev, per cui distribuisce anche altri marchi di birre, e controlla più del 95% del mercato della Bolivia, grazie ai suoi 8 impianti di produzione.

 

 

PACEÑA PILSNER: birra chiara a bassa fermentazione. Il prodotto iconico del birrificio, la più consumata in Bolivia. Presenta classiche note di cereali accompagnate da una media luppolatura. Gradazione alcolica: 4,8%

PACEÑA BLACK: birra scura a bassa fermentazione che si rifà alle Dunkel tedesche. Protagoniste le note di malto tostato che ricordano il caffè e il cioccolato. Gradazione alcolica: 5%

PACEÑA CENTENARIO: birra chiara a bassa fermentazione prodotta con il 100% di malto d’orzo. Creata per celebrare il quarto centenario della fondazione di La Paz. Una Lager dalle note maltate prevalenti con un finale amaro. Gradazione alcolica: 5,2%

– Il primo birrificio artigianale boliviano: SAYA BEER

L’imprenditore locale Remo Baptista apre il birrificio nel 1997 nella campagna di Achocalla vicino La Paz. Vuole insidiare il monopolio della birra Paceña. E ci riesce, diventando molto popolare nella capitale e trasformandosi nel punto di riferimento per i futuri birrifici artigianali. Da buon imprenditore, Remo decide di ampliare la sua attività ed inaugura l’ostello “The adventure brew”, con annessa Beer Spa, dove oggi serve le sue birre.

 

DORADA: birra chiara che si ispira alle Kölsch, tedesche. Dalle note delicate di malto, lievemente luppolata e profumata. Gradazione alcolica: 5%

NEGRA: birra scura a bassa fermentazione in stile Bock. Avvolgente con i suoi aromi maltati che ricordano il cioccolato e il caramello. Gradazione alcolica: 7%

– Il birrificio che usa gli ingredienti “più particolari”: CERVECERIA VICOS

Micro-birrificio fondato da Victor Escobar, imprenditore locale, a Sucre nel 2011. L’obiettivo è di produrre birre con ingredienti che si possono trovare solo in Bolivia per far apprezzare ai turisti, e non solo, i prodotti tipici di questa terra. Ad oggi in linea 4 birre.

 

CACTUS: birra ambrata ad alta fermentazione con aggiunta di fiori e frutti del cactus Airampo e un tocco di coriandolo. La prima nata in casa Vicos. Gradazione alcolica: 5%

CH’AMA: birra chiara ad alta fermentazione con aggiunta di infuso di foglie di coca che donano un sentore erbaceo simile al tè. Il nome significa “forza” nella lingua locale Aymara.  Gradazione alcolica: 5%

NOBLEZA: birra ambrata ad alta fermentazione che oltre all’utilizzo di malto d’orzo prevede la Quinoa Real tipica della Bolivia che regala delicate note floreali. Gradazione alcolica: 5%

KUSA: birra chiara ad alta fermentazione che prevede l’uso di miele del territorio andino. Floreale e profumata. Il nome in lingua Quechua significa “molto buona”. Gradazione alcolica: 5%

– L’unico birrificio della Bolivia con origini olandesi: TED’S CERVECERIA

Nel 2001 Ted Handelé si trasferisce dai Paesi Bassi alla terra d’origine della moglie. Ma la nostalgia delle birre europee lascia il segno e Ted decide di aprire, nel 2007, un birrificio nella capitale Sucre per bere di nuovo stili del continente natio. Su tutti quelli della tradizione belga. La produzione conta 6 etichette, tra cui:

 

CHALA: birra chiara ad alta fermentazione ispirata alle Witbier belghe. Si ritrovano tutti gli ingredienti tradizionali come frumento non maltato, coriandolo e scorza di arancia per una bevuta rifrescante e lievemente acidula. Gradazione alcolica: 5%

ÑUSTA: una Belgian Strong Ale con aggiunta di miele locale che dona corpo e sentori fruttati. Gradazione alcolica: 8,5%

TRIPEL: birra chiara ad alta fermentazione che richiama le Tripel belghe. Vengono usati 3 tipi di cereali (orzo, frumento e avena), 3 luppoli e 3 spezie. Le note fruttate e speziate sono arrotondate da quelle morbide del malto. Gradazione alcolica: 8,6%

– Il birrificio più internazionale della Bolivia: CERVEZA ARTESANAL STIER

Fondato nel 2010 a Cochamamba (Bolivia centrale) da un cileno, un francese ed un tedesco, no non è una barzelletta!! Anzi i ragazzi fanno sul serio, “Stier” in tedesco, infatti, significa “toro”, forte come le loro birre. E danno grande importanza alle materie prime locali come l’acqua, il malto e gli ingredienti per le loro creazioni speciali (fragole, miele, quinoa,…). Mentre il luppolo e il lievito arrivano dall’Europa.

 

LANDBIER: birra scura ad alta fermentazione ispirata alle Stout irlandesi. Oltre al malto d’orzo, è prevista la quinoa. In primo piano le note tostate del malto. Gradazione alcolica: 5,8%

HONEY BIER: birra ambrata ad alta fermentazione con aggiunta di miele locale. Birra dai toni dolci con note di caramello. Gradazione alcolica: 6,5%

STIER IPA birra ambrata ad alta fermentazione che si rifà Alle India Pale Ale. Protagoniste le note agrumate, resinose ed erbacee date dai luppoli. Gradazione alcolica: 6,5%

 

La birra in Bolivia è da sempre fulcro della vita quotidiana e le radici affondano in un lontano passato che è riuscito a rimanere vivo fino ai giorni nostri. L’attaccamento alle tradizioni, infatti, è riuscito a salvare le birre storiche della Bolivia e sta facendo crescere anche il movimento artigianale.

Alla prossima pinta.

 

Siti internet e pagine social di riferimento:

Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.cbn.bo

www.facebook.com/AdventureBrewHostel

www.instagram.com/vicos_cerveceriaoficial

www.facebook.com/profile.php?id=100053312365930

www.facebook.com/cerveza.artesanal.STIER

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!