Numero 31/2023
5 Agosto 2023
Upright Brewing: il giovane birrificio di Portland
Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Portland, Oregon/USA
Dal Michigan, nel 2002 Alex Ganum si portò a Portland per studiare al Western Culinary Institute; ma finì per rimaner coinvolto nell’attività brassicola della città americana con la più alta densità di birrifici.
Dopo un anno di homebrewing, fece un periodo di praticantato presso la Brewery Ommegang di Cooperstown (nello stato di New York) e, tornato a Portland, intanto che preparava l’apertura di un birrificio proprio, lavorò come birraio al brewpub BJ’s & Brewhouse.
Con l’aiuto della famiglia e il contributo della Portland Development Commission, nel 2009 poté finalmente aprire la Upright Brewing, dal nome dello strumento utilizzato da controbassista, pianista e compositore Charles Mingus.
Insieme a due soci, Ganum oggi è proprietario anche del pub Grain & Gristle e dell’Old Salt Marketplace, un ristorante con macelleria annessa.
Particolarmente legato alla tradizione belga, passione risalente al praticantato presso la Ommegang, specializzata appunto in birre alla belga, Ganum ha chiamato le sue saison/farmhouse ale prodotte tutto l’anno soltanto col numero corrispondente alla gravità originale, espressa mediante la scala belga appunto. Tutte le altre birre (occasionali, speciali o maturate in botte) hanno un nome vero e proprio.
Upright Five (#5), saison di colore arancio e dall’aspetto velato (g.a. 5,5%); oggi chiamata semplicemente Five. Utilizza diversi tipi di malto e altrettante varietà di luppolo. La carbonazione è molto sostenuta; la schiuma biancastra, enorme, solida, pannosa, di buona durata e aderenza. L’olfatto ostenta un’elevata intensità unitamente a una finezza attraente, in un pot-pourri armonico ed equilibrato, costituito da una componente floreale (lavanda e rosa canina), fruttata (pera, albicocca e pesca bianca), agrumata (arancia, mandarino e pompelmo) e speziata (pepe, lievito selvatico, zenzero e chiodi di garofano).
Il corpo, con tendenza al leggero, si propone in una decisa consistenza acquosa di eccellente scorrevolezza. Nel gusto, la dolcezza iniziale conferita dal pane e dal biscotto, dall’albicocca e dalla pesca, dal mandarino e dalla polpa d’arancia, viene presto annacquata da una lieve acidità, foriera di una rustica ondata amara, fatta di erbe, resina, spezie e luppolo terroso. L’alcol sembra non voler compromettere la bevuta, limitandosi ad apportare un discreto tepore. Il finale, sì, molto secco e rinfrescante, rovina però un po’ la festa, con la sua scomposta terrosità sottostante. Più coerente si rivela invece il retrolfatto, dall’opportuno livello di asprezza, nelle sue impressioni dissetanti di limone e scorza d’arancia.