Numero 37/2022

17 Settembre 2022

Wells & Young’s Brewing Company: un progetto cresciuto nel tempo

Wells & Young’s Brewing Company: un progetto cresciuto nel tempo

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Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Bedford/Inghilterra
Fusione, avvenuta nel 2006, di due storici birrifici britannici a conduzione familiare.
Charles Wells/Bedford
Charles Wells nacque a Bedford nel 1842. Ragazzo vivace e cocciuto, a 14 anni lasciò la Bedford Modern School per imbarcarsi sulla fregata diretta in India Devonshire della compagnia di navigazione Wigrams che, nel 1868, lo nominò capitano e gli affidò il comando della sua prima nave a vapore.
La conoscenza della bellissima Josephine Grimbley di Banbury, nell’Oxfordshire, rivoluzionò la vita di Charles. Il padre della ragazza avrebbe acconsentito alle nozze solo se lui avesse lasciato il mare.
Nel 1872 avvenne il matrimonio e, nel 1875, con l’aiuto del suocero, Charles, per 16.700 sterline comprò all’asta, a Horne Lane, sulle rive del fiume Ouse, un sito contenente un deposito di carbone, un birrificio con malteria e 35 pub a Bedford e nelle vicinanze.
L’anno successivo nasceva Charles Wells Family Brewery, con l’intento di ampliare il piccolo birrificio fin a soddisfare le esigenze del Bedfordshire. E, inevitabilmenteme, finì per essere presto venduta l’attività del carbone.
Per Charles l’acqua aveva un’importanza fondamentale nella produzione di una buona birra. Nel 1902, su una collina a un paio di miglia dal birrificio scavò un pozzo per attingere l’acqua a un serbatoio sotterraneo purificato attraverso strati di gesso e pietra calcarea. Acqua minerale certificata, che sarà utilizzata per le birre proprie e su licenza.
Nel 1914, alla morte di Charles, subentrarono i figli che continuarono a sviluppare abilmente l’attività: rilevarono altri birrifici cittadini e dei dintorni, acquistarono pub.
Nel 1976, a 100 anni dalla fondazione, vuoi per la crescente domanda di mercato, vuoi per un accordo con il birrificio giamaicano Desnoes & Geddes per la produzione della Red Stripe, i Wells spostarono la produzione a Havelock Street per poter installare attrezzature più aggiornate e una linea d’imbottigliamento all’avanguardia. Nel 1992 addirittura raddoppiarono la linea di confezionamento in lattina inaugurata nel 1978.
Giunta ai nostri giorni nelle mani della quinta generazione, la Wells figurava tra le più grandi realtà brassicole indipendenti del Regno Unito. Dal suo stabilimento di Bedford uscivano birre di altissima qualità esportate in oltre 40 paesi. Si vuole che la piacevolezza del loro gusto fosse dovuta in buona parte all’acqua di eccezionale purezza attinta al pozzo scavato dal fondatore. Di conseguenza la produzione era subordinata all’estrazione media annua di acqua.

 

Young’s/Londra
Può essere senz’altro considerata l’azienda birraria più antica della Gran Bretagna, stando a documenti venuti di recente alla luce.
Intorno al 1550, a Wandsworth (allora villaggio nel Surrey, oggi quartiere nella periferia sud di Londra), lungo il fiume Wandle, esisteva la locanda The Ram Inn, i cui locali erano stati dati in affitto da Elizabeth Ridon.
Nel 1576, la corte d’assise locale processò il ladro sorpreso a rubare in casa di Humphrey Langridge. Nel 1581, Humphrey Langridge risultava, non solo birraio della Ram Brewery, anche proprietario dei locali. È da presumere pertanto che già nel 1576 avesse avuto inizio la produzione di birra nella locanda.
Nel 1675 la Ram Brewery era della famiglia Draper che, nel 1786, la vendette a Thomas Tritton. I discendenti di quest’ultimo, a loro volta, nel 1831 la cedettero a due soci, Charles Allen Young e Anthony Fothergill Bainbridge. Nacque così la Young’s (Young & Co.’ Brewery).
Nel 1883 la società si sciolse, e Charles Florence Young, figlio di Allen, continuò l’attività da solo. Nel 1898 l’azienda divenne pubblica; ma l’esecutivo rimase nelle mani degli Young, fin al 2006, con l’ultimo presidente John Young, pronipote del fondatore, morto pochi giorni prima della chiusutra del birrificio.
La Young’s aveva sempre continuato la tradizione della famiglia. Quando, negli anni ’70 del secolo XX, la maggior parte dei produttori inglesi iniziavano a utilizzare i fusti, essa rimase fedele alle ale maturate in botti di legno. Naturalmente, i metodi artigianali venivano integrati dalla più moderna tecnologia. E, al momento della chiusura, il birrificio risulterà un mix di impianti antichi e ultramoderni, incluso un motore a vapore installato nel 1835 e regolarmente utilizzato fin agli anni ’80.
Effettuava le consegne, entro unmiglio o due, con i barili e su carri trainati da cavalli. La fabbrica, in classico stile vittoriano, oltre a una dozzina di cavalli (per lo più shire), ospitava oche, pavoni e un montone, la mascotte dell’azienda.
La produzione annua, di 720 mila ettolitri, offriva una ricca gamma di birre di ottima qualità all’insegna della secchezza, che coprivano il fabbisogno di Londra e della sua area metropolitana. Mentre le ale in bottiglia prendono sempre più la strada per l’estero. Superfluo annotare che questi prodotti avevano ottenuto un’infinità di riconoscimenti.
Wells & Young’s Brewing Company
La nuova società era una joint venture, al 60%, della Charles Wells e, al 40%, della Young’s. Nello stesso 2006 fu chiuso lo stabilimento di Wandsworth e trasferita la sua produzione a Bedford.
Chiaramente, la nuova società conquistò subito la posizione di leader nel segmento delle specialità britanniche e di uno dei più importanti produttori di cask conditioned ale nella regione.
All’inizio dell’anno successivo avvenne il colpo grosso, la costituzione della Courage Brands Ltd, una joint venture all’83% del capiale con la ScottIsh & Newcastle che le cedeva i diritti per la produzione delle ale inglesi a marchio Courage, mantenendo la partecipazione di minoranza fin al 2011.
Sempre nel 2011, Charles Wells rilevò la partecipazione di Young’s e acquistò i marchi scozzesi McEwan e Younger da Heineken UK.
Nel 2015, a seguito di un pieno rebrand, cambiò il nome di tutte le sue operazioni con il nome originale di Charles Wells, e Wells & Young’s cessò di esistere.
Infine, nel 2017, vendette alla Marston’s Brewery: la fabbrica di birra (che nel 2019 sarà rinominata Eagle Brewery) e tutti i marchi, eccetto i Charles Wells; nonché i diritti di produzione in licenza (come la Kirin Ichiban) e di distribuzione nel Regno Unito di birre molto commerciali, come la spagnola Estrella Damm o la messicana Corona Extra. Questo, per concentrarsi sulla produzione esclusiva di birra a marchio Charles Wells appunto per i propri pub, progettando la costruzione di un piccolo birrificio a Bedford con inaugurazione prevista per il 2020.
Già, i pub: la Charles Wells Pub Company, fondata come una tenuta distinta per pub quando Charles Wells si unì con la Young’s Brewery. Una catena di oltre 200 pub, non solo in Inghilterra (gestiti con i marchi Apostrophe Pubs and Pizza, Pots and Pints), anche in Francia (13, col nome di John Bull Pub Company).
Bombardier Amber Beer, extra special bitter/ESB di un limpido colore castano con riflessi dorati (g.a. 4.7%, così com’era all’origine, ma con un intermezzo del 5,2%). Conosciuta anche come Bombardier Celebration Ale e Bombardier English Premium Bitter, nomi assunti nel 2019; prima, si chiamava Bombardier Glorious English Ale e veniva commercializzata negli Stati Uniti come Bombardier Premium British Ale. Prodotto di spicco dell’ex Charles Wells, si autoproclamò Drink of England (“Bevanda d’Inghilterra”), per il forte legame con l’eredità inglese. Nacque come omaggio a Billy Wells, detto “il Bombardiere”, campione inglese dei pesi massimi dal 1911 al 1919. Benché moderata, la carbonazione genera una schiuma beige non ricca comunque di grana molto minuta, spessa, cremosa, di buona tenuta e con un’aderenza che lascia eleganti “merletti di Bruxelles” al vetro. All’apertura, l’aroma appare piuttosto tenue e sottile, quasi “stanco”; man mano però che la birra si riscalda, diventa intenso, robusto e, insieme, di gradevole finezza, con malto tostato, burro, mela, caramello, fruttta scura, melassa, fomentati da un lievito speziato attraversato da un delizioso amarognolo di luppolo agrumato. Nella sua tessitura semioleosa, il corpo medio sembra assottigliarsi verso il fondo del bicchiere, senz’altro colpa della “morente” effervescenza. Il gusto, morbido, pieno e alquanto fruttato, riproponendo la componente maltata, questa volta in compagnia delle note di frutta secca supportate cordialmente dal peraltro contenuto etanolo, non può non esaltarsi a meraviglia nello snodarsi armonioso su pulita base asciutta. Al lungo finale, impresso da una secchezza di biscotto in combutta con un fresco acidume da tostature, fa il contrappunto un breve retrolfatto piacevolmente amaro.

 

Wells Fargo, english strong ale di un vivido color castano (g.a. 5%). Più forte e più secca della Bombardier Amber Beer, fu lanciata nel 1994. La carbonazione è molto delicata; la schiuma ocra, ampia, minuta, spessa, cremosa, si dissolve abbastanza rapidamente lasciando un leggerissimo pizzo al vetro. Un luppolo fruttato e legnoso caratterizza l’aroma, che spira pulito, intenso, penetrante, e lasciando uno spazio appena sufficiente per la sopravvivenza a sentori di malto, caramello, vaniglia, pane, biscotto. Il corpo medio ha una consistenza tra acquosa e oleosa. Nel gusto, un succoso fruttato, su solida base dolceamara, tiene molto bene a bada un luppolo terroso che si tira dietro qualche punta di malto tostato. Verso il finale spunta la secchezza, smorzando la piacevole effervescenza. Nella discreta persistenza del retrolfatto un luppolo fresco anima sensazioni di miele blandamente amare.
Wells Waggledance, honey beer di un brillante colore biondo miele (g.a. 5%, 4% in botte); con utilizzo di miele sudamericano. Il nome, che vuol dire “danza ancheggiante”, indica il movimento che un’ape esegue per avvisare l’alveare di una fonte di nettare. È la riproduzione di un’antica bevanda della tradizione celtica. Creata nel 1995 da Vaux Breweries di Sunderland, per quattro-cinque anni venne fabbricata dalla Wards Brewing Company di Sheffield, acquistata nel 1972 da Vaux. Con la chiusura infine, nel 2000, di Vaux, il marchio, nel 2008, passò alla Wells & Young’s. La carbonazione è piuttosto bassa; la schiuma, di un bianco sporco, ugualmente contenuta, spessa, non però di lunga durata, anche se lascia un sottile drappeggio. In combinazione con malto, caramello, toni di liquirizia e insistenti sentori floreali, il miele rende attraente la finezza olfattiva. Il corpo medio tende decisamente al leggero, in una consistenza sciropposa abbastanza liscia, quasi morbida. Benché mielato, il gusto reca evidenti note amare, nella sua rotondità soffice e delicata. L’asciuttezza del finale si protrae sin nel retrolfatto, che richiama un piacevole amarognolo con le proprie persistenti sensazioni di miele.
Young’s Double Chocolate Stout, chocolate stout di colore nero ebano impenetrabile (g.a. 5,2%). Fu la prima stout, lanciata nel 1997, prodotta con aggiunta di cioccolato amaro ed essenza di cioccolato al malto chocolate. La carbonazione è moderata; la schiuma cappuccino, ampia, fine, spessa, cremosa, durevole e aderente. L’olfatto si apre pulito e penetrante, subito esaltando, nella propria complessità, un profumo di caffè d’orzo che attenua e impreziosisce, insieme, il sentore di cioccolato. Il corpo, da leggero a medio, ha una scorrevole consistenza acquosa. Pur nella sua pienezza, il gusto impatta con garbo, evolvendosi, dal vago speziato iniziale, verso la cremosità del cioccolato fondente. Il finale, secco e ripulente, introduce un lungo, ftagrante, retrolfatto di nocciolato dalle appaganti sensazioni dolceamare.
Young’s Oatmeal Stout, oatmeal stout di colore marrone scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 5,2%). Lanciata verso la fine degli anni ’80 del secolo XX, fu diffusa in Gran Bretagna a partire dal 1993. La carbonazione si mantiene nella media; la schiuma cachi sbocca abbondante, soffice, cremosa, di notevole durata e aderenza. L’olfatto si apre con la dolcezza pastosa dell’avena subito in evidenza, cui tengono dietro sentori quasi gregari di malto tostato, frutta scura, cioccolato, fumo, lattosio, caffè, alquanto disturbati da indizi di fieno, luppolo erbaceo, lievito speziato. Il corpo medio ha una consistenza cremosa leggermente spessa. Pieno, brioso, vellutato, il gusto si barcamena abilmente tra il dolce e l’amaro, su fondo compiutamente asciutto e pulito. Il finale agrodolce, nella sua morbidezza relativa, sa ben apportare un delicato acidulo peraltro molto rinfrescante. La persistenza retrolfattiva si mostra discreta nell’erogare piacevoli suggestioni di malto tostato.

 

Young’s Ram Rod, extra special bitter/ESB di colore marrone dorato chiaro (g.a.5%); introdotta nel 1995. Il nome è quello del montone del Dorset Horn che, a Wandsworth, viveva nelle scuderie del birrificio e costituiva il marchio dell’azienda. La carbonazione è abbastanza moderata; la schiuma beige, modesta, sottile, compatta, cremosa, durevole e di suficiente aderenza. Il piacevole profumo di malto caramellato, con un pizzico di uva passa, viene un po’ inficiato dalla lieve terrosità del luppolo inglese e da qualche accenno metallico. Il corpo medio tende al leggero, in una tessitura schiettamente acquosa. Nel gusto, pur bilanciato dalla robusta base maltata, il luppolo sa ben esprimere la propria consistenza, raffinatamente amara. Il finale sopraggiunge asciutto però morbido, ispirato dal Fuggle e dal Golding. Una singolare carica di asprezza caratterizza energicamente le impressioni retrolfattive al punto da renderle alquanto astringenti.
Young’s Special London Ale, strong ale di un luminoso colore dorato intenso (g.a. 6,4%). Subisce il condizionamento in bottiglia con mosto e lievito fresco; la versione in botte invece è disponibile solo occasionalmente. Conosciuta in Gran Bretagna come Strong Export Ale, è particolarmente apprezzata dai giovani e negli Stati Uniti. Con una moderata effervescenza, la schiuma, di un bianco sporco, si leva non così generosa, comunque minuta, soffice, cremosa, sufficientemente stabile e aderente. L’aroma si libera acuto e fresco, di luppolo inglese, cui fanno da corollario malto, caramello, succo di mela, fiori di sambuco, esteri fruttati, gomma da masticare, miele, vaniglia. Il corpo medio mostra una certa tendenza al leggero, in una scorrevolissima consistenza acquosa. Un gusto, fruttato e dolce nella sua squisita rotondità, si snoda tra pronunziate note asciutte e lievemente amare di luppolo, con qualche vago ricordo di biscotto allo zenzero. Abbastanza lungo in un amarore aspro e pungente, il finale si perde languidamente nell’evanescenza di un “sonnolento” retrolfatto.
Stagionale
Young’s Winter Warmer, extra special bitter/ESB di un bel colore rubino intenso con striature di tonalità rossastre (g.a. 5%); in bottiglia, filtrata e pastorizzata, si presenta senza la foschia della versione in botte. È un’offerta invernale, prodotta tra ottobre e marzo. La denominazione risale ai primi anni ’70 del secolo XX: in precedenza aveva avuto diversi nomi, tra cui Old Ale. Benché sia un marchio registrato, negli Stati Uniti continua a essere abbondantemente copiata. La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma, di un beige chiaro, ampia, fine, spessa, cremosa, di pregevole stabilità e aderenza. L’aroma, pieno e gradevole, di malto tostato, ricorda vagamente il pane cotto e, insieme, reca sentori di caramello, nocciole, frutta candita, lievito madre, e un blando tocco di cannella. Il corpo, da leggero a medio, ha una tessitura iniziale acquosa che diventa poi alquanto cremosa. Il sapore dolce, ancora di malto tostato, sostenuto da frutta matura, si snoda lungo una corsa breve ma in assoluta secchezza, e con un tardivo pizzico di acidità. Nel finale, un delicato luppolo speziato apporta equilibrio, ma anche un po’ di asprezza. E le lunghe sensazioni retrolfattive si rivelano di un vinoso agrodolce.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.