Numero 25/2022

25 Giugno 2022

Wild Goose Brewery: secondo microbirrificio del Maryland dalla fine del proibizionismo!

Wild Goose Brewery: secondo microbirrificio del Maryland dalla fine del proibizionismo!

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Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Cambridge, Maryland/ USA
Il secondo microbirrificio del Maryland dalla fine del proibizionismo, sorse nel 1989 a Cambridge, in una sezione del vecchio impianto d’imballaggio Phillips, una struttura abbandonata per la produzione di ostriche. Il nome, quello delle oche selvatiche che a ottobre arrivano nel giardino della fabbrica. I fondatori: due avvocati della zona di Washington, Ted Garrish e John Byington, la donna d’affari Nancy Davis e la giornalista Rich Klein. Il mastro birraio, Alan Pugsley.
Originariamente però era un brewpub, in quanto vigevano ancora le leggi dell’era proibizionista che limitavano la produzione e la vendita di alcolici negli stessi locali. E la prima produzione fu la Wild Goose Amber, basata sulla tradizionale bitter inglese.
Con Jim Lutz a presidente della compagnia dal 1991, la Wild Goose s’ingrandì enormemente, apportò un notevole miglioramento alla gamma regolare e stagionale e divenne il più prestigioso microbirrificio dell’East Coast.
Ma ecco che, nel 1997, il marchio Wild Goose fu acquistato dalla Frederick Brewing Company che, l’anno successivo, iniziò la sua produzione a Frederick appunto.

Finita in amministrazione controllata, nel 2006 la Frederick Brewing Company fu rilevata dalla Flying Dog Brewery, sempre di Frederick.
A dicembre del 2010 la Logan Shaw Brewing Company di Washinton acquistò da Flying Dog Brewery il marchio Wild Goose con l’intenzione di abbinarlo alle proprie birre artigianali, senza però mai produrne un lotto.
Alla fine del 2015 il marchio Wild Goose fu venduto alla National Brewing Company di Baltimora, che già alla fine degli anni ’70 aveva smesso la produzione. Pertanto le due birre superstiti del marchio Wild Goose vengono oggi prodotte a Baltimora dalla Oliver Brewing Co.

Wild Goose IPA, india pale ale di colore arancione con sfumature ambrate e dall’aspetto nebuloso (g.a. 6%). Oltre al malto caramello e a un luppolo resinoso, la ricetta prevede aggiunta di frutta matura. Con una media effervescenza, la schiuma, di un bianco piuttosto sporco, sbocca rocciosa, sottile, cremosa, di buona tenuta e allacciatura. Pane, agrumi, caramello e malto tostato dolce, seguiti a ruota da un mix di luppolo floreale/erbaceo/terroso, peraltro supportato, dal sottofondo di fieno, resina e abete rosso, allestiscono un bouquet olfattivo ricco e attraente. Il corpo medio si presenta in una tessitura cremosa tendente all’oleosa. Il gusto, pulito, soffice e vigoroso, dopo un inizio abboccato, assume gradatamente mature, decise, note di luppolo agrumato, vegetali ed erbacee, sfociando in una secchezza di estrema pulizia. La discreta persistenza retrolfattiva propone sottili impressioni fruttate.

Stagionale
Wild Goose Snow Goose Winter Ale, english strong ale di colore marrone con riflessi ambrati e dall’aspetto intorbidato dai sedimenti di lievito (g.a. 5,9%). È un prodotto invernale (snow “neve”), ispirato alle vecchie ale inglesi. La carbonazione è moderata; la schiuma beige, non così generosa, abbastanza sottile, cremosa, di buona ritenzione e allacciatura. L’aroma si apre con uno strano accenno di menta, subito fagocitato da sentori di malto tostato, grano, melassa, fumo, caramello, miele, burro, zucchero di canna; intanto che dal sottofondo si levano spunti di aceto, pino, legno carbonizzato, chiodi di garofano, luppolo agrumato. Il corpo, da leggero a medio, ha una cosistenza abbastanza acquosa. All’inizio il sapore è lievemente dolce, quasi che malto e zucchero di canna, dal naso, si fossero trasferiti in bocca; poi cominciano a prendere quota note amare, di caramello bruciato e luppolo terroso, accompagnate da un tocco di noce moscata e dal discreto calore etilico. Il finale luppolizzato arriva piacevolmente secco, pulito, quasi croccante. Le lunghe sensazioni retrolfattive hanno un tocco dolceamaro, una sorta di combinazione di resina e malto tostato.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.