Numero 05/2019
31 Gennaio 2019
Aviam, una interessante beerfirm Made in Sicily
Oggi vi riporto in Sicilia, dopo il Birrificio Ingargiola e Birra56, è la volta della giovane beerfirm Aviam. Ho avuto modo di chiaccherare con Aldo Battaglia, Claudio Coniglio e Francesco Gelsomino; quest’ultimo ci andrà a raccontare la storia di questo giovane progetto.
Francesco, parlaci un pò di te, da dove nasce questa passione per la birra, come e quando hai iniziato, che stili prediligi… infine come e quando nasce il progetto Aviam?
La mia passione nasce tanto tempo fa: credo di aver avuto un 15/16 anni, l’eta delle prime bevute inconsapevoli da adolescenti dove ci interessava solo bere senza troppi scrupoli qualsiasi cosa.
Sono stato fortunato ad avere uno zio che ha un locale in Belgio e ogni anno era tappa fissa. Mi piaceva quella differenza culturale che vedevo molto distante da quella del mio piccolo paesino; mi ricordo un aneddoto in cui il padre di un mio amico belga (16enne a quei tempi) stava facendo ubriacare il figlio: un’iniziazione dicevano, mio padre mi avrebbe ucciso. In Belgio mi si è aperta una visione sulla birra completamente diversa, conoscendo si e no Moretti e Heineken quando sono arrivato lì: la diversità di birre era spaventosa, non credevo potessero esistere così tanti stili, e la passione e la curiosità ha preso il sopravvento.
Tornato in Italia mi sono chiesto se si potesse fare la birra a casa come faceva mio nonno con il vino, e ho iniziato le ricerche online; così ho iniziato, anche con l’aiuto di qualche libro, a farmi un’idea sia delle attrezzature che dei procedimenti essenziali. Mi ricordo i primi tentativi: letteralmente disastrosi. Come si può immaginare, i miei stili preferiti non possono che essere gli stili del Belgio: per me sono affascinanti e mi piace studiarne la storia e le origini, soprattutto con un occhio di riguardo per le fermentazioni spontanee.
Il progetto Aviam nasce dopo tanti anni come homebrewer, con l’aiuto dei miei soci Aldo e Claudio, che mi hanno dato sempre una mano e con cui ci siamo messi in testa di iniziare questa avventura. Abbiamo deciso di chiamarci Aviam (nonna in latino) per omaggiare il posto dove tutto è iniziato, la casa della nonna. Proprio la casa di mia nonna, che abbiamo ormai occupato, è diventata il luogo sacro dei “ragazzi della nonna”, una vera e propria comunità che potete seguire sui social con gli hastag #nanonna #staiconlanonna.
Al momento ho avuto modo di assaggiare la Vostra Saison , che ritengo molto interessante. Ho visto che siete usciti con una Triple; ci racconti in breve queste vostre creazioni? Altro in programma?
La saison per me è uno degli stili più affascinanti al mondo, è uno stile che amo, di cui ho studiato tanto la storia e le origini; ho così pensato alla mia saison come un qualcosa che ci riportasse un po’ indietro nel tempo: rustica, complessa e con una bevibilità molto alta. Ho provato una miriade di lieviti e combinazioni per trovare un buon risultato. Devo ringraziare anche il mio grande amico Nicola Coppe che ci ha selezionato anche un ceppo e che mi ha dato lo spunto per utilizzare quello che usiamo per la Fata Morgana. L’etichetta e il nome diciamo che rappresentano un po’ la mia adolescenza da chitarrista, ispirandosi a una canzone ed a un gruppo che ho amato tanto. Abbiamo deciso di far realizzare le nostre etichette a degli artisti locali e possibilmente per ogni etichetta trovare un artista diverso che ci disegna le nostre idee.
Con la tripel siamo usciti da poco, l’abbiamo chiamata Granm’House (casa della nonna) ed è dedicata come si può vedere dall’etichetta ai componenti della casa. Ho deciso di fare una tripel molto beverina dove i suoi 8,5° passano inosservati, ma che allo stesso tempo tiri fuori un po’ di carattere; in questa versione ho utilizzato il classico trappist, ma stiamo lavorando su qualche nostra selezione e anche su altri ceppi interessanti.
Siete attivi da pochi mesi, soddisfatti? Riguardo al futuro cosa ci dobbiamo aspettare ?
Soddisfatti si, ma non è la beerfirm il nostro obiettivo. La nostra è un anima sour e stiamo lavorando per questo. Il nostro traguardo è un birrificio completamente orientato sul lato sour, ma con un’anima innovativa senza trascurare l’aspetto base che è il tempo, cercando di sfruttare tutte le potenzialità che il nostro territorio ci da.
Cosa ne pensi del movimento birrario italiano e della crescita del Sud Italia? Quale futuro vedi per le craft in Sicilia?
Ho avuto la fortuna girando vari luoghi di conoscere tante belle persone in Italia che vogliono portare in alto il movimento, purtroppo in qualsiasi ambito c’è il bello e il brutto, ma tutto sommato il mondo birrario italiano mi piace. In Sicilia e al sud in generale si deve crescere ancora tanto, secondo me, bisogna cambiare un po’ la mentalità di tutti, dai produttori agli esperti del settore e far sì di non farsi la guerra, ma anzi di collaborare per crescere. Inoltre, bisogna cercare soprattutto di fare cultura birraia, che qui da noi è ancora limitata e confusa, cercando di non fare scappare le persone sentendosi i “fighi della birra”, ma spiegano le differenze dalle industriali in modo semplice e non arrogante.
Ultime due domande, più personali, ma che piacciono tanto ai nostri lettori. Un luogo e una birra che ti hanno colpito maggiormente .
Che domande difficili mi fai. Bruxell, ma il Belgio in generale, sicuramente è uno dei tanti posti che mi sono rimasti nel cuore e mi ha insegnato tanto. Un altro posto che ho nel cuore dove ormai vado ogni anno è l’ArrogantSour Festival, un posto magico dove si beve bene, ci si diverte e si riincontrano molti amici.
Di birre che mi hanno colpito ce ne sono tante. Lasciando stare i classici come la MariageParfait, che adoro, mi vengono in mente alcune italiane che mi hanno anche ispirato nel mio cammino, per esempio la Mummia di Montegioco del grande Riccardo, e là Nebiulina di Loverbeer del grande e coraggioso Valter, birre fantastiche di altissimo livello.
Volevo ringraziare tanti miei Amici, con cui spesso saltano fuori discorsi costruttivi e di crescita in ambito birraio e credono e sono entusiasti in quello che faccio, a partire dal mio grande amico Peppo a Gianni Tissi a Nicola e a molti altri che magari dimentico. Ma in particolare volevo ringraziare una persona, il mitico Paolo Erne, che oltre ad essere un maestro è un grande amico, ha dato e dà l’anima per la birra artigianale e per il mondo sour.