Numero 47/2021

25 Novembre 2021

BAAM Birrificio Agricolo Alto Montefeltro: birra, natura e territorio

BAAM Birrificio Agricolo Alto Montefeltro: birra, natura e territorio

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A pochi chilometri da casa mia, nel cuore dell’Alto Montefeltro più precisamente a Monte Cerignone (località Poggio Rosso) in provincia di Pesaro/Urbino, i due fratelli, Michele e Luca, insieme ad altri 3 soci hanno deciso di creare una realtà completamente nuova per questo territorio. Nel 2018 hanno aperto un agriturismo con annessi birrificio, ristorante/pizzeria e azienda agricola.

 

Facciamo due chiacchiere con Luca, il mastro birraio.

 

Ciao Luca e grazie per avermi accolto nel vostro mondo. Raccontami come è nata l’idea di aprire un birrificio, è sempre stato un sogno nel cassetto (…“da grande farò il mastro birraio”…) oppure la passione è arrivata nel tempo?

In verità da piccolo chiedevo a mio nonno gli attrezzi da muratore e infatti poi ho studiato da geometra. La passione vera  e propria è arrivata da grande…(ci interrompe il fratello maggiore Michele, gestore del ristorante, che svela la “cruda verità”: quando Luca ha iniziato a bere birra ha capito che per risparmiare gli conveniva produrla da sé!!!)…Quello che io e mio fratello volevamo fare nella vita era creare qualcosa nel nostro paese, nel nostro territorio, nella natura, questa è sempre stata l’idea fin da quando eravamo bambini e ce la siamo portata dietro. Il primissimo pensiero, quindi, è stato quello di aprire un agriturismo. Un progetto nato e cresciuto con noi e la passione per la birra è cresciuta insieme a questo progetto. E’ iniziato tutto con le prime cotte nel garage, poi grazie a degli amici che avevano un impiantino sono andato a fare delle prove da loro, fino a che non abbiamo testato una ricetta nostra che più o meno è quella della Lager che produciamo ancora oggi.

 

Da quello che mi racconti si capisce che c’è un legame molto forte con questo territorio.

Non è facile vivere in queste zone di campagna, le comodità sono poche, per fare la spesa bisogna fare chilometri ma per me è un valore aggiunto perché vivo in un territorio che mi fa stare bene e che mi fa lavorare bene.

Abbiamo scelto di produrre birra proprio per far conoscere i nostri luoghi a più gente possibile. Il mondo della birra è un mondo aperto che ti permette di crescere e di inventarti una ricetta nuova, trovare ingredienti sempre diversi. E’ da un po’ di tempo, infatti, che mi sto scervellando di trovare un prodotto della zona da aggiungere ad una birra, un fiore, un frutto nostrano che ancora non è stato usato da nessuno, perché così può nascere una birra 100% locale, 100% radicata nel territorio.

 

Ecco perché il vostro è un birrificio agricolo, cosa significa per te?

Significa tutto, l’acqua che usiamo per fare la birra sgorga da una sorgente naturale poco distante, l’orzo e le materie prime dei nostri piatti provengono dalla nostra azienda agricola, il bestiame è allevato allo stato semibrado nei nostri pascoli. E per essere ancor più attaccati al nostro territorio, abbiamo in progetto di coltivare qui il luppolo per le nostre birre.

 

Spostiamoci dalla natura alla tecnologia, descrivimi il birrificio attraverso alcuni dati tecnici che sono sempre interessanti.

Il nostro è un impianto semi-automatico di ultima generazione che può produrre birre sia a bassa che ad alta fermentazione. La sala di cottura ha una capacità di 10 Hl e contiene 8 fermentatori da 20 Hl cadauno. Infine, siamo dotati di una linea di imbottigliamento isobarica che svolge in automatico anche l’etichettatura delle bottiglie.

 

A proposito di bottiglie, che tipi di birre avete in produzione?

Ad oggi abbiamo 4 tipologie di birra in bottiglia (33cl e 75cl) e in fusti, non filtrate e non pastorizzate:

– Carpigna

Lager bionda brillante con aggiunta di luppolo in dry-hopping, erbacea e molto fresca (alc. 5%).

– Vetriola

India Pale Ale (IPA) prodotta con luppoli americani (Citra, Centennial e Simcoe) che conferiscono note agrumate e tropicali, piacevolmente persistenti nel finale (alc. 5,5%).

– Dente di Cane

Birra bianca di frumento in stile Blanche prodotta con coriandolo, buccia d’arancia e luppoli americani (Citra e Mosaic) in dry-hopping. Si ritrovano sentori di lime, melone, pompelmo, passion fruit e note speziate per una bevuta fresca e dissetante (alc. 4,8%).

– Scacciadiavoli

Dubbel dal colore ambrato con malti speciali, miele, spezie e zucchero candito scuro. Questo mix di ingredienti fa emergere piacevoli note di tostato, caramello, frutta secca e pepe rosa.

 

Un aspetto che mi affascina molto è capire la scelta del nome di una birra perché nasconde sempre qualcosa di speciale, anche nel vostro caso è così?

Sì certo, infatti per rimanere sempre legati al territorio abbiamo voluto chiamare le nostre birre con nomi di piante, fiori ed erbe spontanee che crescono nelle nostre campagne e che i nostri nonni raccoglievano per preparare frittate o per farcire i cascioni (N.d.A. una specie di piadina ripiena a forma di mezzaluna).

Chiaramente cerchiamo sempre di dare un nome che rispecchia anche un po’ la birra, per esempio, la Carpigna prende il nome dalla pianta chiamata in dialetto “Scarpigno” (in italiano: Crespigno) tendenzialmente dolce ma con una punta amarognola.

La Vetriola è una IPA forte e decisa proprio come l’Erba Vetriola o Parietaria che cresce tenace tra le fughe dei muri e tra i sassi.

Tutto, quindi, nasce dalla terra e si va a chiudere dentro la bottiglia, il nome così diventa un collegamento tra campagna e birra.

 

Tutte queste birre avranno solleticato molti palati ma secondo te c’è uno stile preferito dalle donne e dagli uomini?

Ad oggi è complicato avere un dato preciso ma ti posso svelare una curiosità che mi ha piacevolmente sorpreso. Pensavo che le ragazze apprezzassero più la Blanche (Dente di Cane) perché profumata, leggera e beverina e invece ho scoperto che amano la Dubbel (Scacciadiavoli) più speziata ed avvolgente.

 

E per finire le “DOMANDE DELL’EDITTO”.

3 domande a bruciapelo ispirate all’Editto bavarese di Purezza del 1516 che specificava gli ingredienti per produrre birra (acqua, malto d’orzo e luppolo).

  • Partiamo con una domanda facile, facile, liscia come l’Acqua: qual è il tuo stile di birra preferito sia da bere che da produrre?

Le birre che preferisco bere sono le IPA perché adesso si fa un grande lavoro con i luppoli. Dal punto di vista della produzione, invece, mi ha divertito molto realizzare la nostra Dubbel, la Scacciadiavoli, studiare le spezie e trovare il loro bilanciamento; per questo mi piace sempre berla perché mi ricordo il divertimento di quando l’ho creata.

  • La seconda domanda invece è un po’ più difficile, tosta, proprio come deve essere il Malto, tostato: qual è lo stile che ami di meno?

Trovare uno stile che non mi piace è complicato però in questi ultimi anni chi esagera con la frutta rischia di snaturare la birra stessa. Mi è capitato di berne una con il frutto della passione che in realtà sembrava un succo di frutta, si perdeva il senso della birra.

  • Ultima domanda legata al Luppolo che di base si aggiunge durante la bollitura del mosto. Restando in tema ti chiedo: cosa bolle in pentola? Quale sarà la novità 2022?

Mi sono fissato da un po’ sulle Juicy IPA. Mi immagino l’estate, di sera, una festa qui nel nostro giardino con la birra spinata bella fresca da gustare alla fine di una calda giornata di luglio. Ormai ho nella testa questa immagine e mi chiedo: cosa berrei in quel momento? Una Juicy IPA. Ecco il nostro prossimo progetto!

 

…e noi saremo pronti a gustarla insieme…un motivo in più per aspettare con trepidazione l’estate!!!

 

 

Se vi è venuta voglia di una birra BAAM potete acquistarla direttamente sul sito www.baam.beer

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!