Numero 44/2019
28 Ottobre 2019
Chiara Baù: tra le prime donne birraie in Italia
Le donne birraie in Italia sono ormai qualche decina; ma solo fino a pochi anni fa si contavano sulle dita di una mano. Tra le pioniere c’è Chiara Baù del microbirrificio Jeb di Trivero (Biella); che nel 2008 ha dato una svolta alla sua vita scegliendo questo ameno luogo, a mille metri di quota sulle montagne piemontesi, per fare dell’acqua che vi sgorga il punto di forza della sua birra. Ci siamo fatti raccontare direttamente da lei questa storia.
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Chiara, hai iniziato da homebrewer: come è nata questa passione? Sicuramente, peraltro, nemmeno le homebrewer erano molte all’epoca…
La mia passione è nata da un gruppo di amici, con cui ho iniziato a girare locali ed eventi in tema birra artigianale, scoprendo che la si poteva fare anche in casa con i kit. Così ne abbiamo presi alcuni, e abbiamo iniziato a fare la birra nella mia taverna. Quando poi ho avuto necessità di cambiare lavoro a causa di una forte allergia agli acari – lavoravo nel settore tessile e con grandi soddisfazioni, perché andavo anche all’estero ad insegnare ad utilizzare apparecchi da orditura nonostante la mia giovane età –, ho dovuto a malincuore reinventarmi; e così, confidandomi con un’amica giornalista in merito alle mie preoccupazioni – avevo due figli e una casa appena acquistata, per cui mi trovavo con diversi impegni e responsabilità da onorare – lei mi ha detto: sai fare la birra molto bene, perché non provi questa strada? Di lì a poco si è presentata anche l’occasione di uno stabile dismesso da anni che volevano affittare, vicino ad una sorgente a mille metri di quota, dove in passato erano state confezionate anche acqua e bibite. Così è nato il primo microbirrificio del biellese.
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Sei stata tra le prime donne in Italia ad aprire un birrificio: ti sei mai “posta il problema”, passaci l’espressione, o sei andata per la tua strada indipendentemente da questo? E l’essere donna ha poi effettivamente avuto un peso?
No, non mi sono posta il problema; e del resto nei confronti dei miei collaboratori in azienda la “questione di genere” non ha mai davvero avuto un peso. Non nego però che, viceversa, all’inizio è stata un po’ dura quando si è trattato di confrontarsi con alcuni colleghi birrai: a volte era dura far capire loro che una donna poteva fare birra, e farla anche bene. Ma ho proseguito con carattere e determinazione, tirando fuori anche un po’ di sana cattiveria quando serviva, e alla fine il tempo mi ha dato ragione perché il Jeb è ormai un birrificio consolidato.
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Avete infatti festeggiato l’anno scorso i dieci anni: che cosa è cambiato da allora e che cos’è il Jeb oggi?
Direi che è cambiato tutto! Lo staff è più numeroso, anche il locale iniziato con 20 posti a sedere ora ha anche il dehors con area self service con 60 posti, e arriviamo anche al doppio quando facciamo feste ed eventi. Poi sei anni fa c’è stato il subentro del mio nuovo socio, con nuove idee che invece non venivano comprese dalla vecchia società, arenata nei vecchi schemi. Ma senza innovazione, consulenza e formazione tutto questo non sarebbe potuto accadere, e quindi un ringraziamento va anche a lui. Oggi il Jeb produce circa 4000 litri di birra al mese, e ha un progetto di ampliamento per arrivare a dieci volte la produzione attuale.