Numero 31/2019

30 Luglio 2019

Una Darsena Bizantina

Una Darsena Bizantina

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Wassily Kandinsky asseriva che i mosaici di Ravenna fossero i più belli e formidabili che avesse mai visto.

Oggi voglio proporvi un mosaico fatto con alcune tessere della storia di Ravenna e con altri del suo presente.

Ravenna è stata Capitale per ben tre volte.

Fece parte dell’Impero Romano d’Occidente, dell’Impero d’Oriente, governata dalle famiglie dei Traversari e dei Da Polenta.

A Ravenna vi sono monumenti patrimonio dell’UNESCO quali il mausoleo di Galla Placidia e quello di Teodorico… insomma ce n’è di “roba” da vedere e invito tutti a farlo.

Ha sede anche l’Associazione Culturale Indastria e lo spazio Bonobolabo grazie alle quali “l’arte si fa in strada” perchè a Ravenna si è deciso di dedicare spazio alla Street Art e trasformare alcune aree urbane in veri e propri musei gratuiti.

 

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La darsena della città con le antiche zone portuali stanno subendo una rivoluzione urbanistica e sono come una grande tela bianca dove artisti italiani, stranieri di grande fama e allo stesso tempo giovani street artist del territorio possono esprimere la propria creatività.

Voglio segnalarvi infine che Ravenna ha dato i natali a Francesco Baldini, uno dei proprietari del Darsenale, punto di riferimento della Birra Artigianale in città, e di Birra Bizantina.

Con lui voglio abbattere il muro di scetticismo ed ignoranza nei confronti della Street Art e della cultura brassicola per ricostruire con lui sulle sue macerie un mondo fatto di colori e Birra Artigianale.

 

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Allora Francesco, da dove partiamo? Dalle tue prime esperienze nel mondo della birra artigianale e dalla nascita di Birra Bizantina magari…
Ho mosso i primi passi nel mondo della birra artigianale nel 2010, quindi in tempi piuttosto recenti. Il tutto è nato grazie a un corso di avvicinamento e degustazione alle birre promosso da Slow Food. La vera “scimmia” però  è esplosa nel momento in cui abbiamo eseguito la cotta pubblica prevista dal corso. E’ stato amore a primo naso!
Il gusto di ogni malto usato in ricetta, i profumi durante la macinazione e nelle fasi di mash, i luppoli…mi sono detto: questo sarà il mio nuovo hobby!
Ai tempi avevo trasmesso la mia “fotta” anche a due ex-colleghi di lavoro e cominciammo a informarci per fare birra in casa. A Ravenna e dintorni non c’erano beershop o negozi per homebrewer. Alcune ferramenta vendevano giusto qualche kit, per cui andammo a fare spese a Bologna, alla Tana del Luppolo. Da qui ho imparato tutti gli step brassicoli: fare pratica con le fasi di produzione e la pulizia; estratti non luppolati, per cominciare a giocare con i luppoli; E+G per studiare i malti speciali e infine All Grain con un impianto Grainfather all-in-one.
Nel frattempo a Ravenna Fabio Mambelli, un personaggio allora a me sconosciuto, dopo alcuni anni di esperimenti in garage diede vita a fine 2013 al primo beerfirm della città ovvero Birra Bizantina. Poco dopo venne aperto anche il beershop dove, oltre ad etichette italiane e straniere, erano disponibili le loro prime due birre: Alba (Blanche) e Aurea (Golden Ale), entrambe prodotte inizialmente dal Birrificio Valsenio.
Scoprii per caso questo posto, un po’ nascosto all’interno di una corte condominiale.
circondato da uffici, in una Darsena deserta che in quegli anni non offriva nulla.
Era un posto piccolissimo, appena 15 posti a sedere all’interno.
Per due anni Fabio portò avanti il locale insieme ad altri ragazzi che però lasciarono la società per prendere altre strade e fu in quel momento, nel 2015, che arrivammo io e i miei due fratelli a rivoluzionare tutto.

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Prima di aprire mesi fa il locale in darsena hai fatto, citando una canzone, “una vita da mediano a recuperar palloni” come beer firm e in un beershop, “a giocare generosi”, “anni di fatica e botte” esperienze utili per provare a “vincere casomai i mondiali” proprio a Ravenna nella tua città.

Mi parli dei gol che hai segnato, ma anche di quelli che hai subito e cosa hai imparato?

Chi mi conosce sa che sono un tipo abbastanza schivo, ma se dovessi elencare i gol segnati direi in primis l’aver rivisto, corretto, ampliato e divulgato le nostre birre. Fabio partì con due ricette, oggi ne abbiamo 8 e non ci fermeremo qui. Sono piuttosto critico,  c’è qualcosa ancora da smussare in ognuna di loro ma le basi ci sono. Cerco sempre di capire dai nostri clienti, anche quelli alle prime armi, se quello che stanno bevendo viene apprezzato sul serio, scoprire i loro gusti e aver modo di stimolare la loro curiosità nel consigliare altri stili.
Un altro gol segnato, non per merito mio ma di tutti i soci, è l’aver ridato linfa vitale al quartiere Darsena e alla città, prima migliorando il beershop e poi con il brewpub aperto recentemente. E’ un sogno che si realizza e motivo di orgoglio per tutti noi.
Gol subiti? Le birre fatte in casa finite nel cesso. Carbonazione eccessiva, principi di infezione, temperature di fermentazione sballate e rilascio di esteri clandestini, sono tutti errori che si sono tramutati in esperienza. L’avere sperimentato stili con tecniche e attrezzature diverse, a volte al limite della querela, mi ha permesso di capire e di fare tesoro dei miei sbagli.

 

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Ravenna è una città importante dove però bere birra artigianale fino a poco tempo fa era così difficile che molti erano costretti ad andare a Forlì o a Cesena per farlo.

Puoi spiegarci come mai?

Bella domanda. Io stesso per poter bere qualcosa di artigianale ero costretto a farmi dei chilometri e raggiungere Forlì, Cesena, Bologna o andare in qualche festival. Probabilmente non c’è stata la voglia di mettersi in gioco e scommettere su un prodotto che fino a 5 anni fa per la nostra città, fortemente votata al vino e un po’ “spaventata” dalle novità, era sconosciuto.

 

 

Fare Cultura birraria in un locale quanto è difficile e quanto importante?

La birra artigianale è un prodotto che richiede attenzioni particolari (temperature di stoccaggio, servizio, per citarne alcuni) e conoscenza di quello che si vende. Non sono birre come siamo stati abituati a bere fin’ora, super-ghiacciate, bevute direttamente dalla bottiglia e facilmente reperibili.
Questo è uno dei lati difficili del nostro mestiere, cercare di infrangere quella barriera di consuetudine e timore nei clienti. Alla classica richiesta “una birra chiara” dobbiamo capire quali gusti potrebbero piacere al cliente e magari stuzzicarlo nel fargli provare sapori nuovi, spiegargli quello che berrà ma senza annoiarlo con mille paroloni.
Ci sono capitati clienti che volevano “una birra con l’aggiunta di Sprite tipo Radler”, altri con cubetti di ghiaccio nel bicchiere, l’Amber Ale con aggiunta di Jack Daniels, alcuni che pretendevano una nostra birra in bottiglia da 33cl perché da 40cl alla spina era troppo… richieste da brividi.
La gente ci chiede perché laviamo nuovamente (con lo Spulboy) ogni bicchiere prima della mescita, come mai serviamo le birre in bicchieri diversi fra loro, come funziona il servizio con pompa inglese e cosa sono gli stili.

C’è molta ignoranza e tanto lavoro da fare.
Nel locale dedichiamo anche una via a una birra ospite, italiana o estera, diversa dalle nostre produzioni, per far conoscere i prodotti di altri birrifici.
Non riusciremo certo a cambiare la mentalità di tutta Ravenna e dintorni, ma ci teniamo a far sapere che per noi l’attenzione a come e cosa si beve è prioritaria.

 

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Il Darsenale è il primo Birrificio/BrewPub in Romagna, si può dire “dal fermentatore direttamente al bicchiere”. Ci illustri il progetto appena realizzato?

Avevamo già il beerfirm, birre già rodate in diverse fiere e sagre della Regione, il beershop con diversi clienti affezionati…dovevamo decidere se mantenere questa rotta oppure compiere il salto.
Volevamo creare un locale diverso, un nuovo spazio adatto a diverse fasce d’età e che unisse il clima conviviale del pub tradizionale con l’attenzione per la ristorazione.
Vediamo entrare persone a fine lavoro per un aperitivo con clienti o colleghi, la famiglia con figli per cena, ragazzi che si godono il garden esterno, gli eventi musicali dal vivo o fanno una partita a calcino.

Un locale che Ravenna si merita e che valorizzi una zona della città depressa a pochi minuti a piedi dal centro, affacciato sul canale Candiano per godersi anche il tramonto con  un po’ più di intimità e silenzio.

 

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La darsena di Ravenna è un’area ex industriale-portuale fino a poco tempo fa con caratteristiche di degrado e carenza di servizi.

Poi nel 2015 se non sbaglio è partito un progetto comunale per la riqualificazione urbana.

Ci racconti cos’è successo e se, oltre al locale appena aperto, avete progetti per contribuire a questa metamorfosi?

L’amministrazione comunale e i privati hanno deciso di investire e scommettere su quest’area che ha un elevato potenziale attrattivo e di grandi prospettive. Ad esempio durante la candidatura di Ravenna a Capitale della Cultura 2019, in Darsena c’era un calendario di eventi molto ricco.
Ogni anno ci sono festival che popolano la zona, sfruttando le aree esterne o interne dell’Almagià per eventi di musica, teatro, arte, ecc.
Noi del Darsenale possiamo dire di averla vista crescere negli anni con il beershop e aver contribuito al suo arricchimento con il nuovo locale.
Abbiamo anche installato una nuova isola verde dopo che quella originale era in stato di totale abbandono, con una pedana rialzata che si affaccia direttamente sul canale dove è possibile consumare da asporto. A mio avviso c’è ancora molto da fare lungo tutta la camminata della darsena, mancano dei bidoni per i rifiuti, maggiori zone d’ombra o ancora di verde.

 

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Dal grigio dei capannoni sono spuntati i colori delle opere che gli artisti della Street Art stanno regalando all’area.

Opere di denuncia e simbolo di rinnovamento.

Che sensazioni provi quando ne guardi una?

Mi piace molto come movimento artistico principalmente per due motivi: primo perché è capace di comunicare e trasmettere un messaggio in base al contesto dove si trova e secondo perché trovare opere di Street Art in una città te la fa conoscere sotto un’ottica diversa.
Finisci per immedesimarti un po’ nell’artista: perché questo pezzo avrà voluto farlo proprio qui? Che storia c’è dietro?
Solitamente quando sono in un’altra città, italiana o estera, preferisco girarmela a piedi per andare a caccia delle opere locali. L’anno scorso a Glasgow (città molto attiva per quanto riguarda la street art, con tanto di festival annuale con oltre 50 artisti nazionali e internazionali) ho scoperto un artista che non conoscevo SMUG, famoso per le sue opere fotorealistiche dalle dimensioni considerevoli e bellissime.

 

 

Un giorno mi hai mostrato alcune foto di opere realizzate a Ravenna.

Se dopo aver bevuto una birra al Darsenale le volessi vedere cosa mi consiglieresti di fare e dove andare?

A Ravenna sono presenti circa 100 opere, di diversi artisti fra cui Blub, NemO’s, Invaders, Aboutponny, Kobra…
Come prima tappa, direi al Magazzeno sempre in zona Darsena. E’ una art gallery che promuove arte contemporanea in tutte le sue forme e ogni anno organizza il festival Subsidenze dedicato alla Street Art. E’ il punto di partenza per un tour che si dirama tra le vie per arrivare al vicino quartiere Gulli con le recenti opere di Bastardilla ed Ericailcane, per poi proseguire verso il centro e andare a caccia delle opere di Invaders.
A tal proposito, siamo l’unica città in Italia che vanta il maggior numero di sue opere: 40


Quando vedo delle creazioni della Street Art mi viene subito in mente Stoke Croft, il quartiere dove sarebbe nato Banksy a Bristol.
Anche quella zona ha vissuto un periodo di disagio sociale ed è rinata grazie a questa corrente artistica.

Se tu potessi “rubare” un’opera di Banksy per un muro del tuo locale, quale sceglieresti?

Bella domanda. Non saprei quale scegliere perché sono tutti pezzi con un messaggio ben preciso a volte molto forte. Adoro le sue opere più semplici che comunicano messaggi potenti come ad esempio “what are you looking at?”, una scritta su un muro inquadrata da una telecamera.

 

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Un disegno che potrebbe rappresentare una birra Bizantina?

Ci sarebbe un artista russo poco conosciuto da noi che mi affascina molto per le opere e per come le crea, ProBoyNick. Usa come “tela” le fiancate delle auto o gli sportelli posteriori dei furgoni sporchi di fango per disegnare opere con tema la natura. Si sposerebbe bene con il nostro stile post industriale/portuale.

 

 

Avete mai pensato di organizzare un “Art&Beer Contest” per promuovere questa, ma anche altre forme d’espressione?

Avete in programma collaborazioni con realtà culturali al di fuori del mondo della birra?

Abbiamo collaborato con un’associazione per la riqualificazione e lo sviluppo urbano della città in gemellaggio con altre di diverse nazioni europee (Irlanda, Portogallo, Slovenia, per citarne alcune). Noi abbiamo offerto la nostra testimonianza come Darsenale e conosciuto a nostra volta situazioni analoghe.
Il locale ora richiede tanto impegno, ma sono abbastanza sicuro che una volta assestati e preso il ritmo riusciremo ad organizzare qualcosa di nuovo con altre realtà. La birra unisce e crea condivisione quindi ne vedremo delle belle!

 

Sposare la causa della Birra Artigianale vuol dire dichiarare guerra a quella industriale.

Le grandi aziende sono ben armate e producono linee crafty per confondere il consumatore.
Per combatterle non basta più definirsi artigianali, ma servono altri alleati ovvero delle contaminazioni che possano aggiungere alla nostra causa l’originalità necessaria per far breccia nel cuore delle nuove generazioni.

Ravenna è una città d’arte ed in continuo fermento.

Nel produrre e offrire Birra Artigianale bisogna aggiungere passione, fantasia, creatività, amore per la qualità… il tutto assomiglierà ad una forma d’arte che questa città dovrà e saprà amare.

Il Darsenale è come un avamposto di frontiera in un territorio vergine che và esplorato e conquistato.
Servirà conoscenza, caparbietà, voglia di fare e dalle parole di Francesco si intuisce che a questi ragazzi le armi non manchino.

Tanta stima “burdèl” e buon lavoro!

 

“Bere Birra è il dannato sostegno a questa vita”

 

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Piero Garoia
Info autore

Piero Garoia

Sono nato nel lontano millenovecentosess… il secolo scorso, a Forlimpopoli, paese natale di Pellegrino Artusi padre della cucina italiana.
Appassionato di musica, cinema, grafica e amante della fotografia.
La passione per la Birra Artigianale nasce tra gli scaffali di una libreria sfogliando un piccolo manuale per fare la birra in casa.
I disastrosi tentativi di produrla mi hanno fatto capire che diventare homebrewer non era proprio la mia strada.
Ho scelto allora di gustare la birra con gli amici, tutti appassionati, “credenti” che artigianale sia significato di unicità e qualità.
Non sono un docente, nemmeno un esperto, ma ho un obiettivo, mantenere vivo un piccolo mondo romantico dove la cultura della birra sia sinonimo di valori, socializzazione e condivisione di esperienze.
Coltivo le mie conoscenze partecipando a eventi, degustazioni, incontri e collaboro con l’Unper100 un’associazione di homebrewer forlivesi.
Mi affascina il passato delle persone, ascoltare le loro storie e capire come vivono le loro passioni.
Gestisco anche un mio blog semiserio www.etilio.it e mi piace pensare che questo possa contribuire a “convertire” più persone possibili al pensiero che “artigianale è meglio”.
Ho ancora tanti sogni nel cassetto e altrettanta voglia di concretizzarli.
Far parte del “Giornale della Birra” cosa significa? Vuol dire avere l’opportunità di comunicare a molte più persone quello che penso e mi appassiona.