Numero 09/2019

28 Febbraio 2019

Una birra con l’autore – Alessandro Casalini

Una birra con l’autore – Alessandro Casalini

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Entrare in un Pub e trovarsi davanti uno scrittore che tra le spine presenta un suo libro non è proprio cosa
da tutti i giorni. Mi è capitato un po’ di tempo fa entrando al KGB di Iuri, un amico.
All’inizio mi sembrava un’idea bizzarra, ma poi ho pensato, ma perchè no… Quale miglior luogo può prestarsi
ad un evento del genere se non quello dove c’è aggregazione, nel quale alberga la passione per la birra
artigianale ed anche per la musica?
Innanzi tutto è da premiare chi organizza e si presta ad iniziative del genere. Ho scoperto nei giorni
successivi con piacere che molti gestori di locali della mia zona offrono spazi ed opportunità ad artisti per
proporre le loro opere.
Lo scrittore di cui parlavo prima è Alessandro Casalini ed il suo libro ha come titolo “Fedeli al Vinile”, un
ironico e divertente racconto ambientato, circa una ventina di anni fa, in un negozio di dischi, luoghi che oggi
forse stanno scomparendo. Oggi, in questo nuovo millennio, per chi leggerà il suo racconto sarà come
affrontare un trattato di sociologia molto divertente ed è per questo motivo che vi consiglio di farlo.
Potremmo paragonarlo al libro “Bar Sport” di Stefano Benni, ma in chiave Punk Rock.
Ho rincontrato Alessandro davanti ad una immancabile birretta e con in sottofondo la colonna sonora del film
Quadrophenia, ne è “venuta fuori” questa intervista:

Il bimbo Alessandro nasce e cresce dove?
Sono nato a Cesena nel 1975 e cresciuto a Gambettola dove ho vissuto fino al 2013 quando,
coronando un piccolo sogno, mi sono trasferito a Cesenatico “vista mare” insieme a mia moglie e ai
due miei figli. Non dovrei dirlo per non sminuire questa aurea di scrittore che si sta appropriando
della mia vita ogni giorno di più, ma quando non vesto i panni del “Casalini Scrittore”, sono un umile
Ingegnere informatico. E per di più un libero professionista. Un po’ come accade per Clark Kent e
Superman.

 

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Spesso chirurghi, ingegneri, ragionieri, geometri si trasformano in musicisti, comici, artisti, a volte anche in
autori di libri… Quando hai scritto il tuo primo libro e cosa ti ha spinto a farlo?
Era il 2002, avevo 27 anni. Scrissi le prime 40 pagine di un romanzo che ripresi in mano solo 6 anni
più tardi, quando in procinto di diventare padre, mi resi conto che se volevo portare a termine quello
strano esperimento, dovevo farlo prima di trovarmi sommerso da pannolini, biberon e materiale
organico maleodorante. Ciò che mi spinse a scrivere quelle prime 40 pagine – ormai 17 anni or sono
– come sempre accade per me, fu la voglia di sperimentare nuovi territori. Così come avevo fatto con
la musica imbracciando la chitarra, con il cinema producendo cortometraggi, e con chissà quale
diavoleria mi verrà in mente di cimentarmi domani…

I tuoi libri appartengono ad un genere o ognuno ha caratteristiche diverse?
Quando si comincia a scrivere, soprattutto all’inizio, viene spontaneo scrivere di ciò che ti piace e, in
particolare, di ciò che leggi in prevalenza. Mi affacciavo alla narrativa da musicista, quindi fu normale
per me scrivere un primo romanzo con un sottofondo musicale. “LMW28IF”, il titolo del mio primo
romanzo parla da sé. Il riferimento alla targa del maggiolino presente nella copertina di Abbey Road
dei Beatles non lascia adito a interpretazioni. Poi, crescendo (intendo come scrittore, altrimenti avrei
detto “invecchiando”), si impara a scrivere storie facendosi coinvolgere da ciò che ci circonda.
Anche se di tanto in tanto, spesso e volentieri aggiungerei, si torna alle proprie passioni, come
accaduto con “Fedeli al Vinile”. Tra i due romanzi però, ce ne sono ben altri 4 che spaziano tra la
fantascienza e la narrativa non di genere. Domani chissà…

 

 

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Nel tuo libro “Fedeli al Vinile” citi molte canzoni. Immagino la passione per la musica sia parte di te.
Qual è il tuo genere preferito?
Come detto, la musica è parte integrante della mia vita. A casa mia c’è sempre stata. Mio babbo è un
appassionato di black music, e i vinili da noi non sono mai mancati. Nel periodo dell’adolescenza
abbracciai il movimento Mod, e di conseguenza entrai in contatto con tutta quella corrente musicale
che caratterizza il movimento. R&B, Northern Soul, Funk, ma anche e soprattutto The Who, The
Kinks, The Small Faces, e The Jam e Paul Weller in tutte le sue declinazioni. Invecchiando (questa
volta parlo da uomo) ho esplorato la musica in molte delle sue sfaccettature. Senza alcun
preconcetto. Mi piace l’elettronica di gruppi come Underworld, Air, The Chemical Brothers, Tricky,
Massive Attack, ecc… così come la continua sperimentazione di artisti come Beck e i primi anni di
Moby. Insomma, ritengo la musica un universo troppo vasto per focalizzarsi su di un unico genere. A
livello musicale mi definisco un “poligamo irriverente”.

Come è nata l’ispirazione per questo libro?
Ho bazzicato parecchio i negozi di dischi, tutto qua. Scrivere un romanzo che raccontasse di quelle
atmosfere era un atto dovuto. Nei miei confronti, ma anche verso quelli della musica. Il libro attinge
dalle mie esperienze all’interno dei negozi di dischi storici della mia zona. La Dimar di Rimini su tutti.

 

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Questo libro è anche lo specchio di una generazione passata?
Non necessariamente. Considero questo libro un libro attuale che, per sua natura, contiene rimandi
agli anni gloriosi della musica: quelli che per me sono gloriosi. I ’60 e ’70 hanno scritto pagine
importanti di storia, grazie principalmente alla rivoluzione avvenuta nei ’50. Un ragazzo che oggi si
avvicina a questo mondo, a mio avviso, non può limitarsi a prendere atto di quanto siano bravi i
Placebo piuttosto che Noel Gallagher, senza porsi la domanda relativa a cosa abbia ispirato questi
artisti nel loro percorso di crescita artistica. Bisogna godere ascoltando la musica, ma anche capire
da dove un certo tipo di sound abbia avuto origine. Tutto qua.

C’è un collegamento particolare tra te ed un personaggio del racconto?
Ho una certa attitudine a ricordare date, album, setlist, lineup, ecc… Non ai livelli di Hi-Fi, uno dei
protagonisti del romanzo che, non si sa bene come, è riuscito a immagazzinare nella sua testaccia
dura tutta la produzione discografica inglese e americana dai ’50 a oggi, tuttavia mi diletto in questa
“arte”. Dentro Hi-Fi, c’è anche un po’ di Alessandro.

Qual è il personaggio del romanzo che ami di più?
Vedi sopra. Anche se Tata, l’altro protagonista della storia, porta il soprannome di mio babbo che,
nel corso degli anni, è diventato un po’ anche mio.

A tuo parere i Vinili fanno parte ormai solo del passato?
Assolutamente no. “Vinyl kills the mp3 industry” e ho già detto tutto.

 

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I file musicali hanno invaso il web e il quotidiano di chi ascolta la musica.
E’ un bene o un male? C’è qualcosa nel tuo racconto che le nuove generazioni si sono perse?
Fare Jogging al parco con un piatto legato sulla schiena e una pila di vinili sottobraccio può non
essere agevole. In tutti questi casi, e in molti altri, la digitalizzazione è stato un bene. L’importante è
non pensare che la diffusione della musica sia tutta lì. Questo libro ha la presunzione di raccontare
anche a chi chiama il piatto “il player per i vinili” (definizione sentita con le mie orecchie all’interno di
un negozio di dischi) cosa ci sia dietro a una scatoletta grande quando un pacchetto di sigarette,
capace di contenere al suo interno 1000 ore di musica. Oppure, ancor di più, a chi pensa che lo
streaming abbia un’anima. Non ce l’ha. E’ solamente una questione di comodità. Un bel vinile che
gira sul piatto, con me seduto in poltrona birra alla mano, non ha prezzo.

Ho paragonato la tua opera a quella di Stefano Benni “Bar Sport” alla quale ha fatto seguito “Bar Sport 2000”
Ci potrà essere un “Fedeli al Vinile” parte seconda?
Molti di voi lo chiedono a gran voce. Chissà… non sono cose che si fanno “su commissione”. Se c’è
una storia, allora va raccontata, altrimenti si rischia di fare un buco nell’acqua.

“Scrittore itinerante”, com’è nata questa idea?
La libreria è un luogo che incute timore a chi è non avvezzo alla lettura. Il negozio di dischi, il pub –
persino il negozio di abbigliamento “a tema” – invece, credo rappresentino una location ideale per
raccontare le vicende narrate in questo romanzo. Parlare di percezioni olfattive legate ai Vinili
all’interno di un record store, permette di vivere a pieno ciò che si trova scritto tra le pagine del libro.
Un’esperienza che in una libreria difficilmente risulterebbe credibile. Diciamo che ho fatto un
tentativo fuori dal coro, e che la risposta delle gente è stata incredibile. Inviti a raffica da ogni parte
d’Italia. Sono on the road ogni settimana (per la gioia di mia moglie) e cerco di raggiungere chiunque
me lo chieda. La cosa funziona…

Presentare libri in luoghi non convenzionali: rischi e soddisfazioni?
Portare la gente ad alzarsi dalla poltrona e raggiungere una location per un evento di un Mr.
Nessuno, non è affatto facile. A prescindere da quale sia il luogo. Quando si arriva a ridosso
dell’orario d’inizio sono sempre molto agitato. Il rischio che non venga nessuno alla presentazione
incombe su di me come l’ansia da prestazione a letto. Poi però, quando nel giro di 5 minuti il locale si
riempie, vorrei andare ad abbracciare ognuno dei partecipanti. Dirgli/le che con la loro presenza,
hanno reso un piccolo scrittore la persona più felice al mondo.

Quale consiglio potresti dare per avvicinare le persone al mondo della narrativa?
Leggere, almeno per me, è un piacere assoluto. Come è ovvio, non lo è per tutti. L’importante è non
precludersi questa cosa a priori. Fatevi violenza. Almeno tentate. Poi, se non sarà andata bene,
potrete sempre lasciar perdere. Per chi legge invece, un consiglio: prendete in considerazione anche
l’editoria indipendente. Non solo Mondadori, Rizzoli, Einaudi, Feltrinelli, ecc… date uno sguardo
anche alla “Metà Oscura della Luna”. Ci sono un sacco di librerie indipendenti nelle quali troverete
titoli interessanti “fuori classifica”.

 

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Meglio un libro oggi che…? (… non mi rispodere una birra domani!!!)
Meglio un libro oggi (punto e basta).

 

Alla fine di questa intervista io e Alessandro abbiamo continuato per ore a parlare di musica. Abbiamo
ricordato la sua schitarrata con Lenny Kravitz, i tempi d’oro del Rock, le origini dell’Indy, David Gilmour, i
Police, gli Style Council, gli Who e di quando Plutarco suonò con i Pink Floyd.
Non posso raccontarvi tutto, ma posso consigliarvi di venire al prossimo incontro che è stato organizzato con
Alessandro il 7 Marzo al Beer Street Pub a Forlimpopoli.
Vi aspetterà un carico di musica, simpatia e birra artigianale per invogliarvi a leggere il suo libro.

“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito … perché la lettura è un’immortalità

 

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Piero Garoia
Info autore

Piero Garoia

Sono nato nel lontano millenovecentosess… il secolo scorso, a Forlimpopoli, paese natale di Pellegrino Artusi padre della cucina italiana.
Appassionato di musica, cinema, grafica e amante della fotografia.
La passione per la Birra Artigianale nasce tra gli scaffali di una libreria sfogliando un piccolo manuale per fare la birra in casa.
I disastrosi tentativi di produrla mi hanno fatto capire che diventare homebrewer non era proprio la mia strada.
Ho scelto allora di gustare la birra con gli amici, tutti appassionati, “credenti” che artigianale sia significato di unicità e qualità.
Non sono un docente, nemmeno un esperto, ma ho un obiettivo, mantenere vivo un piccolo mondo romantico dove la cultura della birra sia sinonimo di valori, socializzazione e condivisione di esperienze.
Coltivo le mie conoscenze partecipando a eventi, degustazioni, incontri e collaboro con l’Unper100 un’associazione di homebrewer forlivesi.
Mi affascina il passato delle persone, ascoltare le loro storie e capire come vivono le loro passioni.
Gestisco anche un mio blog semiserio www.etilio.it e mi piace pensare che questo possa contribuire a “convertire” più persone possibili al pensiero che “artigianale è meglio”.
Ho ancora tanti sogni nel cassetto e altrettanta voglia di concretizzarli.
Far parte del “Giornale della Birra” cosa significa? Vuol dire avere l’opportunità di comunicare a molte più persone quello che penso e mi appassiona.