Numero 32/2018

10 Agosto 2018

Tempo di raccolta del luppolo: ecco come certificare le produzioni italiane!

Tempo di raccolta del luppolo: ecco come certificare le produzioni italiane!

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I luppoleti italiani realizzati professionalmente sono ancora uno sparuto numero a livello nazionale e, per la maggior parte, ancora in fase giovanile, quindi non pienamente produttivi a livello di qualità e quantità. L’interesse crescente per la creazione di una filiera 100% italiana nella produzione dell’essenza amaricante ed aromatizzante d’eccellenza della birra, ha però mosso nelle istituzioni la volontà di gettare le basi per uno sviluppo del settore e per creare le condizioni idonee allo sviluppo di una imprenditorialità dedicata.

 

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Un aspetto che molti produttori di luppolo ignorano è la stringente normativa che regola la produzione e la vendita dei coni, ed in particolare l’obbligatorietà della certificazione qualitativa dei lotti prodotti. La normativa europea sull’Organizzazione Comune dei Mercati (OCM), ossia il Regolamento UE n. 1308/2013, prevede all’art. 77 che il luppolo raccolto ed i suoi prodotti ottenuti nell’Unione europea, siano certificati per garantirne le caratteristiche qualitative. Solo la certificazione permette la commercializzazione o l’esportazione di questi prodotti.

La certificazione non è richiesta nel solo caso in cui il birrificio contrattualizza la produzione direttamente con il produttore.

L’attività per la certificazione del luppolo è disciplinata dal Regolamento UE n. 1850/2006. In base a tale regolamento ogni Stato membro riconosce una Autorità di certificazione, incaricata di effettuare la certificazione del luppolo, anche mediante Centri di certificazione riconosciuti e periodicamente verificati.
L’Autorità di certificazione italiana è, ai sensi del Decreto ministeriale  n. 4281 del 20/07/2015, la Direzione Generale delle politiche internazionali e dell’Unione europea del MiPAAF. Attualmente l’unico Centro di certificazione riconosciuto è il Dipartimento di scienze degli alimenti presso l’Università di Parma.

 

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Per ottenere la certificazione è sufficiente produrre una istanza di certificazione da sottoporre al Rappresentante dell’Autorità di certificazione Centro di certificazione, in cui si definiscono le quantità ed i colli di produzione, oltre ovviamente a sottoporre un campione rappresentativo dei coni ad analisi presso l’università parmense.

Maggiori informazioni ed aggiornamenti normativi sono disponibili sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e più precisamente al LINK  alla pagina dedicata alla filiera del luppolo. 

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!