Numero 04/2020

23 Gennaio 2020

Romagna solatia, dolce paese

Romagna solatia, dolce paese

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Civitella, Predappio, Forlì, Gatteo, Santarcangelo, Coriano… cos’hanno in comune queste cittadine dell’entroterra Romagnolo? In tutte risiede un birrificio o un beerfirm.

Mattia, Achille, Luca Hops, Christian, Luca, Matteo, Marco e Marcello tutti ragazzi con la stessa passione, mescolare in acqua malti, luppoli, farsi in quattro tutti i santi giorni in un birrificio e spendere una gran parte del loro tempo libero a promuovere i loro prodotti.

Voi non avete avuto il piacere di conoscerli, ma vi assicuro che c’è tanto cuore in quello che fanno.

Prima di parlare di loro serve però fare una riflessione sul cerevisia mundi Romagnolo.

Ci sono circa una trentina di attività birrarie, ma nemmeno la metà è riuscita a ritagliarsi una discreta fetta di mercato e notorietà.

Se domandate poi ad un conoscitore di Birra Artigianale locale cosa pensa del movimento brassicolo romagnolo non ve ne parlerà in maniera entusiastica, anzi…

Colpa di pregiudizi? Concedo il beneficio del dubbio.

Forse una parziale spiegazione potrebbe essere che il bevitore appassionato della mia zona è qualitativamente molto esigente, cresciuto ed educato in Pub indipendenti che offrono selezioni accurate di grande livello.
I locali che si dedicano completamente ad offrire birra artigianale ad oggi sono ben 16 e 3 i beershop con mescita, un bel numero non credete? Siamo dei bevitori molto fortunati rispetto ad altre zone d’Italia.

Per quanto mi riguarda prometto che sarò molto esigente nei confronti di chi fa birra “a casa mia” la Romagna perchè voglio esserne orgoglioso; ci sono belle realtà con grandi potenzialità, tanti margini di crescita e spero che in futuro ci regalino tante soddisfazioni.

Allora… ora è il momento di fare i “nomi e cognomi” di chi ho conosciuto in questi ultimi due mesi, sono vecchi e nuovi amici.

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Partiamo dal Birrificio civitellese “Mazapegul”.

La storia di questi ragazzi inizia nel 2014, anno di fondazione del birrificio.

Oggi si propongono nelle zone collinari e montane come punto di riferimento e promotori della cultura birraria.

Il birraio Mattia Cecchini è molto deciso e motivato: “Vogliamo creare partnership con aziende e produttori locali per valorizzare i prodotti del territorio in cui operiamo e promuoverne le eccellenze. Dopo anni di sacrifici ora ci siamo rinnovati e trasferiti in una nuova sede. Siamo pronti a crescere ancora e offrire a chi ci beve una sempre maggiore qualità. Vogliamo proporre alle persone visite guidate in birrificio, degustazioni, eventi a tema, workshop e dalla cucina della nostra Taproom onorare l’arte del mangiar bene romagnolo. Le nostre porte saranno sempre aperte per far entrare più gente possibile nel nostro mondo, quello della Birra Artigianale. Un altro obiettivo è consolidare i legami con i Beerfirm e Birrifici che abbiano in comune con noi la stessa filosofia produttiva, ricerca della massima qualità delle materie prime, rispetto dei tempi di produzione, maturazione, mantenimento delle birre e rispetto degli stili”

Parole e progetti ambiziosi, ma perchè non averne…

 

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Ora “scavalliamo” i monti per passare dalla Val Bidente alla Val del Rabbi che è quella del Beerfirm predappiese “Malti e Bassi” e del birraio Achille Lombardo Pijola pugliese di nascita, sbarcato in Romagna dopo tanti viaggi per l’Europa birraria.

Vuole che le sue birre siano interessanti per i bevitori più smaliziati e fare da amo per i neofiti.

Insieme alla moglie Licia hanno aperto anche un piccolo Bistrot dove offrono piatti ricchi di fantasia e qualità grazie a selezionati prodotti locali; non andarci è un peccato mortale.
Achille: “Il mio primo bicchiere di birra artigianale risale a 10 anni fa, a Torino dove allora lavoravo, la Isaac del Birrificio Baldin. Da allora la curiosità di capire come mai una birra artigianale fosse così diversa dai prodotti classici è diventata prima una grande passione e dopo un lavoro.
Adesso con Malti e Bassi la birra è la mia vita e quella anche della mia famiglia, la brewfamily. Cerco di partecipare a più eventi possibili per promuovere i miei prodotti, tutto il lavoro che c’è dietro e quello in cui credo.
Oggettivamente e con modestia posso affermare che i miei prodotti stanno riscuotendo dei buoni risultati, alla faccia di tutti quelli che mi dicevano che con una Beerfirm non sarei andato da nessuna parte.”

Vorrei aggiungere che Achille, appassionato anche di musica, ha dedicato le sue birre a canzoni di tre grandi della discografia ovvero i Queen, gli Oasis, De Andrè e a una canzone scritta da Secondo Casadei; ora sta a voi andarle a cercare e scoprire i titoli.

 

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Scendiamo a valle e raggiungiamo il Beerfirm con omonimo Pub forlivese “Bifor” dove alle spine troverete i due birrai Christian Bertoni e Luca Drudi, rispettivamente “Chris” e “Hops”.

Chris: “Provengo da un mondo formativo completamente diverso da quello attuale. Ho iniziato come homebrewer e ho avuto la fortuna di trasformare il mio sogno in realtà, ma ci vuole una buona dose di coraggio e impegno. Sono legato a Hops da una grande amicizia e insieme ci completiamo. Avere anche il locale ci consente di essere in continuo contatto con la gente che beve le nostre birre e sono loro i nostri primi giudici. Offrirgli un prodotto artigianale di qualità, farli sentire come a casa e vederli soddisfatti è per noi più di un premio, significa aver fatto ancora una volta un ottimo lavoro”

Hops: “Per me il percorso è stato simile, ho incominciato a fare birra in casa, poi ho fatto esperienza in un birrificio, bevuto tanto, frequentato diversi corsi per incrementare la conoscenza e la tecnica produttiva. Fondare il Beerfirm e aprire il BrewPub è stato come arrivare al compimento di qualcosa che era un gioco ed è diventata una fortunata professione. Sia io che Chris vorremmo fare il grande passo e aprire un birrificio di proprietà. Tengo non le dita ma le gambe incrociate!”

 

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Spostiamoci a Cesena e prendiamo la via del mare, ma prima di fare una passeggiata in spiaggia fermiamoci da Luca Montalti e Matteo Mariani del gatteese Beerfirm “Mari Alti”.

I due ragazzi possiedono una carica ed un entusiasmo che non ho incontrato da tanto tempo.

Un passato trascorso in fabbrica con datori di lavoro difficili, da un giorno all’altro decidono di dedicarsi completamente alla loro passione e iniziano a fare birra in un impianto professionale. Una scelta importante, qualcosa a cui affidare il loro nuovo futuro. Ora hanno iniziato a collaborare con aziende per la coltivazione dell’orzo, dei luppoli, di prodotti unici da usare in produzione e per la ricerca di grani antichi. Matteo: “Quando io e Luca creiamo una nuova ricetta è come diventare padri. Non nasce fatta e finita. Va accompagnata nel tempo, ci si deve assumere la responsabilità di farla evolvere. Dietro al prodotto finale c’è tanto lavoro e tante emozioni, un valore che abbiamo il dovere di trasmettere. Vogliamo inoltre costantemente aumentare l’impiego di materie prime del territorio da usare nelle nostre birre. Ultimamente stiamo anche studiando il mondo del biologico… Vorremmo creare uno stile, il RomagnaBeer, un omaggio alla nostra terra d’origine per rimarcare il concetto di appartenenza”

 

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Riprendiamo la strada delle campagne e andiamo a bussare alla porta del neo Birrificio santarcangiolese “Noiz”. Il birrificio ha aperto da pochissimo e i ragazzi vi producono per ora 5 birre tutte ad alta fermentazione. Il birraio è Marco Brussolo un ingegnere informatico e persona concreta:
“Ho come obiettivo principale produrre una birra nella quale sia riconoscibile la mia impronta, per me è fondamentale il concetto del “fare con le proprie mani”, voglio profondamente essere un Artigiano.
E’ mia intenzione quella di creare birre ‘semplicemente buone’, classiche, rivisitate ma non sensazionalistiche. Il sogno? Riuscire ad avere una filiera delle materie prime completamente “made in romagna” di aziende del territorio.”

 

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Alla fine l’ultima tappa la facciamo al corianese “Birrificio Riminese”

Marcello Ceccarelli ha fortunatamente per noi abbandonato la carriera da avvocato e ha iniziato, dopo una parentesi da organizzatore di eventi culturali e musicali, a fare birra artigianale.

Dal kit di Mr. Malt, alla sua prima cotta ospite in un birrificio marchigiano, fino ad avere oggi in gamma 5 birre.

Anche lui ha in progetto di produrre con materie prime controllate, provenienti dal mercato agricolo autogestito vicino al centro della sua città a cui partecipa e da aziende selezionate. “Ogni sorso della nostra birra è un mattone del nuovo birrificio!”

 

Hanno le idee chiare, obiettivi ambiziosi e spero continuino a cercarne dei nuovi.

Non ho attraversato il Rubicone, ma ora posso dichiarare che “Alea iacta est”, ora son cavoli vostri ragazzi! Le aspettative di tutti noi da oggi sono ancora più alte e non dovete tradire il vostro territorio.

Spero presto di scoprire nuove realtà, conoscere altre persone che abbiano voglia di far quattro semplici chiacchiere non necessariamente solo sulla birra, e raccontare le loro storie.

Sarete d’accordo con me che “Bere Birra è il dannato sostegno a questa vita”.

 

«Romagna tua non è, e non fu mai,
sanza guerra ne’ cuor de’ suoi tiranni;
ma ‘n palese nessuna or vi lasciai.
Ravenna sta come stata è molt’anni:
l’aguglia da Polenta la si cova,
sì che Cervia ricuopre co’ suoi vanni.
La terra che fé già la lunga prova
e di Franceschi sanguinoso mucchio,
sotto le branche verdi si ritrova.
E ‘l mastin vecchio e ‘l nuovo da Verrucchio,
che fecer di Montagna il mal governo,
là dove soglion fan d’i denti succhio.
Le città di Lamone e di Santerno
conduce il lïoncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno.
E quella cu’ il Savio bagna il fianco,
così com’ella sie’ tra ‘l piano e ‘l monte,
tra tirannia si vive e stato franco.»

(Inferno, Canto XXVII, 37-54)

 

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Piero Garoia
Info autore

Piero Garoia

Sono nato nel lontano millenovecentosess… il secolo scorso, a Forlimpopoli, paese natale di Pellegrino Artusi padre della cucina italiana.
Appassionato di musica, cinema, grafica e amante della fotografia.
La passione per la Birra Artigianale nasce tra gli scaffali di una libreria sfogliando un piccolo manuale per fare la birra in casa.
I disastrosi tentativi di produrla mi hanno fatto capire che diventare homebrewer non era proprio la mia strada.
Ho scelto allora di gustare la birra con gli amici, tutti appassionati, “credenti” che artigianale sia significato di unicità e qualità.
Non sono un docente, nemmeno un esperto, ma ho un obiettivo, mantenere vivo un piccolo mondo romantico dove la cultura della birra sia sinonimo di valori, socializzazione e condivisione di esperienze.
Coltivo le mie conoscenze partecipando a eventi, degustazioni, incontri e collaboro con l’Unper100 un’associazione di homebrewer forlivesi.
Mi affascina il passato delle persone, ascoltare le loro storie e capire come vivono le loro passioni.
Gestisco anche un mio blog semiserio www.etilio.it e mi piace pensare che questo possa contribuire a “convertire” più persone possibili al pensiero che “artigianale è meglio”.
Ho ancora tanti sogni nel cassetto e altrettanta voglia di concretizzarli.
Far parte del “Giornale della Birra” cosa significa? Vuol dire avere l’opportunità di comunicare a molte più persone quello che penso e mi appassiona.