19 Gennaio 2016

BOCK: un po’ di storia

BOCK: un po’ di storia

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Spesso si pensa che la birra Bock sia natia della città bavarese di Monaco. La storia di questa birra tuttavia non comincia in Baviera, ma nel nord della Germania, in una piccola cittadina della Bassa Sassonia, nata come residenza estiva per i nobili di Amburgo e successivamente, sotto la guida della Lega Anseatica (una sorta di risposta tedesca alle nostre Repubbliche marinare e impero commerciale internazionale costituito da potenti mercanti medioevali), divenuta importante centro birraio: Einbeck. Già a metà del XIII secolo la Bock era una specialità che la Lega Anseatica esportava in tutto il mondo conosciuto, tanto che ne esistono testimonianze anche a Gerusalemme. Si tratta di una birra forte e scura di orzo e frumento prodotta proprio a Einbeck, dove ogni abitante era, direttamente o indirettamente, coinvolto nella produzione e nel commercio di questa bevanda. Il fatto che la Bassa Sassonia fosse uno sterminato campo di luppolo, fu la fortuna di Einbeck. Per produrre la loro birra i birrai furono tra i primi a usare proprio il luppolo per amaricarla traendone, forse inconsapevolmente, molti vantaggi in termini di bilanciamento e conservazione e rendendo questa birra molto adatta al trasporto, anche in un tempo in cui non esistevano né i veloci mezzi moderni, né i frigoriferi.

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Il casato di Wittelsbach, famiglia regnante della Baviera, con grande dispiacere dei birrifici di Monaco, era uno dei maggiori compratori della birra di Einbeck e ne importavano talmente tanta che l’esborso economico cominciò a pesare sulle casse dell’intero stato.

Solo verso la fine del XVI secolo, in parte per limitare le uscite del ducato, in parte a causa del declino della Lega Anseatica e conseguente inesorabile diminuzione della produzione a Einbeck, Guglielmo V tentò nei suoi birrifici a Lanshut (borgo situato 50 miglia a nord di Monaco di Baviera) di riprodurre una birra forte, dal colore marrone scuro simile a quella di Einbeck.

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Poco tempo dopo ne trasferì la produzione nello storico stabilimento della Hofbräuhaus da lui fondato nel 1589. Questa prima imitazione della birra del nord per alcuni anni fu solo inviata ai nobili della capitale ma, dal 1610, chiunque poté goderne, con estrema felicità delle casse dello stato.

Il duca Massimiliano I, successore di Guglielmo V, non pienamente soddisfatto del prodotto ideato dal padre, invitò nel 1612 a Monaco un birraio di Einbeck, Elias Pichler. Divenuto collaboratore dei Wittelsbach, Elias ebbe il compito di creare una birra ancora più simile a quelle originarie della Sassonia. Con la guida di Pichler e sotto le vigenti procedure di produzione della birra a Monaco di Baviera dettate dal Reinheitsgebot (editto di purezza), la celebre Strong Ale di Einbeck divenne quella che conosciamo oggi. Il birrificio Hofbräuhaus nel 1614 produsse la prima Strong Lager.

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Nei decenni successivi la ricetta messa a punto da Elias Pichler fu adottata e fatta propria dai tanti monasteri della zona: questa birra era infatti consumatissima durante i periodi di digiuno, come la Quaresima, quando nessun cibo solido può essere mangiato dai religiosi, per via delle sue proprietà corroboranti che le hanno fatto meritare il soprannome di “pane liquido”. Molte altre versioni, più o meno alcoliche, più o meno scure o più o meno luppolate, sono nate nel corso dei secoli in Germania e nel resto del mondo.

L’attuale e varia produzione di Bock a Monaco è universalmente nota. Anche a Einbeck esiste ancora lo storico birrificio, Einbecker Brauhaus, il cui motto è: senza Einbeck non esiterebbero Bock.

 

 

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Federico Borra
Info autore

Federico Borra

Classe 1982, nato a Milano, ma comasco d’adozione, ho iniziato il mio viaggio nel mondo della birra artigianale nella cantina di un ormai famoso birraio: io facevo i compiti della quinta elementare, lui poneva le basi per un brillante futuro.
Per anni però ho vissuto ai margini di un movimento che diventava sempre più grande e delle cui meraviglie finalmente e totalmente mi sono innamorato nell’estate del 2011… da allora si può dire che io e la birra artigianale siamo inseparabili.
Sono un autodidatta (adoro leggere), ho però frequentato alcuni corsi presso i birrifici vicino a casa (mi piace anche ascoltare, soprattutto i birrai!). Grazie ad un tifoso lariano del West Ham (di cui forse un giorno vi racconterò), riesco facilmente a raggiungere birre da tutto il mondo, dalla Danimarca al Giappone, passando per Nuova Zelanda, Francia, Inghilterra, Belgio, Germania, U.S.A., Italia e chi più ne ha più ne metta…e dove non arriva lui, c’è sempre internet!
Fosse per me sarei sempre in giro per il mondo, scoprire nuove culture mi affascina soprattutto attraverso la musica, il cibo e, perché no, la birra. Da sempre sono appassionato di cucina, cerco di scavare a fondo nella tradizione senza mai chiudere la porta alla creatività. Sfoglio volentieri, anche solo per passare il tempo, libri di ricette e ne ho una piccola collezione comprata in tutto il mondo (beh, più o meno tutto). Questa mia passione si è unita a quella della birra sfociando nella ricerca dell’ abbinamento perfetto.
Dal 2012 sono homebrewer. Producendo birra mi piacerebbe imparare a conoscere gli aromi del luppolo e le sfumature del malto, l’utilizzo dei lieviti e l’influenza che ha l’acqua sulla nostra bevanda preferita (la sperimentazione in prima persona è fondamentale!!).
Attraverso questa nuova esperienza con www.giornaledellabirra.it vorrei poter condividere con voi le mie idee e le mia scoperte, confrontarmi e soprattutto ampliare i miei orizzonti! Tra i miei ispiratori, l’autore Jef Van Den Steen ed il suo libro Gueuze & Kriek: The Magic of Lambic