Numero 04/2017

27 Gennaio 2017

Storie di birrifici: Il Birrificio Heller – Schlenkerla di Bamberga

Storie di birrifici: Il Birrificio Heller – Schlenkerla di Bamberga

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Ormai anche i supermercati stanno cominciando ad ospitare diversi marchi di birra tra i loro scaffali, oltre alle classicissime “birre da battaglia” industriali.

Alcune stranote, altre di nicchia, molte prodotte da nomi diversi nella cosiddetta “città della birra” Apecchio, in Umbria… Accanto ai grandi nomi dell’industria birraria di massa, trovano sempre più posto prodotti provenienti da realtà più o meno grandi, e più o meno conosciute.

In questo nuovo anno insieme di Giornale della Birra, ho pensato di fare qualche piccola ricerca alla scoperta della storia e delle origini di questi birrifici che ci capitano sotto l’occhio tutti i giorni mentre facciamo la spesa, ma di cui sappiamo poco, trovandosi essi a far parte di una fetta di mercato che non viene contemplata né dall’industria classica, né dalle avanguardie dei birrifici artigianali e di nicchia.

Il nostro viaggio parte da un birrificio specializzato nelle birre affumicate, trovate in più di qualche rivendita non specializzata: il Birrificio Heller, produttore della famosa Schlenkerla, la birra “che sa di speck” per eccellenza.

La sede di questo birrificio, è a Bamberga, splendida cittadina bavarese chiamata sia piccola Venezia (a causa del gran numero di canali che l’attraversa) che piccola Roma (poiché sorge su sette colli come la Città Eterna).

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Attivo già nel Medioevo, il birrificio e l’annessa birreria originariamente si chiamavano semplicemente Schlenkerla: la leggenda vuole infatti che questo nome derivi dall’antico tedesco “schlenkern”, ovvero ”zoppicare”, a causa di uno dei primi mastri birrai che vi lavorò all’interno. Accadde infatti un giorno che il povero birraio rimase ferito a causa di un incidente avvenuto con una botte di birra, e che da quel momento lo sfortunato signore venisse ribattezzato “Schlenkerla”, ossia “Lo zoppo”.

 

Il nome passò rapidamente ad identificare lo stesso birrificio, la taverna-birreria annessa, e col tempo anche le stesse birre prodotte, giungendo fino ai giorni nostri come marchio di punta della birra affumicata tedesca. La modifica del nome del solo birrificio in Heller avvenne solamente verso la metà del XIX secolo, quando uno dei numerosi proprietari che si succedettero alla guida dell’attività decise di darvi il proprio nome, che rimane ancora oggi.

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La regola fondamentale del birrificio Heller è la stessa enunciata dall’Editto della Purezza del 1516, per la quale “niente deve essere usato o addizionato per produrre birra che non sia orzo, luppolo ed acqua”.

Ma ciò che rende particolari le birre Schlenkerla, come abbiamo già accennato in precedenza, è la forte connotazione affumicata che le contraddistingue dalle altre.

Tutte le birre prodotte da questo birrificio infatti, indipendentemente dal loro stile, presentano una chiara notadi affumicatura. Un’importante parte del processo di produzione delle Schlenkerla prevede infatti che, al momento della seccatura del malto verde, esso venga “messo in contatto” col fumo di combustione, generalmente prodotto utilizzando legno di faggio.

 

Questa fase del processo subisce delle piccole variazioni in base allo stile di birra prodotto di volta in volta:  per la Weizen, la Fastenbier della Quaresima e la HellesSchlenkerla Lager, ad esempio, in cui il sentore affumicato deve fare da sfondo agli aromi del frumento e dei luppoli, i malti non vengono messi a contatto diretto col fumo, ma bensì con l’essiccatoio impregnato di fumo, creando una sfumatura più leggera.

 

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Per quanto riguarda le birre più corpose, ovvero la Märzen e la Bock, in cui il sentore affumicato la fa da padrone, il fumo arriva a contatto diretto con il malto.

La stessa cosa avviene per la Doppelbock, la birra con il sentore più intenso di affumicatura del birrificio Heller; solo che, al posto di utilizzare legno di faggio come per le altre birre, si preferisce utilizzare legno di quercia, così da avere un aroma più intenso.

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Chi avesse in programma un bel giro della Baviera, non può certamente non pensare a fare una visita alla bella città di Bamberga, e decisamente non può esimersi dal bere un boccale di “speck liquido” al birrificio Heller – Schlenkerla.

L’indirizzo è Dominikanerstrasse 6, 96049 Bamberg – Germania.

 

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Alessia Baruffaldi
Info autore

Alessia Baruffaldi

“Ero una quasi astemia qualsiasi, fino a quando, alla “tenera” età di 23 anni, ho fatto conoscenza con una giraffa di Augustiner Oktoberfest…”

Nasce così la mia passione per la birra, più o meno 7 anni fa. E da allora non si è più fermata.
Solitamente, le donne si emozionano e si entusiasmano di fronte ad un negozio di vestiti, di scarpe, di profumi… Io mi entusiasmo davanti ad una libreria, a qualsiasi cosa che raffiguri dei gufi o la Scozia… e davanti ad uno scaffale pieno di bottiglie di birra!
E’ più forte di me, appena entro in un supermercato, vado subito in direzione del reparto birre, che solitamente viene sempre diviso dal reparto “vini&liquori”, e proclamo il mio insindacabile giudizio: in questo supermercato vale la pena che io ritorni?
Comincio a passare in rassegna ogni cambio di colore delle etichette, ed esploro, esploro, esploro.
A volte con piacevolissime sorprese e scoperte di nicchia, e quando poi esco dalla cassa con 4-5 bottiglie mi sento soddisfatta e felice come una bimba che ha svaligiato un reparto di caramelle, o una fashion-addicted che ha trovato un paio di Louboutin al 90% di sconto.
Stessa sorte tocca ai locali che frequento: come decido se vale la pena ritornarci? Semplice! Do un’occhiata al listino delle birre che propongono alla spina o in bottiglia e, se possibile, faccio una perquisizione visiva diretta del frigo. Se tengono solo birre da supermercato, prendo un’acqua frizzante, e mentalmente pongo un bollino sulla porta dello sventurato pub con scritto “MAI PIU’”.
E’ decisamente snob come cosa, lo so, ma è più forte di me.
Ormai tra i miei amici sono considerata LA “birramaniaca” (anche se c’è chi beve molto più di me!). Vedono la passione che ci metto nel provare gusti nuovi, nell’informarmi sui vari birrifici, nel collezionare le bottiglie delle birre che ho assaggiato (al momento sono circa a 280, ma sarebbero molte di più se ogni volta che vado in un pub poi avessi il coraggio di chiedere di portarmi via il vuoto a perdere, ma non è molto carino girare fuori da un pub con una bottiglia di birra vuota in mano senza sembrare un’ubriacona!), leggo, sperimento, cerco di partecipare al maggior numero di fiere birrarie che la distanza (e ahimè,il mio portafogli) mi permettono…

Insomma, coltivo più che posso questa mia passione, forse un po’ insolita per una ragazza, ma che ci posso fare se mi trovo più a mio agio tra gli scaffali di un beer shop, piuttosto che in un negozio di vestiti?
Per questo ho aperto da qualche mese un mio blog sul fantastico mondo della birra artigianale (avventurebirrofile.altervista.org), supportato dalla pagina Facebook de Le avventure birrofile della Ale.