Numero 33/2018

16 Agosto 2018

Beer Geek: istruzioni per l’uso!

Beer Geek: istruzioni per l’uso!

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Tutti noi abbiamo degli amici appartenenti ad una di quelle categorie di persone che fanno discorsi monotematici e incomprensibili.

Una serata in compagnia di questi soggetti spesso si trasforma in un incubo. I discorsi non solo convertono sempre sullo stesso tema, ma sono densi di modi di dire strani, conosciuti solo da chi parla o dai suoi simili.

Tra le categorie più imperscrutabili ci sono di certo gli ingegneri, i pongisti, gli spettatori di Game of Thrones e, naturalmente, i beer geek.

I beer geek, o beer nerd, sono persone fissate profondamente e inesorabilmente con tutto ciò che concerne la birra. Si travestono da persone normali, ostentando a volte persino simpatia, ma il loro unico obiettivo nella vita è deambulare verso il più vicino festival birrario, o l’ultima Tap Room aperta, trascinando con sé delle innocenti vittime.

Tutti noi ne conosciamo almeno uno e dato che, nonostante le palesi difficoltà,  non abbandoneremmo mai una persona a cui vogliamo bene, cerchiamo almeno di iniziare a contrattaccare.

 

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La tattica di guerra potrebbe essere la seguente.

1)   Capire alcune frasi che i beer geek dicono ripetutamente;

2)   Formulare delle risposte argute e sensate, per farsi considerare loro pari;

3)   Raggiungere l’autorità necessaria per poter proporre una location alternativa al consueto postaccio birrario.

 

Quindi, ecco alcuni modi di dire in voga tra i beer geek e alcune risposte o reazioni utili per dissimulare competenza e meritare il loro rispetto.

 

In ordine sparso:

 <Voglio una birra session!>

“Session” può sembrare una brutta parola ma fidatevi, non lo è!

Se il vostro amico vuole bersi una birra session, allora forse siete fortunati sul prosieguo della serata.

Le birre session infatti sono birre leggere e semplici, progettate per il consumo senza pensieri. Con queste birre probabilmente il beer geek non si dilungherà molto in recensioni e commenti. Magari potrete dialogare di qualcosa di più normale, come la fauna thailandese. Non approfondite, per ora.

 

 

<Ho bisogno di una birra defaticante>

Il beer geek, quando è di ritorno da un festival di birra acida/trappista/barricata, oppure quando la serata birraria sta diventando più impegnativa del previsto, manifesta il desiderio di “defaticare” il proprio fegato.

Ma attenzione a non proporgli l’acqua! L’acqua aggiunta alla birra serve solo per l’High Gravity.

L’unica cosa da fare è assecondarlo ordinando due birre session (vedasi sopra, ndT). Dimostrerete di aver capito le sue esigenze al volo.

 

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<La nuova Double IPA XX ha un Double Dry-Hopping di YY>

Qua si comincia a fare sul serio. Il beer geek sta facendo un riferimento ad uno stile birrario (Double IPA) e ad una doppia luppolatura a freddo (Double Dry-Hopping).

Evitando di imparare tutto il BJCP o entrare nei tecnicismi luppolosi, potreste chiedergli se al naso avverta anche lui del luppolo Mosaic o Simcoe. Lo apprezzerà.

 

 

<Lo stile Saison s’ha da fare attenuato>

 Il beer geek ha le sue idee, frutto di anni di bevute, viaggi nell’Oberfranken e meticoloso studio brassicolo sui libri. Mai dare contro a un beer geek sulle caratteristiche che deve avere una birra per essere “in stile”. Il beer geek non sbaglia mai. Sbaglia il birraio, il BJCP o l’Universo. Lui no.

Siate d’accordo con lui e raccontategli in modo contrariato di quella volta che vi è capitato di bere una Doppelbock con coriandolo e buccia d’arancia. Puah!

Sarà shockato e schifato, ma voi continuerete a salire lungo l’irto pendio che porta al suo rispetto.

 

 

<Senti che pellettone>

Frase che nel 90% dei casi non vuole essere un plauso alla birra, ma vuole sottolineare la sua eccessiva luppolatura. I pellet infatti sono luppoli polverizzati e pressati che, se usati in dosi massicce, apportano sentori “vegetali” ed “erbacei” eccessivi.

Una buona risposta da dare al nostro beer geek, per aumentare il rispetto rivoltovi, potrebbe essere “Eh sì, non ci sono più le NEIPA di una volta!”.

 

 

<Questa birra è brettata>

L’aggettivo “brettato” è un neologismo utile alla categoria dei beer geek per riferirsi ad una birra che ha subìto una fermentazione, nella maggior parte dei casi non voluta, da parte del lievito Brettanomyces.

Probabilmente esclamerà la frase con una faccia disgustata se state bevendo una Weizen alla spina nella pizzeria di zio Peppino, o con una faccia estasiata se state bevendo una Geuze al Moeder Lambic di Bruxelles.

Proseguite nell’avvicinarvi empaticamente al suo mondo immaginario chiedendogli di illustrarvi , con tono più o meno sarcastico in base alla location, le differenze tra quella birra e una Farmhouse Ale lituana.

Sarete quasi al suo livello.

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<Quelle bottiglie così chiare provocheranno di certo uno “skunkuassamento” alla birra!>

Lo “skunky” è il tipico difetto olfattivo che ha una birra esposta alla luce.

Se il vostro amico vi fa una battuta con un tristissimo gioco di parole come questo, ormai lo avete in pugno. Adesso vi ritiene esperti quanto lui e, dato che non è più certo di essere ancora il capobranco, è quasi il momento giusto per proporgli con nonchalance di uscire dal Pub e andare in gelateria.

Prima però, per soverchiare la supremazia del beer geek, dovrete chiedergli: “Ti fa più schifo il Dimetilsolfuro o il Metilbutentiolo, tra i composti solforati?”.

 

Da allora sarete voi il Maschio Alfa.

Senza aggiungere nulla, potrete sorridergli, prenderlo per mano e condurlo estasiato fuori dal locale alla ricerca di un cono con Fiordilatte.

 

Se seguirete i miei consigli è molto probabile che il passaggio settimanale al Pub durerà meno di mezz’ora, invece che occupare tutto il weekend…

 

Ora però scusatemi, devo scrivere un vademecum anche per i beer geek:

“Come controllare telepaticamente la mente dell’interlocutore e rimanere al Pub, nonostante tutto”.

 

 

P.S.: Spero che nessun appartenente alle 4 “categorie imperscrutabili” menzionate si sia offeso. Io stesso ho la tessera onoraria di 3 di queste, e gli ingegneri mi stanno quasi tutti simpatici…

 

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Davide Albanese
Info autore

Davide Albanese

Sono nato nel 1991 e sono un appassionato di birra, birrifici, pub e viaggi birrari. Nonostante viva nella provincia di Treviso e sia cresciuto in mezzo ai vigneti, l’attrazione verso il mondo brassicolo è stata inesorabile.

Mentre frequentavo e ultimavo il Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, passando le ore sui libri di Microbiologia delle fermentazioni, ho capito che limitarmi a bere e provare birre sempre diverse non mi bastava più. In quei mesi sono diventato un homebrewer.

Ho brassato in casa per anni produzioni session e adatte al consumo semplice e giornaliero, studiando e divorando qualsiasi testo sull’Arte brassicola mi si presentasse davanti.

Dopo la Laurea ho lavorato per due anni come analista di laboratorio in un grande pastificio veneto, fino a quando non ho deciso di “tornare sui banchi” per seguire la mia vera passione. Ho passato un anno a studiare per conseguire il diploma di “Birraio Artigiano” presso l’Accademia DIEFFE di Padova.

Nel frattempo ho avviato una piccola Beerfirm, che tuttora produco in un birrificio vicino a casa. Per il momento ho introdotto in punta di piedi le mie ricette storiche nel mercato locale, ma

spero di poter aprire presto un micro birrificio nella vecchia casa rurale di famiglia, senza mai perdere di vista l’obiettivo di creare birre adatte a tutti, senza discriminazioni!

Ad aprile 2018, dato che nella vita non bisogna mai smettere di studiare, sono diventato Biersommelier, titolo rilasciato dalla Doemens Akademie di Monaco di Baviera.

Oltre che sulle birre, mi piace scrivere e parlare delle persone che popolano il panorama birrario.

Se passate in Veneto probabilmente mi troverete al bancone di qualche pub a fare amicizia e a parlare per ore di birra con il gestore (assieme ad una ragazza annoiata e a degli amici… pure).