5 Ottobre 2013

Boccali vs Calici: birra e vino a confronto!

Boccali vs Calici: birra e vino a confronto!

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L’Italia è diventata il campo di battaglia di un agguerrito duello virtuale tra Bacco e Cerere, rispettivamente le due divinità vocative di vino e birra, giocato sul piano dei consumi, della tradizionalità e tipicità, delle proprietà nutraceutiche e nutrizionali di queste due bevande.
Una recente ricerca dell’Osservatorio Nutrizionale e sugli Stili di Vita Grana Padano ha registrato il consumo di bevande alcoliche su un campione di oltre 3600 italiani sopra i diciott’anni.
Emerge il vino in testa alle preferenze dei consumatori, costretto però a cedere costantemente quote di mercato a favore della birra, soprattutto per la diffusione del consumo tra le giovani generazioni e per il maggior appel culturale e gustativo legato allo sviluppo delle produzioni artigianali.

Il Centro Italia risulta essere la zona in cui il vino è maggiormente apprezzato con un consumo pro-capite medio di 2,30 bicchieri alla settimana, significativamente superiore non solo rispetto al Sud (1,43 bicchieri/settimana) e all’Italia insulare, (la più parca, con un consumo pro-capite medio di soli 0,83 bicchieri/settimana), ma addirittura ad aree culturalmente legate alla trazione enogastronomica quali il Nord-Ovest (1,60 bicchieri/settimana) ed il Nord-Est (1,79 bicchieri/settimana).
Il Nord Ovest, invece, sembra preferire decisamente la birra, che tallona il vino da vicino, con un 23% di consumatori di almeno un boccale piccolo o lattina alla settimana.
Anche per questa bevanda ci sono zone predilette di consumo, come il Nord-Ovest, terra degli amanti anche delle “rosse” e “doppio malto”, che vanta un consumo settimanale pro-capite di 0,74 boccali, e distanzia significativamente il Nord – Est (0,52), il Sud (0,41) e le Isole (0,34), ma non il Centro Italia che segue a ruota con una media di 0,59 boccali per settimana.
Il 21% degli italiani riferisce di bere solo vino, il 10% solo birra, mentre il 15% dichiara di apprezzare abitualmente sia vino, sia birra.

L’abuso di alcol, spesso inconsapevole, è una delle principali cause di morte, malattie e disabilità fisica e psichica. Tuttavia, un consumo moderato di vino o birra negli adulti può avere effetti favorevoli sulla salute, in quanto entrambe queste bevande contengono buone quantità di polifenoli e antiossidanti con effetto protettivo nei confronti delle malattie cronico-degenerative.
Inoltre, non sono da sottovalutare i vantaggi legati al ruolo di lubrificante sociale, ovvero di prevenire o diminuire frizioni e difficoltà e di apportare rilassamento, miglioramento dell’umore e piacere sensoriale.

Ma i possibili effetti benefici del consumo moderato di alcol sono molti altri. Su di essi si è concentrata negli ultimi anni l’attenzione degli studiosi, anche perché si tratta di effetti benefici sulla salute in generale e, specificatamente, sulle malattie cardiocoronariche, prima causa di mortalità precoce nei Paesi industrializzati.
Ed è proprio alla ormai dimostrata azione antiossidante (studi quali il Seven Countries Study ed il Framingham Study) dei componenti non alcolici del vino che oggi si tende ad attribuire la ragione del cosiddetto “paradosso francese”. Con questo termine si indica il riscontro che in certe regioni della Francia l’elevata assunzione di grassi saturi non si correli (come invece accade ovunque) ad una alta mortalità a causa di malattie cardiocoronariche.
La protezione dall’azione lesiva delle reazioni radicaliche nei confronti delle LDL (lipoproteine a bassa densità del “colesterolo buono”), degli acidi grassi polinsaturi e dei tessuti in generale è oggi ritenuta importantissima per la difesa della salute, perché è ormai accertato che l’eziologia di un gran numero di malattie dipende dal verificarsi di tali reazioni.
Questi costituenti non alcolici del vino, sono riconducibili alle numerose sostanze fenoliche
(flavonoidi e non flavonoidi, flavonoli, antociani e tannini solubili, resveratrolo) contenute originariamente nell’uva. Poi, nel corso della vinificazione e con il favore di una lunga macerazione (prolungata fermentazione del mosto in presenza di bucce e vinaccioli) tali composti si sciolgono in buona parte nel vino, dove raggiungono spesso la concentrazione complessiva di 1-5 g/litro (più elevata per i vini rossi, in cui, a differenza dei bianchi, si annovera la presenza degli antociani, responsabili del caratteristico colore).

Formula chimica del resveratrolo, principale antiossidante dei vini rossi.

Nel caso della birra, la presenza dei composti fenolici è riconducibile all’impiego delle infiorescenze del luppolo, o estratti delle stesse, quale ingrediente con funzione amaricante ed aromatizzante.In tale bevanda i tenori di tali molecole si stimano intorno a 150-500 mg/L; molte di queste, peraltro, sono le medesime che si riscontrano nel vino. In particolare, però, recenti studi hanno individuato la presenza dello xantoumulone, appartenente alla classe dei prenilflavonoidi, che, tra tutte le piante conosciute a fini alimentari, risulta essere prodotto solo dal luppolo.
Studi medici condotti recentemente, attribuiscono a questo composto attività particolarmente spiccate quale antitumorale (soprattutto contro tumori al seno, colon ed ovaie), detossificante, antiradicalico e regolatore dei metabolismi del fegato a prevenzione del diabete.

Formula chimica dello xantoumulone, principale antiossidante del luppolo.

Sotto l’aspetto del valore nutritivo, l’apporto in sostanze nutrienti del vino e della birra è trascurabile (salvo per i vini dolci), dato che i più importanti principi nutritivi sono contenuti solo in tracce. L’apporto energetico è legato quasi esclusivamente al contenuto in alcol etilico, il quale sviluppa nell’organismo una quantità di energia pari a circa 7 calorie per grammo (34 Kcal per 100 grammi di birra chiara, 71 e 75 Kcal nel caso di vino bianco e rosso rispettivamente).
La birra ed il vino possono essere a tutti gli effetti considerati “alimenti”, e come tali, affinché mantengano la loro peculiarità positiva rispetto all’uomo, devono essere consumati in modo equilibrato e senza eccessi, possibilmente abbinati in modo corretto se accompagnano piatti della nostra tradizione.
La raccomandazione più importante resta quella di non superare le 2-3 unità alcoliche (U.A.) per l’uomo, 1-2 per la donna e 1 per l’anziano, indicate dalle linee guida OMS come limite massimo giornaliero per chi non ha particolari controindicazioni al consumo di alcolici: 1 U.A. è pari all’incirca ad una lattina da 330 mL di birra normale o ad un bicchiere da 125 mL di vino da pasto di medio tenore alcolico. Le stesse linee guida consigliano di evitare del tutto le bevande alcoliche durante infanzia, adolescenza, gravidanza ed allattamento.
Sfatiamo, infine, un luogo comune: non è affatto vero che la birra ed il vino “aiutino” la mamma che allatta, anzi, oltre a limitare la capacità di allattamento della donna, tracce di alcol potrebbero passare nel latte!

 

 

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Redazione Giornale della Birra
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