Numero 18/2016

2 Maggio 2016

La storia della birra nelle figurine Liebig

La storia della birra nelle figurine Liebig

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A metà Ottocento, il barone Justus von Liebig creò un estratto di carne. Per promuoverlo, abbinò ad ogni confezione una figurina artistica che, costituendosi in “serie”, può considerarsi una specie di enciclopedia popolare e apprezzata. Così avvenne regolarmente fino a quarant’anni fa, poi vi è stato qualche tentativo più recente.

Il collezionista potrà trovare una serie particolare: tratta, appunto, di storia della birra. È la numero 1067 del catalogo Sanguinetti e risale all’anno 1913.

Sei cromolitografie presentano, sul fronte, immagini con didascalia nel retro (o, come vi è scritto, “a tergo”). Con linguaggio che a tratti ricorda un libretto verdiano, si narra dell’antico Egitto brassicolo (che beoni, i faraoni). Poi c’è la vasca di birra di antichi idoli germani, metafora del mare. E si salta all’età moderna: i monaci amanti del luppolo e, più avanti, la birra di Monaco e la porter all’inglese.

I più eruditi si potranno divertire a trovare qua e là qualche ingenua inesattezza. Nel frattempo, visto che le illustrazioni non proseguono oltre l’Ottocento, se se ne producessero delle nuove, cosa vi si potrebbe raffigurare? Sarebbe interessante pensarci. Ora, giusto per curiosità, si può leggere la storia in sei tappe, come raccontata nel retro delle figurine:

 

1) Preparazione della birra per mezzo di pietre riscaldate all’epoca preistorica.

I dotti non s’accordano circa l’età della birra, di questa bevanda attualmente in uso presso tutti i popoli della terra; è però certo che la sua origine risale ai tempi preistorici. I Germani, che hanno lasciato la riputazione di un popolo il quale ha votato alla birra un culto particolare, non ne sono gli inventori; un tale onore pare sia piuttosto da attribuirsi agli antichi Egiziani dacchè sembra accertato che il re Osiride avesse introdotto, fin dall’anno 1960 av. G. C., una bevanda fabbricata col malto di orzo. Quella birra però doveva differire notevolmente da quelle moderne. Come appare dalla nostra vignetta, i Germani allestivano la loro prediletta bevanda con delle pietre infuocate.

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2) La birra presso gli antichi egiziani.

L’antico Egitto era il paese della birra come lo è la Baviera ai dì nostri. Non sappiamo con quale processo veniva tale bevanda fabbricata nel paese dei Faraoni, nondimeno, secondo antichi affreschi, sembra fosse molto forte, giacché quelle remote produzioni ci mostrano dei consumatori estremamente… commossi. Ed a giudicare dai recipienti che figurano nella nostra cromolitografia, i nostri bevitori, che eransi appena seduti, dovevano vuotare la loro coppa un numero di volte abbastanza rispettabile.

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3) Aegir birraio e anfitrione.

La birra aveva presso i Germani una parte tanto importante che essi la introducevano persino nei fasti e gesta dei loro iddii. Così, ad esempio, rappresentavano Aegir, dio dei mari e, nel contempo, birraio. Questa industre divinità avrebbe invitato ogni anno gli Asii (Dei benefici dei paesi nordici) ad una libazione solenne. Essendo avvenuto che in una di siffatte occasioni la sua provvista di birra non bastava a sedare la sete dei suoi convitati, i dei Thor e Tyr andarono dal gigante Hymir, signore delle regioni artiche, per averne l’immensa vasca. È indubbiamente logico di scorgere nel serbatoio di Aegir il letto marino. Entro il dominio del mito si comprende anche l’invenzione della birra per opera di Gambrino, patrono dei birrai e dei grandi bevitori.

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4) Birreria del 17° secolo.

Senza risalire fino a Rabelais, è pur accertato che i monaci furono sempre giusti estimatori delle buone bibite. Ad essi devesi l’invenzione dello sciampagna e di non pochi prelibati liquori. In Germania si fecero birrai, e parecchie grandi marche moderne vanno superbe della loro origine monacale. Fu senza dubbio in una birreria claustrale che ebbe luogo la prima aggiunta del luppolo al malto. Però, secondo tali autori, le tribù ugro-finniche avrebbero conosciuto la birra al luppolo da tempi remoti, ed usatola particolarmente in certe loro cerimonie religiose.

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5) Vecchia birreria di corte (“Hofbräuhaus”) a Monaco, verso il 1830.

Dopo la introduzione del luppolo, la fabbricazione della birra fece nuovi progressi, ed il famoso nettare popolare si raffinò sempre più. Una birreria che ha serbato ancora ai dì nostri una grande celebrità è la “Hofbräuhaus” (birreria della Corte) di Monaco. Questo stabilimento venne fondato nel 1591 dalla Corte bavarese, riproduce il cortile di quella famosa birreria poco dopo la sua apertura; come vedesi, fino da quell’epoca essa aveva una buona clientela.

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6) Birreria londinese al 18° secolo.

La parola “Birra” è d’importazione tedesca, ma la bevanda corrispondente veniva già fabbricata dai Galli. Per lungo tempo essa serbò in Francia la denominazione di “cervoise”, ma questo vocabolo è da secoli caduto in disuso. In Inghilterra si fabbricano parecchie qualità di birra; generalmente sono preferite le birre forti note sotto il nome di “porter”. Le birre inglesi sono preparate col processo dell’“alta fermentazione” e contengono, oltre i soliti ingredienti, una certa dose di zucchero: desse si conservano più a lungo delle altre. La nostra vignetta rappresenta l’interno di una birreria inglese al principio del 18° secolo.

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Umberto Pasqui
Info autore

Umberto Pasqui

Nato a Bologna il 19 agosto 1978, vivo da sempre a Forlì dove lavoro come professore. Ho pubblicato racconti, raccolte di racconti, manuali e saggi, molti pubblicati anche su riviste e antologie. Ho conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza e sono dottore summa cum laude in Scienze religiose con specializzazione pedagogico-didattica. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti, ho collaborato e collabo ad oggi con alcune testate locali. Grazie ad alcuni studi condotti, ho contribuito a far rinascere l’antico marchio familiare (dal 1835) della Premiata Fabbrica di Birra Gaetano Pasqui – Forlì®. In tema brassicolo, ho pubblicato “L’uomo della birra” (CartaCanta, 2010) ed ho curato l’antologia di racconti “Dentro la birra” (BraviAutori, 2012). Per saperne di più su di me: www.birrapasqui.blogspot.com