Numero 01/2019
5 Gennaio 2019
BERSERKER: Capitolo 45
Okir troneggiava sul suo avversario.
Inerme, il Vichingo, era certo che, quella sera, avrebbe cenato al fianco di Odino e dei suoi antenati che più si erano distinti in battaglia.
Levò un braccio verso l’alto, come se della semplice carne e delle robuste ossa potessero resistere al freddo bacio del ferro.
Okir sorrise.
L’ascia levata sul guerriero, l’ultimo dei nemici che ancora respirava.
Un ennesimo movimento indietro, Okir inarcò la schiena, onde conferire ancora più impeto al colpo che, di lì a pochi attimi, avrebbe vibrato.
Un grugnito uscì dalla bocca serrata del padrone di casa.
Fu un attimo.
Uno schianto secco.
STACK!
Membra umane schizzarono via a causa della forza dell’impatto.
Uno schiocco sordo, fragoroso…
Raggelante!
Il braccio del guerriero era stato staccato di netto dal corpo.
Okir, vedendo il nemico impotente e sanguinante, lo afferrò per i capelli.
Iniziò a trascinarlo verso la propria dimora.
Lo scaraventò dentro di essa, i due schiavi che si stavano prendendo cura del messo del Re che non si era ancora ripreso.
«Padrone, che cosa vuoi fare?» chiese la schiava.
“Interrogarlo”, avrebbe voluto rispondere Okir, «INNNARROOO» disse, invece.
«Padrone, lo sai che non si riesce a capire che cosa di ci fino a quando non passa l’effetto del tonico!»
«INNNARROOO» Rispose, nuovamente, lui, con un tono che lasciava trasparire sicurezza.
Incurante, anche se conscio delle limitazioni procurate dalla droga nella birra, Okir afferrò il nemico che sanguinava copiosamente dall’arto amputato.
“Chi ti manda?” e invece disse «IIII MAAAGAH?»
«Non capisco!» rispose lui.
«III MAAAGAH»
«Ma… non capisco! Per gli Dei, o mi curi o mi ammazzi!»
L’ostaggio stava cominciando a sbiancare.
Il colorito della sua carnagione, già chiara per via delle sue origine nordiche, stava diventando bianco-grigiastro.
Ovvio preludio di una prossima e prematura dipartita.
Okir era infastidito da quella situazione.
Come era possibile che, seppur i suoi intenti ed i suoi ragionamenti fossero chiari e lampanti e lucidi per lui, per gli altri fossero incomprensibili, durante l’effetto della droga?
Cercò di scandire bene le parole che stava per pronunciare.
“Il tuo bersaglio era?”: decise di dire poche parole, in modo che il messaggio fosse il più chiaro possibile. Niente frasi lunghe.
Niente aggettivi o verbi inutili, solo una specie di domanda risicata ai minimi termini: “Il tuo bersaglio era?”
Dalle sue labbra uscirono una serie di suoni gutturali « III BERSERKER»
«Tu? Berserker? Che cosa vuol… dire?»
Ormai, il guerriero, era bianco come un cencio.
Nulla avrebbe più potuto salvarlo.
Okir, più adirato che compassionevole, decise di porre fine alle sue sofferenze, con un colpo netto alla base del collo con l’ascia che stringeva ancora tra le dita.
Tutto inutile.
Certo, lui sospettava che ci fosse il Conte, dietro a quell’agguato…
Ma, se ne avesse avuto la certezza, avrebbe potuto denunciarlo durante l’assemblea dei guerrieri e sfidarlo a duello legalmente!
Poco male, in fondo!
Era sopravvissuto a tre energumeni, il messo respirava ancora e poi… quelle parole che gli erano uscite dalla bocca, inconsapevolmente, suonavano proprio bene!
Sì, erano minacciose ed aggressive!
Era un nome che ben si adattava ad un reparto d’elité dell’esercito vichingo!
BERSERKER!
Sì!
In fondo, quell’interrogatorio non si era concluso con un totale buco nell’acqua!