Numero 07/2022

14 Febbraio 2022

Leggende d’amore legate alla birra

Leggende d’amore legate alla birra

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Oggi è San Valentino, il giorno più atteso al mondo dagli innamorati: quante cortesie, romantiscimi, sorprese e dediche addolciranno i cuori nella giornata odierna!

Anche la birra, nel corso della sua millenaria storia, è stata al centro di leggende e di amori. Forse per la sua frechezza, forse per la capacità di addolcire i cuori più duri, o ancora per il suo potere inebriante quando consumata senza i giusti limiti!

Il pantheon sumero annovera tra le sue fila Dumuzi, il dio del raccolto e della vegetazione venerato anche dagli Accadi, Assiri e Babilonesi. Dumuzi era sposo di Inanna che, oltre a essere la dea dell’amore, della fertilità e della guerra, era anche la patrona delle taverniere. Nell’Epica di Gilgamesh, l’eroico sovrano ha un importante incontro d’amore con una taverniera, che non è soltanto un’umile dispensatrice di birra, ma si tratta di una dea che gli darà ottimi consigli, aiutandolo a trovare l’isola dell’immortalità.

 

Non erano solo le divinità mesopotamiche ad amare la birra, anche in Egitto questa bevanda era molto apprezzata. Sappiamo infatti che Ra, il dio sole, regnava da molto tempo ed era ormai considerato vecchio e debole dal suo popolo, che lo derideva. Infuriato, Ra prese una drastica decisione: avrebbe sterminato l’impudente genere umano! Chiamò Hathor, la dea con testa di vacca, che gli era molto cara, e la pregò di mettere in atto una totale distruzione. La gioiosa e benevola vacca divenne allora una feroce leonessa e assunse la forma di Sekhmet, spargendo ovunque morte e distruzione e dissetandosi solo con il sangue delle sue vittime. Vedendo un simile scempio e vedendo anche andare a morire molti tra i suoi amati, Ra si pentì della propria decisione e chiese alla dea di fermarsi, ma ormai era troppo tardi e Sekhmet provava un piacere perverso nel seminare devastazione. Ra decise allora di offrirle della birra, che colorò di rosso grazie al succo di melograno, dicendole che si trattava di otri pieni di sangue. Sekhmet si ubriacò e ben presto non fu più in grado di reggersi in piedi; barcollò e finì a terra, dove si addormentò profondamente. Quando si svegliò, tornò ad essere la dolce e gentile Hathor dei tempi passati.

Nel mondo nordico la birra aveva un ruolo molto importante, infatti era portatrice di furore guerriero o di ispirazione profetica. Non per nulla, una leggenda norrena racconta di come la poesia arrivò fino agli uomini proprio grazie a Odino e a uno speciale idromele, di fatto birra,  capace di conferire a chiunque lo bevesse il dono poetico.

I popoli norreni avevano una cerimonia chiamata sumbl che era incentrata sul bere bevande alcoliche per raggiungere uno stato d’estasi. In questo momento ispirato, i vichinghi ritenevano di saper discernere meglio la verità sia nel proprio cuore che nelle parole altrui. In questo rituale, colui che beveva era considerato vicino agli dèi. Durante particolari giorni dell’anno, si usava radunarsi e bere assieme un sorso da una coppa chiamata Coppa di Bragi. Gli uomini di alto rango se la passavano l’un l’altro e, dopo aver preso una sorsata, facevano i voti per l’anno nuovo, che si credeva fossero ispirati dagli dèi e che quindi andavano onorati.

 

Nelle saghe vichinghe avviene spesso che qualche eroe pronunci, sotto la guida divina, un giuramento impossibile o una dichiarazione di amore che va contro il buonsenso (come ad esempio rubare la moglie del fratello, sposare una nemica), ma in ogni caso sa che dovrà adoperarsi per onorare il voto, perché le parole pronunciate dopo aver bevuto dalla Coppa di Bragi sono sacre e stabiliscono il destino degli uomini.

La birra, insomma, è protagonista nella vita reale di molti innamorati, magari è stata davvero la scintilla che ha reso più facile superare l’ostacolo del primo bacio… ma si ritrova anche in tante leggende lontane, positive o più nebulose, legate al destino di uomini e donne, dei e dee.

 

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Mario De Luca
Info autore

Mario De Luca

Nato nel lontano 1986, orgogliosamente napoletano, trascorro la mia vita tra libri universitari, birrerie e calcio.
Laureato in Economia aziendale, ora laureando in Economia e commercio, in continuo viaggio tra Roma, Napoli e Castel di Sangro, in provincia dell’Aquila – “Emigrante? No, turista…” come direbbe Troisi -, dove i miei posseggono una birreria, per me croce e delizia.
Utilizzo quotidianamente la scusa dell’appassionato di birre per poter bere…di recente mi sono avvicinato al mondo dell’ homebrewing, non vi dico con quali pietosi risultati!
Scrivo di birra per passione e cercherò di spaziare tra tanti argomenti, sperando di dare un valido contributo ad giornaledellabirra.it, che molto gentilmente mi ha offerto quest’opportunità.
Amo definirmi “socievole ma soprattutto curioso, spesso critico”…non sono, nè voglio diventare un gastrofighetto, come disse un giorno Antonio Capaldo dei Feudi di San Gregorio, riferendosi a quei finti pseudo-cultori del cibo, che si incontrano nel reparto vini del supermarket o durante il corso di marketing all’università. Non sono un degustatore professionista, ma semplicemente un amante delle birre in genere, special modo tedesche, interessato circa il movimento dei microbirrifici italiani. Adoro i nuovi birrifici “fuori dagli schemi” e il loro modo di approcciarsi al mercato, lontano dagli standard e dalla tradizione, pensando controcorrente ed osando (questo rispecchia anche il mio carattere).
Non prendetemi troppo sul serio, tra una battutina e un’analisi seriosa proverò a strapparvi un sorriso e allo stesso tempo, assieme, navigheremo in questo mare giallo (birra eh, mica altro…non fraintendetemi)!