Numero 21/2019
22 Maggio 2019
Ecco la bière blanche, la seconda birra dell’Università di Udine!
Università di Udine e Baladin fanno il bis: è stata presentata lo scorso 16 maggio, in concomitanza con l’avvio del 20° Corso tecnico gestionale per imprenditori della birra tenuto dall’ateneo, la seconda “birra dell’università” realizzata dagli studenti del corso di tecnologia della birra – tenuto dal “decano” prof. Buiatti – presso l’impianto di Piozzo. A presentare la birra, insieme al prof. Buiatti, è stato lo stesso Teo Musso; accolto dal direttore del dipartimento di Scienze agroalimentari, Paolo Ceccon – che ha auspicato un potenziamento della collaborazione con Baladin, in vista dell’avvio nel prossimo anno accademico del corso di laurea in Scienza e cultura del cibo.
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L’idea è quella di produrre ogni anno una birra diversa, con una ricetta elaborata dagli studenti in base alla sensibilità del gruppo; e così, dopo la amber ale del 2018, nel 2019 è arrivata una blanche. Coerentemente con la filosofia sia di Baladin che dell’università, che intendono promuovere le materie prime italiane e finanche locali, la birra è prodotta interamente con materie prime nazionali: il frumento è infatti friulano, mentre orzo e luppolo – Cascade e Golding – sono stati coltivati da Baladin. A questo si aggiungono il bergamotto – “simbolo di italianità”, a detta di Musso, che è andato a sostituire la tradizionale arancia – e il coriandolo, provenienti da fornitori di Baladin tra il centro e il sud Italia. Dei 5000 litri prodotti, la maggior parte è stata infustata e sarà distribuita nei 15 locali di prorietà Baladin in Italia; mentre la parte imbottigliata, verrà venduta tramite i canali dell’università – l’Azienda agraria dell’ateneo e due locali storici di Udine, l’Osteria Pieri Mortadele e l’Antica Osteria Da Pozzo.
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I proventi verranno interamente reinvestiti nella ricerca al fine di potenziare il settore e, in prospettiva, anche in borse di studio e assegni di ricerca.
“Da un anno all’altro abbiamo prodotto birre completamente diverse ma tutte realizzate con ingredienti al 100% italiani – ha spiegato Musso –. Spero che per gli studenti sia stata una bella esperienza così come per noi è estremamente stimolante contribuire a fare cultura insieme all’università”. Un ateneo che è appunto ytra i pionierri in questo settore: “L’università di Udine – ha ricordato Buiatti – è stata la prima in Italia ad attivare un corso di “Tecnologia della Birra”, ormai quasi quaranta anni fa, a sottolineare il forte legame che la città di Udine ha storicamente con la birra, basti pensare alla fabbrica di birra Moretti e allo stabilimento della birra Dormisch.
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Nel corso degli anni l’ateneo si è dotato di un impianto sperimentale per la produzione della birra con finalità didattiche e di ricerca e di una micro malteria della capacità di 500 kg che rappresenta un unicum per la realtà accademica italiana”.
Naturalmente la presentazione si è conclusa con la degustazione. Si tratta di una blanche in qualche misura sui generis, data appunto la presenza del bergamotto, che spicca bene all’aroma; in cui si coglie bene anche il coriandolo, assieme ad una nota pepata. Non molto gassata per essere una blanche, e con un corpo discretamente robusto per lo stile pur rimanendo scorrevole, non mette molto in evidenza la componente acidula del frumento, che pur percepibile non spicca su quella maltata dell’orzo; che conferisce finanche un leggero sentore di miele – ma qui bisogna dire che la temperatura, leggermente più alta di quella a cui andrebbero servite le blanche per ragioni logistiche che non hanno permesso il raffreddamento fino alla temperatura ideale, potrebbe aver influito.
Piccoli birrai crescono, dunque? L’auspicio del prof. Buiatti è quello che questi corsi si traducano in competenze a disposizione dei birrifici – in particolare artigianali – locali, non solo in sala cotta, ma anche più in generale a livello di gestione aziendale e dell’intera filiera.