Numero 02/2024

8 Gennaio 2024

Il giro del mondo in… tante birre: Botswana

Il giro del mondo in… tante birre: Botswana

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E dopo il Benin, il Giro del Mondo in Tante Birre ci fa tornare in Africa alla scoperta del Botswana, il Paese con la democrazia più duratura di tutto il continente. Infatti, dal 1966, anno dell’Indipendenza dalla corona inglese, ha sempre goduto di una certa stabilità politica. A differenza di molti altri Stati africani, non ha conosciuto scontri fra etnie e colpi di stato, anzi, la convivenza tra Bantu e bianchi è sempre stata pacifica.

Botswana significa “terra del popolo Tswana”, tribù di pastori e contadini dell’Africa meridionale arrivati qui circa 400 anni fa a seguito di un lungo periodo di piogge. La zona desertica del Kalahari divenne, così, un territorio agricolo molto appetibile.

Ad oggi le risorse economiche più ingenti derivano dall’industria mineraria ed estrattiva. I giacimenti di diamanti fruttano più di 20 milioni di carati all’anno! La miniera di Jwaneng, nel sud del Paese, è la più ricca del mondo.

Anche il settore del turismo è in forte crescita, grazie ad una politica interna di promozione economica, di miglioramento delle infrastrutture e di tutela ambientale. Infatti, quasi il 30% del territorio è occupato da aree naturali protette, tra cui quella del Parco Nazionale del Chobe (v. foto seguente) e del Delta dell’Okavango che è diventata, addirittura, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

 

In base all’Indice di Sviluppo Umano (ISU) del 2020, il Botswana si trova al quinto posto della classifica dei Paesi africani più ricchi. Tantoché nell’ultimo decennio ha registrato un progresso economico medio del 5%, diventando uno dei Paesi con il tasso di crescita più alto a livello globale.

LA STORIA DELLA BIRRA IN BOTSWANA

Come in molti altri Paesi fin qui esplorati, anche in Botswana la storia della birra affonda le proprie radici nella produzione di birre tradizionali preparate con cereali locali.

Sono le tribù Bantu, arrivate intorno al 1500, a introdurre le birre al sorgo e portare avanti il ruolo centrale della donna come birraia. Compito ancora oggi rispettato per celebrare matrimoni, cerimonie e rituali popolari.

Di seguito alcuni esempi di fermentati tradizionali. La birra al sorgo (Bojalwa), dall’aspetto torbido e con un gusto acido e persistente; la cui gradazione alcolica può arrivare fino all’8% ABV. Ma quelle più consumate non arrivano neanche al 4%.

Il Khadi è la bevanda nazionale ottenuta dalla fermentazione dei frutti maturi di Grewia flava (ribes selvatico) essiccati al sole con l’aggiunta di zucchero di canna o miele.

Il Chibuku, invece, è la versione commerciale della birra al sorgo, molto consumata in tutta l’Africa meridionale. Di colore beige/rosato, dalla tipica consistenza densa, con un gusto tendenzialmente acidulo dalle sfumature wild. Alcune volte può essere prodotto con il mais. In Botswana è conosciuto anche come Chibuku Shake-shake perché prima di berlo bisogna agitare il contenitore (cartone da 1 lt.) per mescolare bene i sedimenti presenti sul fondo.

La tradizione di queste birre si ritrova anche nella odierna suddivisione in due tipologie brassicole: le birre chiare (clear beer) simili alle Lager europee, consumate dai turisti e dai benestanti. Le birre opache (opaque beer) preferite, invece, dai ceti più popolari del Botswana.

I 3 BIRRIFICI PIU’ IMPORTANTI DEL BOTSWANA

La birra è parte integrante della vita e della cultura del Botswana, nonostante leggi molto restrittive relative alla tassazione e all’orario di apertura dei locali, varate per contrastare l’abuso di alcol.

Il mercato del Botswana, comunque, è in mano alle birre industriali, non solo locali ma anche provenienti da altri paesi come la Carling Black Label del Canada, marca leader nazionale.

– Il primo birrificio del Botswana: KGALAGADI BREWERIES LIMITED

Nato come Botswana Breweries negli anni ’60 a Francistown, città vicina al confine con lo Zimbabwe. Nel 1970 viene assorbito da una holding di cui fa parte anche Kgalagadi Breweries che nel 1977 passa sotto la proprietà del colosso internazionale SabMiller. Il birrificio, la cui sede principale è nella capitale Gaborone, è il più grande di tutto il Botswana, con oltre 1000 impiegati, e distribuisce altri marchi di birre come: Corona, Carling Black Label e Budweiser. Su licenza imbottiglia anche i prodotti del Gruppo Coca-Cola.

 

 

  1. LOUIS: birra chiara a bassa fermentazione di stampo tedesco dove le note maltate sono le protagoniste con un lieve amaro nel finale. Gradazione alcolica: 3,5%
  2. LOUIS EXPORT: la versione Premium leggermente più alcolica della precedente. Gradazione alcolica: 4,5%

CHIBUKU: birra tradizionale a base di sorgo, dall’aspetto torbido e consistenza densa. Con un gusto acidulo. Il Chibuku fresco dura poco meno di una settimana e continua la fermentazione nel contenitore, per questo la gradazione alcolica può variare da 0,5% a 4%.

– Il primo birrificio artigianale del Botswana: BIG SIP CO

Fondato da Alexander Moss nel 2017 nella capitale Gaborone con l’intento di far conoscere a più persone possibili il mondo delle birre artigianali. La produzione è in mano al birraio Jan-Hendrik de Buhr. Purtroppo il birrificio ha vissuto alti e bassi dovuti alla pandemia e a nuove leggi sull’alcol. Agli inizi del 2023, infatti, ha cambiato proprietà e si sta riorganizzando.

 

 

GOLDEN ALE: birra chiara ad alta fermentazione di ispirazione inglese. Facile da bere, dalla bella rotondità, con piacevoli note fruttate. Gradazione alcolica: 4,5%

MANDARINA APA: birra chiara ad alta fermentazione che si rifà alle American Pale Ale. In primo piano i luppoli con le loro note di mandarino e agrumi. Gradazione alcolica: 4,5%
CITRILLO IPA: birra chiara ad alta fermentazione di ispirazione inglese, dalle note decise di agrumi e passion fruit. Si serve anche con una fetta di pompelmo. Gradazione alcolica: 6,5%

– Il birrificio “più collaborativo” in Botswana: OKAVANGO CRAFT BREWERY

È il primo birrificio dell’area settentrionale fondato nel 2019 nella città di Maun. Prende il nome dal fiume omonimo che nasce in Angola e sfocia in un’area paludosa del deserto del Kalahari in Botswana. Il legame con il territorio è fortissimo, la scelta del nome, infatti, non è casuale. Il bacino dell’Okavango è talmente vitale per la popolazione circostante e per la fauna selvatica che il birrificio collabora con l’ONG Ecoexist. L’obiettivo è di proteggere i corridoi di passaggio degli elefanti e promuovere l’agricoltura sostenibile locale da cui proviene il miglio usato per la produzione delle birre, in aggiunta al malto d’orzo.

 

 

DELTA LAGER: birra chiara a bassa fermentazione che si rifà alle Lager tedesche. In primo piano le note maltate rinfrescate da un’elegante luppolatura europea. Gradazione alcolica: 4%

KINGFISHER: birra chiara ad alta fermentazione ispirata alle Session IPA americane. Dissetante e facile da bere grazie ai suoi aromi di frutta tropicale e ad un finale piacevolmente amaro. Gradazione alcolica: 4,5%

PANHANDLE: birra ambrata ad alta fermentazione che richiama le Bitter inglesi. Il nome deriva dalla principale regione di coltivazione del miglio. In equilibrio le note caramellate del malto con quelle più amare e speziate del luppolo. Gradazione alcolica: 4,5%

OLD BULL: birra scura ad alta fermentazione d’ispirazione irlandese. Protagoniste le note di caffè e cioccolato fondente alleggerite da un finale amaro. Gradazione alcolica: 4%

 

Il Botswana può essere considerato un paese-modello che molti Stati africani dovrebbero prendere come esempio. Le difficoltà sociali esistono, questo è fuori di dubbio, ma la ferma volontà del Governo di far prosperare il proprio popolo, sembra abbia messo da parte egoismi ed avidità personali che, invece, dilaniano da sempre altre realtà del continente.

Alla prossima pinta!

Siti internet e pagine social di riferimento:

Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.facebook.com/KgalagadiBreweriesLimited

www.facebook.com/BigSipCo

https://okavangocraftbrewery.com

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!