Numero 07/2018

15 Febbraio 2018

Da Roma alla provincia di Ascoli Piceno sperimentando, ecco il birrificio Babylon!

Da Roma alla provincia di Ascoli Piceno sperimentando, ecco il birrificio Babylon!

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Venerdì 2 febbraio il birrificio Babylon di Villa Pigna nel comune di Folignano, in provincia di Ascoli Piceno, si è affacciato sullo scenario milanese con una serata alla Belle Alliance di Corso San Gottardo a Milano. La serata è stata l’occasione per conoscere i prodotti del birrificio e fare una chiacchierata con  due dei quattro fondatori Adriano Giulioni e Simone Pedicino (assenti Michele Isoldi e Francesco Pedicino).

 

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Prima di incontrarli, cerchiamo di capire il perché del nome Babylon. Il termine Babilonia, ricordano i ragazzi del birrificio, è oggi utilizzato in senso dispregiativo per etichettare una società decadente: non di rado questo termine è stato associato alla città di Roma, spesso identificata – nel corso della sua lunghissima storia – come il simbolo di una città moralmente compromessa, fondata esclusivamente sull’ossessione del potere e del profitto ma nell’immaginario collettivo degli antichi, Babilonia era invece una città permeata di erudizione e scienza, i cui abitanti partecipavano collettivamente all’impresa di raggiungere la sapienza massima: un’aspirazione concretizzata nella torre di Babele, dalla cui distruzione ebbe origine la diversità di linguaggi e culture. E proprio a questa città utopica il birrificio ha deciso di ispirarsi per costruire la sua idea di birrificio: un luogo dove far convergere aspirazioni, conoscenza e passione con il dichiarato obiettivo di affacciarsi sul mercato con una prospettiva nuova e originale.

 

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Adriano e Simone, in esclusiva al Giornale della Birra, raccontano i primi passi e i progetti futuri del birrificio.

 

Come è nato il birrificio?

“Noi soci volevamo già da tempo buttarci nel mondo della birra. Veniamo da un percorso iniziato diversi anni fa di homebrewing e di vari corsi di degustazione. Il birrificio è vicino ad Ascoli Piceno ma noi siamo tutti di Roma e venendo dalla capitale abbiamo avuto la possibilità di conoscere appieno il mondo della birra. Sappiamo tutti che a Roma c’è abbastanza movimento nel settore. Ad un certo punto (parla Adriano, ndr) mi sono allontanato da Roma e sono ritornato nelle terre di origine, al confine tra Marche e Abruzzo e qui abbiamo trovato un vecchio birrificio in disuso, un impianto da 6 ettolitri della Velo a fiamma diretta. Quando lo abbiamo visto ci siamo innamorati e abbiamo deciso di fare il partire il progetto. Stavamo pensando da tempo di buttarci su un birrificio. Abbiamo quindi rivitalizzato l’impianto e sistemato parecchie cose. A settembre 2016 entriamo nel mercato con le nostre prime tre birre”.

 

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Quali sono state le vostre prime birre?

“Siamo usciti con una Pils, una Ipa e una Stout a cui poi se ne sono aggiunte altre. A maggio scorso invece abbiamo inaugurato il brewpub all’interno del birrificio. Poi oltre a queste produciamo una Triple e una Gose e una Double Ipa. Abbiamo anche inaugurato in linea Sour dove ogni volta cambiamo gli ingredienti. E’ una linea che cambia parecchio. Infine abbiamo aggiunto la Sangue di Bosco; si tratta di una Belgian Pale Ale con i frutti di bosco”.

 

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Come state andando?

“Stiamo andando bene. Le birre sono apprezzate a livello qualitativo. Viene apprezzato anche il modo in cui le caratterizziamo. Attualmente per la maggior parte delle birre la filosofia produttiva è quella di rispettare gli standard stilistici di riferimento, ma cerchiamo di caratterizzarla non attraverso un’impronta pesante ma facilitando principalmente la bevuta. Inoltre, devo dire che mettendo ingredienti insoliti, ad esempio nella Ipa mettiamo la buccia d’arancia, riusciamo ad ottenere dei riscontri positivi sia dei Publican che dai clienti. Ovviamente sulle tipologie di birre dipende dai luoghi, da noi ad esempio vanno molto la Tripel e la Gose”.

 

Dove si possono trovare le vostre birre?

“Attualmente copriamo Marche e Abruzzo e tutta la zona di Roma. Stiamo portando i nostri prodotti anche qui a Milano. La più venduta delle nostre birre è la Tripel, seguita subito dopo dalla Ipa”.

 

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A quanto si attesta la vostra produzione attuale?

“Adesso abbiamo preso un altro fermentatore e siamo sui 6 mila litri al mese. Per l’anno puntiamo ad un’altra espansione. Vorremmo arrivare ad altri 2 mila litri in più, quindi a 8 mila come Cantina, e vorremmo espanderci anche al Nord. L’interesse sta crescendo e vorremmo raggiungere più posti possibili”.

 

Siete nati da poco. Che idea vi siete fatti del mercato attuale della birra artigianale?

“Ormai si parla di selezione. Se uno fa prodotti di qualità le persone iniziano ad avere un gusto e selezionano quelle che vogliono bere o che non vogliono. Le persone stanno affinando il palato. Chi non ha dietro una storia e/o un prodotto di eccellenza inizia ad avere dei problemi. Se uno vuole e puo’ scegliere, ovviamente sceglie di bere bene. Bisogna puntare sulla qualità e non conta piu’ la moda o cavalcare l’onda. Adesso bisogna usare materie prime di eccellenza e avere uno standard di qualità alto”.

 

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Avete altri progetti in futuro?

“Vogliamo sperimentare di più. Ci stiamo divertendo parecchio con questa linea Sour, la utilizziamo per sperimentare diversi tipi di frutta che ogni volta possono cambiare. E’ interessante anche il mondo che riguarda gli affinamenti in botte”.

 

Maggiori informazioni: www.birrificiobabylon.com

 

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