Numero 53/2020

30 Dicembre 2020

La Bruges De HalveMaan

La Bruges De HalveMaan

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Dopo aver girato per locali nelle vie della città, potreste esservi fatti una domanda. Cosa ci fanno ben3276 metri di tubi e condutture,arrivando in alcuni punti fino a 36 metri di profondità, per portare la birra dal birrificio all’impianto di imbottigliamento?Volete sapere il perché!?

Semplice, se vuoi mantenere il tuo sito di produzione esattamente dove nacque ben 456 anni fa, ed evitare di congestionare i trasporti nel centro cittadino con una soluzione ecologica, devi pensare in maniera creativa ed alternativa; e così il 16 settembre 2016 venne inaugurata la “Pipe-line” del birrificio più rappresentativo e storico di Bruges.

Aristotele definì come Ethos, Pathos e Logos, le caratteristiche principali della comunicazione, ma credo che basti parlare di famiglie birrarie come Maes-Vanneste, legate alla storia del Belgio, per evocarle tutte insieme. Così per uscire dalla soggezione del momento, ho chiamato in mio soccorso un uomo birra, che oltre ad aiutarmi, è anche il responsabile del marchio De HalveMaan per l’Italia, Francesco Erario.

La Demi Lune” fu fondata da LeonMaes, conosciuto anche come Henri I, nel 1856, acquistando un vecchio stabile dove si produceva birra sin dal 1564 (dai registri cittadini, il birrificio Die Maene in Walplein-piazza del muro), con l’aiuto economico dello zio Petrus-Johannes Maes, canonico della città.

Negli anni a seguire i figli Henri II e Achère, succedettero al padre scomparso prematuramente, ed affinarono le loro tecniche di produzione in Inghilterra. Stessa sorte toccò anni più tardi, ad Henri III che rilevò la birreria nel 1919, e quando finì il primo conflitto mondiale, anche lui cercò nuove soluzioni brassicole. Ma questa volta, non più attraversando la Manica, ma bensì spostandosi in Germania per imparare i segreti delle basse fermentazioni. Dal 1950 De HalveMaan, con il coinvolgimento di Henri IV Maes, vide accrescere il proprio prestigio anche per l’acquisto del vicino birrificio Brugge Zeehaven.

 

 

Le famiglie Birraie di Bruges

Nel XIX secolo, Franciscus Vanneste era un agricoltore di Oostkamp, vicino Bruges, e gestiva insieme alla moglie Sophie D’Hoore la fattoria “Lieverstede”. L’edificio esiste ancora oggi, ed ospita un complesso residenziale che conserva intatta la camera da letto di Franciscus e Sophie. All’epoca, era frequente che le fattorie si occupassero anche della produzione di birra per uso personale, soprattutto nei freddi mesi invernali, quando le attività agricole erano meno intense.

Siamo nel pieno della Rivoluzione industriale, e in molte persone venivano attratte sia dalla vita cittadina, sia dal settore industriale. Quattro dei cinque figli di Franciscus decisero pertanto di lasciare l’azienda agricola di famiglia, ed avviarono un birrificio. Désiré Vanneste (1828-1900) si stabilì a Walplein, dove fondò il birrificio “Brugge Zeehaven”, che sarebbe stato gestito fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale dal figlio Achille. La figlia Clémence Vanneste si sposò con il vicino Henri Maes del birrificio DeHalveMaan. Infine, un altro dei fratelli chiamato Aimé, divenne mastro birraio presso la birreria  diSt. Andries Brugge, appena fuori la Smedenpoort, chiamato “Le Phare”. Su consiglio del fratello August, nel 1872 Jules Vanneste (1835-1909) rilevò la distilleria “’t Hamerken” sulla Langestraat, che in seguito sarebbe stata trasformata nell’omonimo birrificio. Nel 1983, la fabbrica di birra fu rilanciata da Paul Vanneste con il nome di “De Gouden Boom”.

Anni ‘80

Nel 1981, venne aperta la prima bottiglia di Straffe Hendrik, per la presentazione di una statua dedicata al patron cittadino St. Arnoldo, il santo patrono dei birrai, e venne di fatto dedicata a tutti gli uomini del birrificio con il nome di Henri o Hendrik.

Proprio in quegli anni un po’ complicati per i birrifici tradizionali (le future multinazionali avevano iniziato a comprare e conglobare machi birrai), fu una donna ad avere la forza e le capacità, per portare avanti i brand della Mezza Luna, VéroniqueMaes, figlia di Henri IV. Lei iniziò a restaurare il sito storico del birrificio, e decise di trasformare l’ex impianto di imbottigliamento e di maltaggio, in confortevoli ed accoglienti caffè e ristoranti. In tutto questo Véronique ebbe anche un figlio, Xavier Vanneste, che a soli 25 anni (2005), entrò come mastro birraio nel birrificio di famiglia, e solamente tre anni più tardi(2008), andò a riprendersi i marchi del birrificio materno, precedentemente rilevati (1988), dalla azienda partecipata (Carlsberg-Heineken), Alken-Maes di Mechelen-Belgio. Nel 2019 con la stessa caparbietà Xavier, tornò ancora dalla Alken-Maesper riportare a Bruges un altro marchio birrario, ma questa volta brassato dal lato familiare paterno, la “Brugs Tarwebier”.

Questa breve introduzione storica serve fondamentalmente a far comprendere come le birre della Mezza Luna, prendano quella loro forza vitale non soltanto dalle materie prime, dalla fermentazione dei suoi lieviti, oppure dalla gradazione alcolica; ma bensì trovano la ragion d’essere in quel legame di sangue, esistente tra le sei generazioni di brasseur dei Maes, e le cinque generazioni di mastri birrai dei Vanneste, uniti insieme in quel palpabile orgoglio birrario, che solo una vera Famiglia può avere: “fier op zijnbier!”

 

 

Birra da matti!

Oppure se volete BrugseZot. Nata nel 2005 insieme al rilancio del birrificio, fortemente voluto da Xavier, sapientemente coadiuvato dalle sue due sorelle Anne e Sylvie. Questa birra Blonde Belgian Ale da 6° alc, leggermente luppolata (26-27 Ibu) con Styrian Golging e Hallertau, utilizzando uno dei lieviti gelosamente custoditi, che viene fatto lavorare sul fermentescibile datogli da 4 tipi di malto diversi. Il nome alquanto curioso deriva da un evento storico avvenuto nel XV secolo. Durante una delle tumultuose visite di Massimiliano D’Austria a Bruges, il monarca venne sicuramente colpito dalla sfilata degli Zotten (pazzi, giullari), infatti quando alcuni cittadini gli chiesero uno Zothuis (manicomio), lui rispose: “Un manicomio è tutto ciò che ho visto oggi“. Esiste anche una BrugseZotDubbelcon 7,5% di alc, e viene prodotta con malti scuri e l’aggiunta di luppolo Saaz, per conferirle un gusto unico. Da circa un anno esiste anche la Bruges Zot analcolica (0,4 % alc), dimostrando come sempre, quell’assoluta tradizione belga di De HalveMaan, contrapposta ad uno spirito commerciale, ispirato ed innovativo.

 

Straffe Hendrik una Tripel“à l’ancienne”, con un colore ed un sapore intenso come un sole d’estate, che riscalda la bocca, fin dal primo sorso. Con i suoi 9% alc, le sue sei diverse varietà di malto, l’utilizzo dei luppoli Saaz e Styrian Golding. Questa birra viene normalmente usata da alcuni famosi chef di Bruges, tra cui Gert De Mangeleer del ristorante a tre stelle Michelin HertogJan, sia nelle sue ricette che negli abbinamenti. La Straffe Hendrik Quadrupel, nacque nel 2010 dando maggior intensità con un color brunito, e legando la ricetta originale ad una complessità ed alcolicità (11% alc) più strutturata. Ogni anno viene proposta una versione Heritage, maturata in botti di rovere, e con una produzione limitata. Mentre l’ultima versione (2014), della Straffe Hendrik vede l’utilizzo di Brettanomyces (una famiglia di lieviti selvaggi), aggiunti nelle bottiglie in rifermentazione, dandogli quel tocco fiero e ribelle, oppure se preferite semplicemente Fiammingo.

 

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Andrea Ceretti
Info autore

Andrea Ceretti

Sono nato a Biella il primo giorno di primavera, del 1971 (anche se negli anni settanta era ancora l’ultimo d’inverno).
Probabilmente da piccolo (e già qui), in un giorno qualsiasi durante il catechismo, nel momento stesso in cui il prete raccontava di quando Gesù Cristo, seduto accanto al pozzo di Giacobbe, all’ora sesta, appena vide la donna di Samaria gli disse:” Dammi da bere”, lì per lì restai sicuramente colpito da quella citazione, poiché, fin da metà degli anni novanta iniziai a portarla in giro con me per il mondo, modificandola con un bel “Please, give me a Beer”; perché, a meno che voi non siate il nuovo messia, iniziare gentilmente una frase, funziona anche nel più sperduto e malfamato bar di Caracas.
Appassionato di Birra,cavalli, musica ed un’altra cosa che ora mi sfugge, ma capita a volte di averla proprio sulla punta della lingua. Mi piacerebbe poter pensare ad un giorno in cui,questo piccolo “Pianeta Birra”,fosse sempre più libero da mercanti di pillole per la sete, e con più rose felici e contente di farne parte, senza troppi protagonismi o inutili dispute su chi sia la più bella o la più buona.
Inoltre,in questi anni, ho maturato la convinzione che solo una buona cultura birraria, potrà permettere a quel “Piccolo Principe” che c’è in ognuno di noi, di poter realizzare almeno in parte, il proprio sogno. Tutto in quel semplice e fugace battito di ciglia, mentre abbassando gli occhi, ci portiamo alla bocca un buon bicchiere di Birra, riconciliandoci l’anima….Qualsiasi essa sia.

Con il mutare dei tempi, è cambiato anche il modo di “bere” la Birra.
Si va così affermando la tendenza alla degustazione, più che al consumo.
Dal primo libro, su cui inizia a studiare. Michael Jackson Beer – 8 ottobre1998