Numero 15/2022

12 Aprile 2022

Birre artigianali e grafica delle etichette – Un connubio artistico ordinario oramai e spettacolare!

Birre artigianali e grafica delle etichette – Un connubio artistico ordinario oramai e spettacolare!

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Le birre sono il contenuto, bottiglie e lattine sono il contenitore. Spesso, sentiamo dire di badare più alla sostanza che alla forma, ma “anche l’occhio vuole la sua parte”. Insomma, come sempre, est modus in rebus. Le birre sono state storicamente proposte in un contenitore di vetro e, già da allora, la presentazione del prodotto ai nuovi bevitori era importante, il biglietto da visita era l’etichetta soprattutto. È facile recuperare etichette del passato molto ben fatte, disegnate ad arte e decorate finemente. Oggi, però, c’è un’attenzione particolare, anche maggiore, alla presentazione del prodotto, sempre più birrifici artigianali si affidano a grafici, studi di grafica oppure artisti per la realizzazione delle etichette delle loro birre, ma anche per la realizzazione della veste grafica del birrificio. Complice l’avvento delle lattine? Molto probabilmente, ma anche una maggiore attenzione e passione al mondo dell’artigianale da parte di più persone, appassionati e novizi. Questo spinge verso una collaborazione sempre più evidente e fitta fra la grafica e le birre artigianali. Di seguito, alcune domande rivolte a grafici e/o artisti che hanno collaborato con alcuni birrifici artigianali italiani. Come nascono e si sviluppano queste collaborazioni?

 

Iniziamo con Elisa: una Grafica e Web Designer, una ragazza che si occupa di diversi birrifici e non solo, realizza le vesti grafiche per gli stessi ed anche le etichette per molti altri, i suoi lavori possono essere visualizzati sul sito mindwarp.it ed è conosciuta anche come @mindwarp_design su Instagram.

 

 

Come hai iniziato la collaborazione con i birrifici? (Godog, Renton, War alcune delle collaborazioni ndr)

La mia prima collaborazione con un birrificio è nata nel 2016 quando Francesco di War mi contattò per chiedermi se potessi occuparmi di tutta la progettazione del brand del birrificio artigianale di cui era fondatore.

Aveva le idee piuttosto chiare su quello che voleva che War dovesse rappresentare, ma non su come trasmetterlo. Mi diede fin da subito fiducia e libertà e grazie a questo nacque una collaborazione che prosegue tuttora. Con il tempo, War si è affermato nel panorama della birra artigianale italiana, oltre che per la qualità delle birre, anche per la loro strategia social e non hanno mai dimenticato di citarmi in quanto loro grafica dando la giusta visibilità al lavoro svolto. Sono stata contattata anche da altri birrifici (Bosco Grosso,Godog, Renton, La Birrofila, Finix Brewery e Kottabos) che volevano dare una nuova veste grafica ai loro birrifici o crearla da zero o semplicemente fare delle collaborazioni, specializzandomi in questo mondo.

 

Cosa conoscevi del mondo della birra artigianale?

A dire la verità, anni fa, non ero una consumatrice di birra, di conseguenza, non ero molto informata, per intenderci, sapevo a malapena che differenza ci fosse tra una pils ed una porter.Inizialmente, è stata una sfida come ogni volta che prendo un cliente di un settore di cui non mi sono mai occupata in precedenza.

Nel mio lavoro, devi saper applicare le tue conoscenze a settori completamente diversi tra di loro ed, ogni volta, impari qualcosa di nuovo, devi informarti, capire quale mercato gira intorno a quel prodotto, quali sono i competitor, chi sono i consumatori etc. Tuttora, nonostante qualche collaborazione alle spalle, la mia conoscenza di questo settore ha ancora molte lacune, ma, sicuramente dal punto di vista grafico, mi piace cercare di rimanere aggiornata.

 

Come nascono le tue creazioni? Carta bianca oppure guidata dal cliente?

Come in ogni altro progetto su cui lavoro, ho bisogno di conoscere qual è l’esigenza del cliente e, di conseguenza, qual è l’obiettivo da raggiungere, ma non basta solo questo.Un progetto con un concetto, un’idea, una radice ed una storia che vuole essere comunicata, è molto più stimolante per me. Il mio compito non è tanto inventare ma veicolare nel modo corretto quello che il cliente vuole trasmettere.Quello che cerco sempre di spiegare al cliente è quello di non immaginarsi il risultato finale ma di concentrarsi sul trasmettermi quante più informazioni possibili sul suo progetto. Ci sono stati lavori su cui mi sono limitata a eseguire, cercando di proporre il mio punto di vista, altri in cui ho avuto completa carta bianca e, devo dire, con il tempo, ne ho avuta sempre di più.

Trovo che il rapporto con il cliente sia fondamentale, se c’è fiducia e soprattutto trasparenza, si lavora meglio. Quello che cerco sono suggestioni, stimoli, spunti da cui poi sviluppare qualcosa.

 

Che genere di birre ti piacciono adesso e cosa vorresti provare?

Generalmente, mi piace provare, dipende tanto da cosa mi va di bere in quel momento.Se non ho grandi pretese ed è buona, la pils è sicuramente una scelta. Se voglio qualcosa di più, generalmente apprezzo le IPA e le APA. Non mi fanno impazzire le sour o le birre acide. Le porter e le weisse non sono generi che consumo spesso, ma ci sono occasioni anche per quelle. Ci sono tanti stili che conosco molto poco ed a cui vorrei dare qualche chance in più come le Session IPA (ne ho assaggiata una recentemente che ha scalato la vetta delle mie birre preferite) o le bock.

 

Proseguiamo con Delia: una ragazza, un’artista che si occupa di tatuaggi e di freehand lettering and calligraphy per la precisione, i suoi lavori sono visionabili sulla pagina Instagram @deliavico. Si è occupata della realizzazione di una etichetta per una collaborazione fra birrifici.

 

 

Come hai iniziato la collaborazione con i birrifici? (Antikorpo ad esempio… ndr)

Nel mio caso, Antikorpo Brewing che collabora con il birrificio Bondai ha selezionato artisti/tatuatori in tutta Italia per personalizzare le proprie lattine di birra. Ecco che mi ritrovo a realizzare la grafica per una Indian Pale Ale dal nome “Lucy in the sky with diamonds” così, mi ispiro al panorama psichedelico, ai Beatles ovviamente ed al loro viaggio in India.  Volevo un’immagine dai colori vivaci dove lettering e figurativo si potessero fondere in un’unica soluzione non proprio comprensibile a prima vista, insomma, un qualcosa che richiedesse un‘attenzione in più all’occhio dello spettatore.

 

Cosa conoscevi del mondo della birra artigianale?

Non ho grande conoscenza del mondo delle birre artigianali, con questo progetto, però, ho potuto capire che l’Italia può vantare un panorama molto ampio e di altissima qualità in questo settore.Diciamo che per me la birra è la bevanda per eccellenza dei tramonti estivi, quelli passati in spiaggia aspettando il calar del sole,seduti sulla sabbia o sugli scogli. A questa atmosfera collego la classica “birretta” chiara, rigorosamente ghiacciata!

 

Come nascono le tue creazioni? Carta bianca oppure guidata dal cliente?

Per la realizzazione della grafica, ho avuto praticamente carta bianca.Avevo inviato alcune bozze preliminari alla coordinatrice del progetto tanto per essere sicura che ciò che stavo realizzando riflettesse anche il gusto del mio cliente.Una volta accordate su alcuni dettagli, sono andata avanti con lo sviluppo della grafica che hoelaborato con iPad.

 

Concludiamo con Gianluca: fondatore di Studibrado, Art Director presso lo stesso studio, collabora con il mondo artigianale sin dal 2012, realizzano vesti grafiche ed etichette per diversi birrifici artigianali, i lavori possono essere visionati sul sito studiobrado.it.

 

Come hai iniziato la collaborazione con i birrifici?

La collaborazione tra Studio Brado e le realtà brassicole artigianali nasce nel 2012.

Bruno Carilli, fondatore di Birra Toccalmatto, ci contatta per la realizzazione di nuove etichette che potessero dare seguito al successo delle prime birre realizzate negli anni precedenti. Da qui, inizia una lunga serie di realizzazioni, all’incirca 20 etichette. La prima fra tutte è la Oceania (Saison/Farmhouse Ale), dove è rappresentato il luppolo Tiki che rapisce una giovane indigena. A seguire, l’elenco delle etichette è cospicuo: Big Lager, Nomad, Alice, Bedda Madri, Ombra, Mai dire Bock, Mamma Santissima, Mediterranean Braggot, Meteora, Kilowatt, Okie Matilde, Salty Angel, Folie à Deux, Stria, Tabularasa, The Last Witch, Uber Pils e Zulu King.La collaborazione funziona e non si limita alla realizzazione di etichette, dando vita a cataloghi, allestimenti, locandine e merchandising. Negli anni, l’idea “The beer freak show” è il filo conduttore della comunicazione del birrificio.Chiuso questo capitolo, ci dedichiamo ad alcuni birrifici minori, ma, nel 2017, un nuovo progetto sta per nascere.

Mauro Bertoletti arriva da noi con un’idea: creare il birrificio Mister B.Tutto comincia dal logo, il primo passo verso un lungo percorso che ancora oggi è in divenire.Così, progettiamo l’immagine coordinata e la prima etichetta a vedere la luce (la nostra preferita): la BOIA.Si crea, così, un’ottima simbiosi che ci porta a realizzare, ad oggi, oltre 40 etichette. Da qui nascono nuovi progetti collaterali che sviluppiamo assieme a Mauro, come Billi hard Seltzer e Via Latta Canning Solutions.

 

Cosa conoscevi del mondo della birra artigianale?

È un mondo che mi ha sempre appassionato. Il primo contatto con la realtà italiana è stato a Milano: vivendo e lavorando lì per 5 anni, il birrificio Lambrate era tappa fissa quando avevo voglia di bere una buona birra artigianale. Era l’unica realtà che conoscevo a livello nazionale. Poi, la curiosità è cresciuta e ho cominciato a cercare locali dove potessi provare anche altri produttori.Ovviamente, per deformazione professionale, il primo approccio era legato alla grafica delle etichette. In sostanza, assaggiavo quelle che visivamente mi ispiravano di più! Così, ho imparato a distinguere i vari stili, addentrandomi sempre di più in questo mondo sconfinato. Diciamo che lavorare in questo ambiente, poi, ha contribuito al mio gonfiore addominale!

 

Come nascono le tue creazioni? Carta bianca oppure guidata dal cliente?

Potrei dire che è un 50/50. Il primo input è sempre dato dal cliente e, poi, da lì, nascono le idee. Si parte da un macro-concetto e poi si aggiungono sempre più particolari. Trovo molto divertente inserire citazioni o riferimenti che solo i più attenti riescono a cogliere. Speri sempre che quella persona in quel pub, mentre sorseggia la sua birra, sia perso dentro le tue etichette.

 

Che genere di birre ti piacciono adesso e cosa vorresti provare?

Ovviamente, resto fedele al mio primo amore: le IPA. È stato il primo vero stile di cui ho avuto una coscienza “gustativa”.Poi, mi piace provare di tutto, senza pregiudizi. Quelle che voglio provare sono così tante che non saprei da dove cominciare.Diciamo che non perdo occasione per incrementare la mia collezione di lattine e bottiglie vuote.

 

 

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Antonio Buonfino
Info autore

Antonio Buonfino

Ingegnere aeronautico per lavoro e per passione da oltre dieci anni, appassionato anche di birra artigianale da molti più anni.
Spesso in giro per lavoro e questo mi fornisce l’occasione di visitare birrifici, locali di mescita e scoprire nuove realtà.
La passione per la birra artigianale nasce tanto tempo fa con le bevute al pub fra amici, la curiosità mi ha spinto a conoscere sempre di più ed a provare quasi mai le stesse birre! Negli anni, si sono moltiplicati i corsi: non si finisce mai di studiare ed imparare in questo favoloso settore. Fermamente convinto che il bevitore consapevole sia la migliore pubblicità per il prodotto artigianale: le birre! Divulgare la cultura brassicola è una missione.