Numero 40/2019

1 Ottobre 2019

Birra Tarì: l’essenza locale della Sicilia

Birra Tarì: l’essenza locale della Sicilia

Condividi, stampa o traduci: X

 

Gustare una bevanda che, nell’immagine e nella sostanza, si identifica con una radice locale e tradizionale è uno dei privilegi che si possono cogliere attraverso poche birre artigianali italiane. Ritrovare, infatti, l’essenza di un territorio, cogliere emozionalmente molto di più del semplice atto del “dissetarsi” è ciò che oggi più è ricercato nell’approccio ragionato al boccale, che supera il semplice giudizio tecnico o la limitazione valutazione di rispondenza allo stile.
E ancora è più coinvolgente quando a guidarti nella degustazione è proprio chi quel prodotto lo ha fabbricato, progettato, inventato e studiato, con passione e fatica. Ed è proprio l’insieme di tutti questi fattori, anche un po’ romantici, che hanno reso la mia prima conoscenza di Birra Tarì così unica ed indimenticabile. Avere avuto la possibilità di confrontarsi con Luca Modica e Fabio Blanco, i titolari e fondatori del birrificio è stato inoltre molto piacevole ed amichevole, nell’accoglienza stupenda di un territorio, quello della Sicilia, che non delude mai.

 

.

.

Ecco una sintesi della nostra conversazione. Luca mi racconta come è nato il birrificio e quali i passi fondamentali che hanno guidato questi 9 anni di crescita: “Birra Tarì nasce ufficialmente nel 2009 dall’idea di due amici, Fabio ed io (Blanco e Luca Modica, ndr). Un architetto ed un ingegnere, con competenze e visioni diverse, ma abbiamo dato seguito alla nostra intuizione, e prima ancora passione, nonostante il periodo di crisi economica dell’epoca.  Tornato a Modica decisi di coinvolgere Fabio, dalla storia familiare legata all’antica arte di produrre vino, e dare così insieme vita ad un sogno: produrre birre artigianali che racchiudano i sapori, i profumi, i vari caratteri, aspetti, accenti della nostra terra. Inizialmente è stato complicato raccontare le birre artigianali che proprio in Sicilia non avevano avuto grande seguito e fortuna, ma tenacia, determinazione , passione e tanti chilometri percorsi per raccontare le nostre birre hanno fatto breccia“.

 

.

.

 

 

Il mio approccio tecnico, mi spinge a chiedere informazioni sull’impianto produttivo a Luca: “L’impianto di produzione è costituito da una sala cottura da 7HL a doppia caldaia di ammostamento che consente una produzione in ciclo continuo. La cantina ad oggi può fermentare e maturare contemporaneamente circa 250HL/mese e si completa con una linea di imbottigliamento da 2000 bottiglie/ora. L’intero birrificio è stato realizzato con soluzioni tecnologiche che consentono un controllo su tutto ilprocesso. Infatti gli impianti di produzione del mosto di birra, la cantina di prima fermentazione e di seconda, come pure le celle di stoccaggio sono all’avanguardia e dotati di attrezzature di ultima generazione. La cura nella sanificazione anche degli ambienti, la moderna linea di imbottigliamento e confezionamento insieme ad un moderno sistema di termo-condizionamento garantiscono la massima cura delprocesso produttivo fino al prodotto in bottiglia“. Ma non solo, Birra Tarì pone particolare attenzione all’ecosostenibilità dei processi: “Soluzioni edili e tecnologiche consentono un notevole risparmio energetico e contribuiscono quindi alla salvaguardia dell’ambiente. Il birrificio presta molta attenzione alla questione energetica. Abbiamo scelto di orientare gli investimentiin tal senso, come la realizzazione di un impianto fotovoltaico con la produzione ed utilizzazione dell’energia che permette uno sviluppo sostenibile”.

 

.

.

 

Ma Birra Tarì è espressione primaria della terra di Sicilia e dall’estro di Luca e Fabio sono nate creazioni in cui le materie prime locali giocano un ruolo la protagonista. Chiedo a Luca, quindi, di approfondire questo aspetto… di recente ci sono state novità importanti nell’arricchimento della gamma di produzione. “Sono molte le birre con un ingrediente locale. Tra queste cito, in particolare la “Qirat” ovvero il termine arabo di “carato”, nome del seme del carrubo, la “Trisca”, una vera e propria blanche siciliana grazie all’aggiunta di basilico, zenzero e buccia di limone, oltre al coriandolo e il russello (il nostro grano antico locale). Ma anche una birra nata in collaborazione con Antica Dolceria Bonajuto, la più antica fabbrica di cioccolato modicano. L’idea era quella di utilizzare gli ingredienti della barretta tradizionale di cioccolato modicano: fave di cacao, vaniglia e zucchero (mascobado prima e panela dopo). E poi la “Oncia”, una IGA al moscato di Noto di Feudo Ramaddini che la stessa usa per la produzione del suo Alamein. L’ultima nata è “Aquamaris”, una gose, stile tedesco, quelle delle birre salate di Lipsia, prodotta in collaborazione con Aquamaris, azienda con sede in Sicilia, che a Catania preleva l’acqua in mare aperto con un’imbarcazione dotata di apposite vasche e trasportata direttamente nello stabilimento”.

 

.

.

 

 

Non resta che scambiare qualche opinione sul mercato. Essendo originario di un territorio molto diverso, il Piemonte, chiedo a Lucala sua visione sulla realtà siciliana e, una opinione più globale sul futuro delle craft beer Made in Sicily: “Il numero di birrifici artigianali in Sicilia è cresciuto notevolmente soprattutto negli ultimi 5 anni. 10 anni fa eravamo poco più di 2/3 birrifici in Sicilia e 200 in Italia. Oggi più di 40 nella nostra isola. Quindi le sfide crescono e si rinnovano.Questo aiuta tutto il comparto nella crescita e nella divulgazione della birra artigianale. Tutti stiamo crescendo e questo significa che stiamo facendo un buon lavoro nella comunicazione e nella produzione delle nostre birre, e che c’è ancora spazio di crescita. La birra artigianale è anche un movimento culturale: bere meno e bere meglio.
Il trend sembra ancora essere positivo e pare si vada verso la destagionalizzazione dei consumi, che ancora oggi sono più importanti in estate (ricordiamoci che l’Italia è terra di vini ed in inverno molti preferiscono questo alla birra).
Sicuramente l’industria sta facendo tesoro dei nostri sforzi e dei nostri risultati, quindi dovremo fare sempre i conti con loro, difenderci e lavorare sempre più sulla qualità. 10 anni fa eravamo poco più di 2/3 birrifici in Sicilia e 200 in Italia. Oggi più di 40 nella nostra isola e 2000 in tutta Italia. Quindi le sfide crescono e si rinnovano.
Ogni anno Birra Tarì è cresciuta soprattutto in termini di qualità investendo nelle persone (oggi l’azienda vanta un tecnologo alimentare interno, ndr) e in termini di HL prodotti.”
Concludiamo con un abbraccio ed un arrivederci, sicuramente, conserverò nel cuore e nella mente a lungo questi momenti… e rivivrò l’emozione dell’incontro ogni volta in cui ristapperò una Birra Tarì.

Maggiori informazioni e possibilità di acquisto sul sito web: www.birratari.it

 

Condividi, stampa o traduci: X

Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!