Numero 04/2019

25 Gennaio 2019

Le tecniche di propagazione del luppolo

Le tecniche di propagazione del luppolo

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Gli  hobbysti ed i professionisti della coltivazione del luppolo si trovano nella necessità costante di moltiplicare e rinnovare le piante del proprio luppoleto. Le tecniche che si possono applicare, pur risultando piuttosto validi in termini di successo di attecchimento grazie alla particolare vigoria della pianta di luppolo, devono comunque garantire alcuni aspetti fondamentali, tra cui la rispondenza varietale e la sanità (assenza di fitopatologie) dei nuovi individui.

Le tecniche di propagazione sono quindi considerate dal punto di vista tecnico delle moltiplicazioni agamiche, ovvero, in grado di consentire l’ottenimento di piante figlie vere e propri cloni della madre.

La tecnica più utilizzata per la propagazione delle piante di luppolo è quella mediante rizoma. Essa consiste nel prelevare dei rizomi da una pianta adulta di almeno tre/quattro anni. Il periodo indicato per prelevare i rizomi è quello che precede il risveglio della pianta e sarà diverso a seconda dell’andamento delle temperature, della zona geografica, dell’esposizione e delle condizioni del terreno che non deve presentarsi gelato o troppo bagnato onde evitare danni sia alla pianta madre che ai rizomi. Indicativamente il periodo ideale è quello compreso tra febbraio ed aprile. Risulta possibile, anche se meno consigliabile, prelevare i rizomi al termine della stagione (nel mese di novembre), prima delle rigide temperature invernali. Si tratta di un intervento più rischioso, poiché espone sia la pianta madre che i rizomi al rischio di gelate. Mettere a dimora rizomi in questo periodo potrebbe anticipare la ripresa vegetativa in primavera, ma allo stesso tempo rivelarsi controproducente nel caso di temperature invernali molto basse che potrebbero bloccare l’attecchimento. Tale pratica è quindi consigliabile in zone con inverni miti.

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Una volta individuata la pianta si deve prima di tutto procedere ad una sommaria pulizia della superficie del terreno attorno alla pianta facendo attenzione a non ledere eventuali gemme in sviluppo. Con una forca da trapianti si smuove leggermente il terreno attorno alla pianta tenendosi ad una “distanza di sicurezza” di una ventina di centimetri. Con le mani si procede delicatamente a togliere la terra smossa e liberare il tratto di rizoma: esso appare biancastro con rigonfiamenti in corrispondenza dei quali si presentano delle gemme anch’esse biancastre, dalle quali partiranno i nuovi tralci aerei. Con le forbici ben affilate e possibilmente sterilizzate a fiamma si procede al taglio netto evitando “sfilacciamenti” del rizoma e lasciando una decina di centimetri per parte attorno alle gemme dormienti. Per sicurezza si potrà spennellare le superfici di taglio nella pianta madre con una soluzione di solfato di rame di consistenza cremosa, in modo da disinfettare le parti ed evitare la penetrazione di funghi dannosi. Il rizoma prelevato deve essere messo subito a dimora, in pieno campo o in un contenitore capiente riempito con il necessario terriccio, evitando il più possibile la disidratazione all’aria. Per le prime settimane bisogna avere cura di mantenere il terreno umido.

 

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In alternativa è possibile ricorrere alla propagazione per talea. Le talee vengono prodotte a partire o da nuovi germogli, piuttosto piccoli, o dai fusti più deboli. La scelta di utilizzare i fusti più deboli deriva dal fatto che quelli più vigorosi richiedono maggiori sostanze nutritive per il mantenimento e la mancanza di radici induce la talea a deperire più rapidamente. Sulla talea viene praticata una leggera incisione alla base, per favorire lo sviluppo radicale. La parte basale viene poi posta in una soluzione a base di auxine per favorirne il radicamento. Dopo alcuni minuti, le giovani piante vengono sistemate direttamente in contenitori alveolati in plastica precedentemente riempiti con terra o terriccio. Prima di disporle nei contenitori è importante eliminare le foglie, per limitare la traspirazione della talea che potrebbe accelerare il deperimento della stessa.

 

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Ovviamente, soprattutto a livello professionale, per garantire l’utilizzo di piante di qualità per la realizzazione di nuovi impianti è bene rivolgersi alla fornitura presso vivai professionali, purché specializzati nella produzione di luppolo.

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!