Numero 19/2017

11 Maggio 2017

Birrificio Opera & Birrificio Pavese: una fusione da 2500 hL annui

Birrificio Opera & Birrificio Pavese: una fusione da 2500 hL annui

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La competizione tra birrifici artigianali a livello nazionale diventa sempre più agguerrita e, nonostante una crescita dei trend di consumo che sembra non segnare battute d’arresto, risulta sempre più importante per le imprese birrarie, anche piccole, affrontare la sfida del mercato in un’ottica di economia di scala, pur mantenendo le peculiarità della produzione artigiana.

Un esempio di questa evoluzione della struttura produttiva è recentemente avvenuta nel pavese: il Birrificio Opera ha, infatti, acquisito il Birrificio Pavese, portando ad una fusione che ha come prospettiva a breve termine il raggiungimento di un volume produttivo di circa 2500 ettolitri annui, anche grazie a dotazioni tecnologiche di ultima generazione.

Una fusione – acquisizione avvenuta “non a freddo” e che lascia spazio ad entrambi i precedenti titolari dei due birrifici: Claudio Caffi, il fondatore di Birrificio Pavese, assumerà il ruolo di responsabile della produzione del nuovo polo produttivo, mentre Luca Boselli, già amministratore unico di Opera, si focalizzerà sulle attività di marketing e vendita.

Giornale della Birra ha incontrato Claudio e Luca, che ci hanno accolti nella sede di Via Saragat 13 a Pavia, per approfondire le prospettive per il futuro dei due marchi e gli aspetti della qualità della produzione.

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Claudio,  il Birrificio Pavese  ha sicuramente segnato la storia della cultura birraria dell’area lombarda, raggiungendo livelli di quantità e qualità produttiva assolutamente di alta rilevanza. Quali sono state le ragioni che ti hanno spinto ad intraprendere questo nuovo assetto societario?

Dopo tre anni chiusi con fatturati praticamente identici,  ho capito che avevo raggiunto il massimo esprimibile dal lavoro di una persona all’interno del mio birrificio.

Per ottenere di più avrei dovuto assumere personale che mi aiutasse nelle fasi di produzione, in modo da potermi svincolare per dedicarmi meglio alle vendite e cercare, quindi, nuove opportunità che permettessero al mio birrificio di crescere e strutturarsi.

I costi per un’operazione di questo tipo erano però impensabili, poiché tra l’imposizione fiscale e costi vari per poter strutturare una sede idonea alla crescita, non c’era spazio per assumere nessun collaboratore.

Sin dall’avvio delle rispettive attività, Luca ed io abbiamo sempre collaborato, non considerandoci mai come concorrenti, ma come due persone che condividevano lo stesso percorso imprenditoriale.  Così, quando Luca mi ha proposto, quasi scherzando, di unire le nostre attività abbiamo subito cercato di capire se ciò era realmente possibile e con quali vantaggi. Nonostante una fase delicata ed attenta di valutazione per ponderare la scelta migliore, abbiamo deciso di intraprendere questa nuova via, nella prospettiva di una collaborazione per permettere una crescita del radicamento sul mercato e, di conseguenza, delle capacità produttive.

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Luca, il Birrificio Opera si è caratterizzato per volumi produttivi relativamente elevati rispetto alla media, anche grazie al consolidamento del conto lavorazione, oltre alla brassatura di birre a proprio marchio. Quali prospettive ed obiettivi si pongono in seguito alla fusione dei due marchi?

Esatto, già dal primo anno abbiamo prodotto 950 hl fino ad arrivare nel 2016 a 1.600hl. L’80% è produzione conto terzi, ma con l’acquisizione del brand Pavese l’obiettivo è aumentare la produzione annua bilanciando meglio le quote tra conto terzi e marchio proprio.  Infatti, se da un lato la produzione per terzi ha alcuni vantaggi  rispetto alla possibilità di concentrare tutti gli sforzi sulla produzione, non permette di valorizzare il proprio marchio. La scelta, quindi, di migliorare la struttura produttiva per essere più efficienti sia nella lavorazione conto terzi, che per birre a marchio proprio mira a soddisfare questa prospettiva di sviluppo.

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Il consumatore italiano ha finora riconosciuto grande qualità al marchio di birra che porta con sé una propria identità produttiva: a fronte di andar contro a questa percezione del consumatore, quali vantaggi ritenete possano essere raggiunti dalla creazione di un vero e proprio polo di produzione di birra artigianale a cui afferiscono più marchi?

Nella nostra intenzione, l’unificazione dei brand consentirà ai consumatori “legati” ad uno dei due marchi di poter conoscere e valutare altre birre, sempre prodotte dallo stesso impianto, ma di stili e tipologie differenti. Infatti, oggi, il listino del Birrificio Opera può contare su 16 referenze. Questo, oltre a rafforzare le nostre potenzialità nei confronti del consumatore finale, dovrebbe consentirci migliori possibilità di rapportarci anche con i grossisti ed i sistemi di distribuizione organizzata, creando e consolidando le opportunità di vendita.

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La realizzazione di un progetto così ambizioso non può prescindere da dotazioni tecnologiche di alto livello, in cui il lavoro dell’uomo si integra con impianti affidabili e versatili: quali sono le caratteristiche peculiari della vostra cantina di brassatura?

La nostra sala cottura si affianca a 10 fermentatori, inoltre ci siamo dotati di una linea di imbottigliamento isobarica che garantisce una produzione di 1.300 bottiglie/ora e che ci consente di essere tempestivi ed efficaci anche nella fase di confezionamento. Siamo sicuri però della possibilità di affinare sempre la nostra qualità e migliorare la nostra efficienza e per questo stiamo valutando l’introduzione di altre “piccole” attrezzature con l’obiettivo di aumentare la qualità e la capacità produttiva.

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Infine, una vostra opinione sul futuro delle craft-beer italiane ed in merito alla sfida al mercato globale: quale la giusta via da perseguire?

Claudio sostiene che <<la sfida si gioca nel campo della qualità. Per questo la nostra scelta di unirci ci porta a sfruttare meglio le risorse e le competenze. Proprio per questo a Stefano Menegale, già birraio del Birrificio Opera dal 2012, abbiamo introdotto nello scorso marzo la qualificata esperienza di Stefano Zandalini, già nello staff birraio di Extrahomnes e Birrificio Lambrate>>.

Luca sottolinea, come, <<l’evoluzione della birra artigianale sarà ancora altalenante con ingresso di nuovi competitor e, probabilmente, l’uscita di realtà non in grado di vincere la competizione sul mercato.

Mi aspetto che i consumatori diventino sempre più competenti ed esigenti e spero nell’evoluzione dei gestori dei locali (ndr Horeca) che, invece di farsi attrarre dai presunti benefici “economici” dell’industria, sviluppino ed estendano la loro capacità di selezione e offerta di prodotti di qualità anche relativamente alla birra>>.

 

Maggiori informazioni sul Birrificio Opera e Birrificio Pavese ai link: www.birrificioopera.it e www.birrificiopavese.it

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!