Numero 08/2018

23 Febbraio 2018

Dom Byron Beer: Icarus, Febus e tanta produzione per conto terzi

Dom Byron Beer: Icarus, Febus e tanta produzione per conto terzi

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Produzione per conto terzi, prezzi bassi e due birre a marchio proprio: la Icarus e la Febus. Sono queste alcune delle caratteristiche principali del birrificio Dom Byron, che il primo e il terzo sabato del mese apre le porte del suo impianto per degustazioni, visite guidate e assaggi.

Il birrificio, con sede in via Giotto ad Albino, nel cuore del Val Seriana, ha chiuso il 2017 con una produzione di circa 40/50 mila litri e per il futuro, oltre a una nuova birra in stile Saison, punta a crescere ulteriormente nel segmento della produzione per conto terzi che rappresenta appunto il punto di forza del birrificio. Marco Birolini, il fondatore, spiega in esclusiva al Giornale della Birra i progetti in corso e le prospettive per i prossimi anni.

 

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Come si struttura il vostro birrificio?

“Siamo un po’ anomali. Facciamo buona parte della produzione in conto terzi. Il motivo forse per cui le nostre birre non sono cosi’ diffuse e che la parte commerciale fondamentalmente, al momento, è marginale. Attualmente siamo due persone in produzione più una persona che sta in negozio che è aperto tutti i sabati dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 20:00 per acquisti a prezzo di ingrosso e degustazioni. Su richiesta, appoggiandoci a cuochi esterni specializzati, siamo in grado di organizzare cene a tema con menù e birre in accompagnamento. Per quanto riguarda invece la produzione ci siamo molto focalizzati sul miglioramento del ciclo produttivo. In questo stabilimento ad esempio c’è il trattamento completo dell’acqua, tutti i fermentatori sono isobarici, abbiamo dei sistemi per la gestione puntuale delle temperature e delle pressioni di processo dalle fermentazione all’infustamento”.

Quanta parte della produzione occupa il conto terzi?

“Circa il 70% della produzione attualmente viene realizzato in conto terzi. Facciamo anche delle visite guidate per le scuole e il primo e il terzo sabato del mese stiamo piano piano mettendo in piedi delle visite guidate standard anche senza prenotazione dalle 16 alle 17h30. L’idea è quella che pagando dieci euro ci sono due assaggi di birra, si fa tutto il giro della produzione, si ‘assaggiano’ i vari tipi di malto e di luppolo. Ci sono anche delle schede di valutazione delle birre in modo tale che raccogliamo anche i feedback dei clienti e utilizziamo poi i dati per il miglioramento continuo dei nostri prodotti”.

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Quali sono i vostri prodotti?

“Al momento per quanta riguarda la produzione con nostro marchio abbiamo due birre; una si chiama Icarus che è una Golden Ale di 4,8 gradi, un po’ luppolata sull’agrumato ma con una base maltata ben presente; l’altra si chiama Febus: una Kolsch di 5,5 gradi, quindi un altro genere di birra – di scuola tedesca con luppolo esclusivamente da amaro, molto malto e abbastanza secca. E’ una birra più adatta a un pubblico ampio e che può far avvicinare ai prodotti artigianali anche il consumatore che non ricerca particolari aromi”.

 

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Oltre a queste avete in programma altri birre?

“Quest’anno faremo sicuramente una Saison, ma non credo che poi produrremo altre birre. L’idea è negli anni sviluppare questi tre prodotti e man mano andare a perfezionarli il più possibile. La Icarus ormai viene prodotta da 4 anni e quindi ha alle spalle una serie di correzioni e piccoli miglioramenti, la Febus invece viene realizzato da circa un anno. Quindi è una birra più giovane su cui stiamo lavorando di più. Nel 2017 abbiamo fatto circa 40-50 mila litri, quest’anno potremmo fare 60-70 mila litri. Avendo il conto terzi è tutto un po’ relativo. La Cantina ci permetterebbe di fare circa 90 mila litri, ma se a metà anno fossimo sempre pieni potremmo aumentare ancora la cantina e andare a farne 100/120 mila litri. Potremmo quindi crescere ancora dal punto di vista dei volumi”.

Quando e come è nato il birrificio?

“L’idea del birrificio è stata mia che sono anche il titolare. All’inizio ero da solo. Io lavoravo nel settore chimico come ingegnere industriale. Sono partito da solo a Clusone con un capannone che è circa 1/10 di quello attuale. Producevo 15/20 mila litri all’anno. C’era solo una birra, la Icarus, che era figlia di una serie di test. In pratica erano state fatte una decina di birre di cui una parte sono state buttate, in quanto non ritenute all’altezza di uscire sul mercato, e poi via via scremando ho tenuto e sviluppato la ricetta della Icarus. Un anno e mezzo fa è arrivato Massimo che mi affianca. Siamo in grado entrambi di seguire tutto il processo. Ci siamo spostati qui ad Albino a fine 2016 per poter aumentare il volume produttivo e aprire il nostro punto vendita al pubblico”.

 

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Dove si possono trovare le vostre birre?

“Nella provincia di Bergamo, abbiamo un contatto abbastanza diretto con i clienti: ristoranti, pub, qualche bar e enoteca. Ci cercano loro. Il riscontro della clientela c’è. Fuori provincia invece abbiamo dei clienti che seguiamo direttamente e alcuni distributori con cui si collabora. Attualmente, comunque, è più un lavoro per conto terzi. Abbiamo clienti come Beerfirm, associazioni di Paese e proprietari di locali. Si realizza la birra su misura. Io penso che questa parte del conto terzi si svilupperà ancora di piu’ nei prossimi anni perche’, per come siamo strutturati, è molto difficile gestire bene una rete commerciale ampia mentre siamo molto ben strutturati per ricercare e sviluppare nuove birre su commissione, in questo senso abbiamo messo appunto anche dei sistemi di simulazione e preventivazione molto accurati”.

 

Maggiori informazioni su: www.dombyronbeer.com

 

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