Numero 44/2018

30 Ottobre 2018

Wackybrew punta soprattutto su tedesche e inglesi!

Wackybrew punta soprattutto su tedesche e inglesi!

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Wackybrew, microbirrificio indipendente con sede a Casatenovo (LC) nato dell’idea di tre amici – Lorenzo, Stefano e Alberto – non segue la moda delle Ipa americane e strizza l’occhio soprattutto a stili inglesi e tedeschi con delle birre ‘semplici’, pulite e di facile riconoscibilità.
Lorenzo Motterlini e Stefano Morzenti, intervistati in occasione del Lombardia Beer Fest, spiegano al Giornale della Birra come è nato il birrificio, la decisione di puntare principalmente su determinati stili e gli obiettivi attuali del birrificio, primo tra tutto quelli di consolidarsi e di aumentare la capillarità delle birre sul territorio, attualmente presenti principalmente in provincia di Monza e Lecco.

 

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Quando siete nati e chi ha avuto l’idea?
LORENZO: “Siamo nati nel 2016. L’idea è stata mia e di altri due miei amici. Ci siamo trovati e abbiamo creato questa azienda per lavorare nel settore delle birre artigianali. Io avevo esperienza di circa 10 anni come homebrewer. Prima di questo ho fatto una serie di corsi all’università e altre piccole esperienze che mi hanno aiutato a capire che potevamo provare a realizzare un’attività in maniera più professionale”.
STEFANO: “Il tutto nasce da un progetto di Lorenzo che aveva da tanti anni, che è riuscito a partire quando ha incontrare me e Alberto. Abbiamo appunto costituito la società a marzo 2016 e da gennaio dell’anno scorso abbiamo iniziato a produrre. Da aprile dell’anno scorso invece siamo a pieno regime con il nuovo impianto”.

 

 

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Quante birre compongono la vostra gamma?
LORENZO: “Produciamo cinque birre e ora abbiamo creato anche una birra estiva. Siamo partiti inizialmente con delle birre rifermentate in bottiglie di stile inglese: una Golden Ale (ROYAL BABY), una english IPA (WACKY IPA) e un’Amber Ale (LADY’S). L’obiettivo era quello di fare birre un pochino diverse da quelle che trovi sul mercato; le classiche Ipa con luppoli americani a noi hanno stancato e quindi abbiamo iniziato a fare un prodotto un po’ diverso. Nel frattempo, con il nuovo e più grosso impianto abbiamo potuto dedicarci anche alla bassa fermentazione. Siamo quindi partiti anche con una Pils (PILS 2.0) e una Bock (YOUBOCK). Poi abbiamo realizzato una birra estiva, la BEACH WAY (Ipa) che è l’unica dove usiamo luppoli americani che il mercato ci chiedeva. La Pils, la Bock e la Ipa sono le più vendite, poi ovviamente dipende dal periodo”.
STEFANO: “Sono tutti birre semplici e non estreme”.

 

Come sono i primi riscontri?
LORENZO: “A livello di produzione va bene e anche in termini di vendite qualcosa si sta muovendo. Però chiaramente nel settore c’è molta concorrenza e abbiamo la necessità di avere qualche distributore in più. Spesso il distributore si rivolge al mondo dell’industria e per quanto riguarda il mondo artigianale va a cercare lui chi seguire. La nostra difficoltà è questa. In questo momento L’attività che riusciamo a fare con più costanza è legata agli eventi, proprio come questo”.
STEFANO: “Sicuramente siamo contenti di come è iniziato. Non è facile farsi conoscere. L’impatto è stato buono e anche i primi riscontri sono positivi. L’idea nostra è stata di partire con birre semplici e con uno stile riconoscibile”.

 

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Dove si possono trovare le vostre birre?
LORENZO: “Abbiamo dei distributori che vanno principalmente sulla Lombardia ed in particolare in provincia di Lecco, Como, Monza. Abbiamo anche i clienti diretti. Principalmente comunque la maggior parte sono in Lombardia”.
STEFANO: “La zona principale è nelle province di Monza e Lecco. Abbiamo anche clienti a Venezia, nella bergamasca e qualcosa a Milano”.

 

Siete soddisfatti?

LORENZO: Sì, siamo contenti però chiaramente bisogna correre. Occorre sviluppare la parte commerciale che, come per tutte le attività, è quella più critica.

Quali sono progetti futuri?
LORENZO: “Al momento il nostro progetto è cercare di stabilizzarci bene e di iniziare a diffonderci sul territorio. A livello di birre mi piacerebbe fare qualcosa in botte. Vediamo cosa riusciremo a fare. Avrei voglie di affrontare nuovi birre, ma vediamo comunque cosa il mercato richiede”.
STEFANO: “Ad oggi progetti particolari non ne abbiamo, ovviamente sullo sfondo c’è quello di un locale che è il sogno di ogni birrificio dove tendere prima o poi. Parliamo, comunque, di medio termine”.

 

 

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Come vedete lo scenario attuale della birra artigianale?
STEFANO: ” Vedo una certa difficoltà ad ampliare il numero di persone che beve birra artigianale. Il rischio principale è di continuare a farci concorrenza tra di noi e non riuscire ad ampliare il numeri di soggetti che la bevono. La birra artigianale italiana, in una fase iniziale e probabilmente per differenziarsi sul mercato ha puntato su birre “diverse” rispetto alle classiche che eravamo abituati a bere. Cosa in sé non negativa, ma che ha contribuito alla diffusione di un concetto di birra artigianale come birra strana, particolare. Per ampliare il numero di persone che bevono birra artigianale è fondamentale, viceversa, trasmettere il messaggio che con la birra artigianale bevi meglio, non per forza “strano”. Per questo il mio sogno è trovare la Pils 2.0 di Wackybrew alla spina nel bar dello sport sotto casa che ha una sola via”.

 

Maggiori informazioni: www.wackybrew.it

 

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