Numero 13/2021

3 Aprile 2021

Digiuno di Quaresima con la birra: La dieta dei monaci del 17esimo secolo

Digiuno di Quaresima con la birra: La dieta dei monaci del 17esimo secolo

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L’idea di non mangiare cibi solidi e bere solo birra per 40 giorni fa pensare ad una dieta deleteria e senza significato. Eppure nel 17esimo secolo fu questa la dieta a cui si sottoposero alcuni monaci di un convento tedesco durante il periodo di Quaresima che, come noto,  una delle liturgie dal maggior significato in ambito cristiano. Come si sa nel corso dei secoli l’idea della rinuncia del cibo in tale periodo è molto cambiata e oggi si suggerisce di rinunciare piuttosto che al cibo alle cose materiali, ad esempio astenersi da televisione, impegni mondani, cellulari per dedicarsi maggiormente alla preghiera, salvo il digiuno completo al venerdì o quantomeno alla rinuncia della carne. Nel 1600 un gruppo di monaci provenienti dall’Italia del sud dell’ordine dei Minimi detti in tedesco “paolini”, Paulaner, dal nome del fondatore Francesco da Paola si trasferirono in Germania, in Baviera che era già ai tempi patria della birra. Le rigide regole dell’ordine imponevano di astenersi da ogni cibo solido per tutti i 40 giorni della Quaresima, ma la domanda che si fecero fu come mantenersi in forma vitale per tutto quel periodo.

 

Tra le loro attività questi monaci producevano, come in molti conventi ancora oggi, una birra molto forte che poteva provvedere alti livelli di carboidrati in grado di combattere la malnutrizione. La loro birra era però così buona che i monaci temevano non fosse consona allo stile di povertà richiesto in Quaresima così decisero di mandare alcune botti al papa a Roma perché giudicasse lui se potesse essere usata. Ma durante il lungo viaggio fino a Roma la birra ovviamente si deteriorò talmente che quando il papa la assaggiò la trovò così cattiva che disse che consumarla era già una forma di sacrificio, dando così il via libero ai monaci senza sapere quale fosse il sapore originale.

Come tutti sanno la Paulaner è oggi una delle birre più apprezzate e consumate, una azienda nata nel 1634 da questi monaci, chiamata anche “il Salvatore” dalle parole tedesche “Sankt Vater” più o meno traducibili con “la birra del Santo Padre”. Nel 2011 un giornalista americano dalla profonda fede saputo di questa storia volle provare a fare lo stesso durante la Quaresima, non toccando alcun cibo solido ma bevendo solo una birra dello stesso tipo di quella originale dei monaci, fatta preparare appositamente. Una volta alla settimana si recava dal medico a fare un controllo e sebbene i primi giorni furono molto difficili per la gran fame, ben presto ogni stimolo passò allo stesso tempo senza mai avere episodi di ubriachezza.

 

Una dieta fatta di quattro birre al giorno e cinque nei weekend. J. Wilson, questo il suo nome, testimoniò che non solo fu lucido tutto il tempo ma anche più attivo del solito, in grado di fare esercizi sportivi e lavorare più del solito: “Dopo pochi giorni il mio corpo cambiò marcia, rimpiazzando la fame con la concentrazione e mi sono trovato a lavorare e vivere con insolita chiarezza mai provata prima”. Aggiungendo: “Questa esperienza mi ha lasciato la consapevolezza che i monaci dovevano essere profondamente consapevoli della propria umanità e delle proprie imperfezioni. Per rifocalizzarsi su Dio, hanno assunto questa pratica annuale non solo per sopportare il sacrificio, ma per sottolineare e riscoprire i propri difetti nello sforzo di perfezionarsi continuamente”.

Con questa stranezza, non ci resta che attendere la Domenica di Pasqua, sorseggiando con moderazione una buona birra!

 

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