Numero 23/2021

7 Giugno 2021

I piccoli amici delle bottiglie: storie di tappi

I piccoli amici delle bottiglie: storie di tappi

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Un giorno tre amici di vecchia data si incontrarono e ricordando il glorioso passato vollero che l’opinione pubblica desse loro il giusto merito.
Per questo entrarono in sciopero, si ritirarono a vita dalla scena pubblica mettendo in difficoltà numerosi homebrewers ed enologi.
D’altra parte come potrebbero esistere le migliori birre artigianali in bottiglia se no ci fossero loro?
Andiamo a conoscere questi “piccoli” personaggi che rispondono al nome di SUGHERO, CORONA, STELVIN.

TAPPO DI SUGHERO

A seguito di alcuni ritrovamenti archeologici avvenuti nel V secolo a.c. è stato scoperto che gli abitanti di Atene utilizzavano il sughero lavorato per la chiusura delle anfore. Oltre 2500 anni fa si era capito che il legno ricavato dall’albero di sughero (o sughera) aveva delle caratteristiche particolari e uniche quali: l’isolamento termico, la scarsa permeabilità, l’ottima resistenza agli urti, super galleggiamento e capacità di sigillare i recipienti.
La diffusione di questo accessorio in campo enologico la si deve alla Francia e secondo la tradizione, nota di merito va al padre dello champagne, Pierre Dom Pérignon. Pare infatti che il noto monaco benedettino sia stato anche l’inventore del tappo di sughero, utilizzato per contenere la dispersione del gas ed imprigionare a vita il vino frizzante. In realtà, Dom Pérignon ha dei meriti, ma relativi allo studio e alla riprogettazione della chiusura delle borracce se usavano i pellegrini di passaggio per la sua abazia.

 

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Le prime coperture erano veramente semplici (legni cuneiformi avvolti in stracci imbevuti di pece o resina) che lasciavano fuoriuscire il gas naturale prodotto dalla rifermentazione e che quindi poca opposizione facevano per evitare che il vino sfumasse.
Il tappo di sughero realizza l’obiettivo di sigillare in modo che niente entri e nulla esca e che soprattutto, non ci sia contatto tra liquido e sughero.
Il primo punto di forza è il fattore ermetico grazie alla sostanza chiamata “suberina” (organica che costituisce la maggior parte della membrana cellulare del sughero e che si rivela insolubile, inerte, flessibile e plastica); La suberina ha anche il pregio di non trasmettere odori e sapori sgradevoli alle sostanze con le quali viene a contatto.
Altro punto di forza è l’elasticità, che consente una perfetta aderenza con il collo della bottiglia, che impedisce perdite di liquidi e scambi gassosi con l’esterno.

 

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La pelle del sughero, è impermeabile grazie al fatto che le sue cellule non sono collegate una con l’altra (motivo per cui qualsiasi liquido a contatto col sughero penetra solo per pochi millimetri).
Infine la sua longevità. La durata media si aggira tra i 15-20 anni garantendo una tenuta perfetta;
Purtroppo l’uomo ci sta mettendo del suo. A causa di asportazioni indiscriminate della corteccia dalle querce da sughero, questa pianta è a rischio. Se si considera poi che il processo di estrazione del sughero è particolarmente complicato ecco spiegato il perchè si sia ricorso all’utilizzo di tecniche alternative.

IL TAPPO CORONA

Il sobrio tappo di sughero, si affianca al “crown of king“. E’ formato da due parti: una metallica e una di plastica (nei primi era in sughero), allocata nella parte sottostante quella metallica interna. Essa ha lo scopo di garantire la tenuta. Attraverso l’utilizzo di una tappatrice (manuale o pneumatica), si aggancia alla bocca (detta cercine) della bottiglia.

 

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Fu William Painter, il 2 febbraio del 1892 a Baltimora, a brevettarlo per la prima volta e fu la Crown Cork and Seal Inc. fino al 1911 a utilizzarlo. Negli anni ’30 venne usato anche come sistema di chiusura delle lattine.
Originariamente era dotato di 24 denti ed aveva un’altezza di 6,75 mm. Da quando fu inventato è trascorso più di un secolo. Grazie a materiali nuovi come il PVC, Plastisol, negli anni sessanta le dentellature sono state ridotte a 21 e l’altezza a 6 mm.
Oltre ai suoi vantaggi funzionali, all’elevata velocità di applicazione, all’ottima tenuta, a garanzia di originalità e buona manipolazione, questo tappo viene anche utilizzato come strumento pubblicitario per presentare l’identità di un marchio in modo inequivocabile.

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IL TAPPO STELVIN o “tappo a vite”

E’ una chiusura costituita da una guaina di metallo, solitamente di allumino, che serve  a proteggere le proprietà organolettiche. Essa avvolge la parte finale del collo della bottiglia. Sulla sommità di quest’ultima è poi presente un  tappo di metallo con un filetto a vite.
All’interno vi è uno speciale fondello in lega di stagno, dove è racchiuso una piccola quantità di azoto, un gas inerte che, per definizione, non interagisce a livello chimico con nessun elemento. Grazie a questa speciale chiusura, gli aromi vengono preservati dall’umidità, dagli sbalzi di temperatura e pressione, e ovvia al problema della tenuta dei normali tappi in sughero, i quali col tempo possono deteriorarsi e subire modificazioni sia a causa dell’anidride carbonica presente, che dagli sbalzi climatici esterni.
Grazie al tappo Stelvin, una volta che si va ad aprire una bottiglia, si sprigionano profumi ed aromi essenziali a contatto con l’aria. Per questo motivo è una delle chiusure maggiormente impiegate in campo enologico e in campo brassicolo, nei paesi dell’est.

 

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Per cui adesso la domanda è: tappi di sughero o sintetici o a vite?

È l’enorme dilemma che molti professionisti del settore si pongono, cui si aggiunge il dubbio del tappo a vite. Se è vero che i tappi a vite sono considerati migliori per la preservazione del vino, è altrettanto vero che il mercato italiano è ancora legato alla poesia del tappo di sughero mentre il mondo della birra si predilighe the crown of king.
Cari amici a voi la scelta. Ma ricordate…always beer just for fun

CURIOSITA’

I tappi sono oggetto di collezionismo; il primato iscritto nel libro dei Guinness è del danese Helge Friholm che conta 81.270 tappi di 179 paesi diversi raccolti a partire dal 1950.
Vengono usati come moneta in alcuni episodi della serie di videogiochi Fallout.
Painter ispirò, con il suo successo, King Camp Gillette che sviluppò le lamette Gillette.

 

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Giovanni Messineo
Info autore

Giovanni Messineo

Giuliano di adozione di origini siciliane (nato a Palermo nel 1972), dal 2009 vivo a Gorizia.
Perito elettrotecnico mancato ho un diploma informatico e prediligo tutto ciò che riguarda la tecnologia a supporto delle attività umane (senza però sostituirle).
Lavoro nel settore della siderurgia da anni occupandomi di Operation e formazione del personale italiano ed estero.
Sono appassionato della nostra bella lingua italiana e credo fermamente in una comunicazione che sia chiara, diretta e concisa per evitare dubbi e/o incomprensioni.
Mi piace affrontare nuove sfide cercando i miei limiti. Mi dedico con passione, sempre da autodidatta alla musica (suono l’armonica a bocca e la batteria), “fai da te” in generale. Incido il legno con il pirografo dedicandomi alla mtb, corsa e sport vari.
La passione per l’homebrewing nacque per caso nel 2012.
Al mio rientro da una lunga permanenza in Cina, mia sorella e mio cognato per il mio compleanno mi regalarono il primo KIT.
Dopo un paio di anni di pratica, esperimenti, assaggi, degustazioni, mi sono appassionato. Nel ho voluto provare tutte le tecniche fino ad arrivare all’ AG in quanto permette di esprimere di più la mia creatività di Mastro Birraio (da cui il nome MMB).
Da allora progetto, sperimento e realizzo una vasta gamma di prodotti per i quali creo in modo autonomo anche le relative etichette che hanno un filo conduttore con la birra e la sua storia.
Non ho mai smesso perchè lo trovo un passatempo che rilassa, mi diverte, mi soddisfa e riempie la casa di ottime fragranze.
Inoltre amici e parenti apprezzano. Le loro critiche mi danno modo di migliorare sempre.
Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma…(in birra)