Numero 34/2021
28 Agosto 2021
La tradizionale Brouwerij Omer Vander Ghinste, Belgio
Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Bockor
(Brouwerij Omer Vander Ghinste) Bellegem/Belgio
Azienda delle Fiandre Occidentali nel villaggio di Bellegem, vicino a Kortrijk. Nacque nel 1892, allorché Rémi Vander Ghinste comprò per il figlio Omer, ventitreenne, casa, fattoria e fabbrica di birra.
Nello stesso anno vide la luce la Ouden Tripel, oggi Vander Ghinste Oud Bruin. Inizialmente il prodotto venne distribuito, nel raggio di 15 chilometri, col carro dell’azienda trainato da un cavallo.
Nel 1898 Omer conobbe Marguerite Vandamme, nipote di Felix Verscheure, proprietario della fiorente Brasserie LeFort sulla piazza di Kortrijk (creata da lui stesso nel 1854 sul sito dell’ex Fortezza) e di parecchi pub nella stessa città. Col matrimonio, nel 1900, tra i due giovani, dal piccolo villaggio, la birra cominciò a essere distribuita in una grande città. E, quando, nel 1901, nacque il loro primo figlio, fu chiamato Omer, nome che sarà dato a tutti i discendenti a capo dell’azienda.
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Perduti prematuramente i genitori, alla morte del nonno, nel 1911, Margherite ereditò birreria e pub. Sicché la produzione di Kortrijk non tardò a essere trasferita a Bellegem. Ma alla gloriosa fabbrica sarà dedicata la speciale Vander Ghinste Brasserie LeFort.
Dal Convent des Jacobins a Parigi, in rue Saint-Jacques, dove soggiornò brevemente da rifugiato durante la prima guerra mondiale, Omer trasse ispirazione per il nome della Vander Ghinste Cuvée des Jacobins.
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Negli anni Venti, con l’invasione delle lager provenienti dalla Cecoslovacchia, le birre speciali regionali venivano sempre meno richieste. Si rese pertanto indispensabile la costruzione di uno stabilimento per la produzione a bassa fermentazione. Terminato nel 1929, l’anno successivo il nuovo impianta già “sfornava” il proprio tipo di pilsener, come Ghinst Pils. Nome che nel 1938 fu cambiato in Bockor, dalla combinazione di bock col francese or, quindi col significato approssimativo di “pinta d’oro”. E, diventata questa birra la più importante dell’azienda, per motivi commerciali nel 1977 la Brouwerij Omer Vander Ghinste divenne Brouwerij Bockor, riprendendo però definitivamente, nel 2014, la vecchia denominazione.
Sempre nel 1929 aveva avuto inizio la produzione delle birre a fermentazione spontanea, che si arricchì, nel 2002 della linea Max. Le speciali invece comparvero solo dal 2008.
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Vander Ghinste Omer Traditional, belgian strong golden ale di colore biondo leggermente velato (g.a. 8%); realizzata col malto d’orzo della regione della Loira (Francia) e con tre varietà di luppolo provenienti da Germania, Slovenia, Repubblica Ceca. La carbonazione è da media a forte; la spuma, alta, soffice, con buona allacciatura. L’aroma, piuttosto granuloso, emana sentori di malto, caramello, lievito, agrumi, luppolo speziato. Il corpo, medio-pieno, presenta una trama molto liscia. Il gusto inizia la sua corsa con un malto abbastanza dolce per assumere pian piano una consistenza amarognola a base di erbe. Il finale indugia più della norma, secco, fresco, equilibrato. Il retrolfatto si ispira al malto e a cordiali suggestioni alcoliche.
Jacobins Gueuze, gueuze di colore ambra nebuloso (g.a. 5,5%). Con un’effervescenza quasi piatta, la schiuma biancastra si leva minuta, cremosa, di sufficiente ritenzione. L’aroma, decisamente fruttato, reca un accento asprigno. Il corpo medio tende al sottile, con una trama alquanto acquosa. Il gusto defluisce anch’esso fruttato, acidulo, con una deliziosa venatura amara. Il finale arriva secco e pulito, lasciando nel retrolfatto sensazioni amabili.
Jacobins Kriek Max, kriek di colore rosso intenso e dall’aspetto a malapena velato (g.a. 3,5%); realizzata col 25% di ciliege. La schiuma rosa, sottile e persistente, è gestita da una carbonazione moderata. All’olfatto si libera un aroma fruttato penetrante e insistente. Il fruttato ritorna in bocca con uguale intensità: ma è una dolcezza piacevole, equilibrata da note secche e aspre. Il corpo tende al leggero, in una consistenza oleosa. Il retrolfatto propone impressioni acide e luppolizzate.