Numero 22/2018
2 Giugno 2018
BERSERKER: Capitolo 14
Okir era ancora ansimante…
il Vichingo non aveva mai faticato così tanto in uno scontro…
Certo, aveva combattuto contro decine e decine di guerrieri, beninteso!
Aveva affrontato battaglie campali, ore di lotta e decine di ferite…
Ma non aveva mai affrontato dei guerrieri di siffatta potenza e resistenza.
Mai nella vita!
Come era possibile ciò?
Come avevano fatto, quei guerrieri così esili a metterlo in difficoltà?
Piccoli ed agili… Beh, un guerriero piccolo, solitamente è agile, quindi nulla di strano…
Ma quella potenza bruta…
I due guerrieri erano paragonabili ad un uomo alto almeno due metri!
Okir aveva sentito, nella sua esperienza, poche volte la vibrazione del colpo sul suo avanbraccio.
Eppure, quegli omuncoli tutt’ossa erano riusciti a fargli provare dolore solamente durante la parata di un fendente!
Come potevano nascondere una potenza simile?
Dove la nascondevano?
E poi…
E poi, quello sguardo iniettato di sangue…
Quella follia che traspariva chiara come la luce del sole da quegli occhietti vispi e furiosi!
La bava alla bocca, come se fossero dei cani rabbiosi…
Pazzesco!
Incredibile!
Inumano…
Forse… Divino?
No, gli Dei non intervenivano negli scontri tra umani, questo tutti lo sapevano!
Ma…
No, non poteva essere…
Beh, a ben pensarci…
Okir sapeva che gli Dei avevano donato all’Uomo un mezzo, un mezzo potente per avvicinarlo alla loro Divina Onnipotenza…
E se quello sciamano avesse posseduto quel mezzo Divino?
Mentre il vecchio mistico, silenzioso e dimesso, conduceva il guerriero Vichingo nella propria cantina, Okir non seppe trattenersi.
Dovette fare quella domanda che, ormai da interminabili minuti, gli bruciava in gola:
«Ehi, vecchio!»
«Cosa c’è, guerriero?»
«Dimmi una cosa… quei guerrieri…»
«Sto conducendoti verso il luogo dove tutto è avvenuto, Vichingo. I miei soldati hanno perso e so che io li raggiungerò presto nel mondo dei Morti… ma un patto è un patto. C’è onore nel mio popolo… ti chiedo solo di risparmiare la vita di Sasha, in cambio del mio segreto… Credi di poter accontentare il desiderio di un vecchio condannato a morte?»
«Sasha? Intendi la ragazza che mi ha condotto qui? La mia nuova schiava che ora giace legata al piano di sopra? »
«Esattamente. Credi di potermi accontentare?»
«Chi è per te? La tua concubina?»
«E’ mia nipote…»
Senza rispondere subito, Okir cambiò discorso:
«Dimmi, vecchio… per caso, quei nanetti erano così forti per via… per via di una Magia?»
«Mio caro Vichingo, sei troppo intelligente per credere che gli Dei abbiano dato ad un vecchio un dono enorme come la magia, se neppure essa è riuscita a resistere ad un solo guerriero Norreno! No, non è magia! Gli Dei non combattono le nostre battaglie!»
«E allora… che cosa diavolo è?»
il vecchio restò in silenzio per qualche attimo:
«La tua parola, guerriero. Non ucciderai mia nipote! Io ti svelerò il mio segreto, in cambio! Giuralo sui Tuoi Dei e sui Miei! La parola di un Guerriero è Sacra, ancor più se egli giura sugli Dei!»
«E se io ti uccidessi torturandoti?»
«Vivo da molti lustri… abbastanza per capire se un uomo è veramente tale o se è solo una brutta copia di un Valoroso… e tu, Norreno… sento dentro di me che mantieni la tua parola…»
Okir restò muto.
Poi, colpito dallo spirito di abnegazione dell’uomo, formulò il proprio giuramento:
«Se il tuo segreto varrà la pena, giuro dinnanzi ad Odino, il Padre degli Dei, che mi precluda il Walahalla, dinnanzi a Thor che mi per quota col suo martello e dinnanzi a Frejia che mi cucia gli occhi e mi tagli la lingua per il mio spergiuro, Non ucciderò né te né la tua nipotina!»
detto ciò, Okir, si ferì il palmo della mano con la propria ascia e fece cadere delle gocce del suo sangue a terra:
«Che perfino Loki mi sia testimone! Questo è un patto di sangue!»
Il vecchio osservò, silente.
Poi, quasi abbozzando un sorriso, spalancò la porta della sua cantina:
«Bene, guerriero… ecco il mio segreto!»