Numero 11/2018

17 Marzo 2018

BERSERKER: Capitolo 3

BERSERKER: Capitolo 3

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Il Re procedeva, il passo spedito, sicuro e tronfio di un conquistatore.

Il Conte, il capo del villaggio, Kull, fece cenno al proprio sovrano di accomodarsi sul suo scranno nella sala grande.

Come in ogni villaggio vichingo, la Sala Grande era il centro dell’agglomerato urbano.

Le case degli abitanti erano poco più che umili capanne di legno e paglia, ma la sala grande…

Essa era la residenza del Conte, il capo del villaggio e rappresentava, come il nome stesso indicava, un grande spazio dove gli uomini si riunivano per parlare, festeggiare e prendere le decisioni che riguardavano la collettività.

La società Vichinga prevedeva la presenza di “capi”, ma essi non erano, nella norma, Nobili di Natali, come nel resto del mondo.

I Vichinghi erano guerrieri, morire in battaglia, per loro, era il modo migliore per dividere il Valhalla con gli Dei stessi!

Farsi dominare da qualcuno, solo perché figlio di un altro tizio?

No, non era sicuramente nella loro indole!

Loro basavano la propria società sulla forza e sulla meritocrazia militare, quindi, i Conti erano eletti tra i guerrieri e gli strateghi migliori!

La carica di Conte, come quella di Re, erano a vita.

Ma nella società vichinga, difficilmente un uomo, soprattutto se esso deteneva il potere, difficilmente giungeva ad un’età così avanzata da morire di vecchiaia.

Un uomo comune poteva divenire Conte sfidando e vincendo il suo predecessore, mentre i Re venivano sostituiti dai vincitori di battaglie in quelle che erano delle vere e proprie guerre civili!

La Sala Grande aveva un pavimento in terra battuta, ma era l’unica cosa che aveva in comune con le case dei popolani.

Era grande, maestosa… quasi regale!

Aveva il basamento delle mura in pietra, solida ed inamovibile. Pesanti assi di legno formavano le parti superiori delle mura ed il tetto stesso era in legno, come i pilastri che sorreggevano la struttura.

Tale struttura era alta dai quattro ai sette metri, a seconda del punto, ma era accogliente e calda, merito anche del legno di cui era composta.

In centro ad essa un grande braciere, al cui interno il fuoco doveva  scoppiettare tutto il giorno e tutta la notte. Compito di mantenere alimentata la brace era delle donne, in particolare delle schiave del Conte.

A pochi metri dal centro del braciere, il trono, lo scranno del Conte in posizione rialzata rispetto al fuoco, su di una pedana.

Gli uomini del villaggio, suoi sottoposti, si sedevano attorno alla brace, chi su un bordo di esso, chi per terra, ma sempre e comunque, in posizione sottoposta rispetto al proprio Signore.

Alle riunioni, partecipavano tutti gli uomini, intesi come adulti.

Per essere considerato adulto, un ragazzo doveva partecipare per la prima volta ad una di queste riunioni, che raccoglievano ad Hoc tutti gli uomini ed i ragazzi tra i dieci ed i tredici anni. Durante quell’incontro, i giovani, giuravano Fedeltà al proprio conte, che donava loro un bracciale in rame forgiato e li sottoponeva ad un rito di passaggio.

Da quel momento, il bracciale li contraddistingueva come uomini e diveniva per loro motivo di vanto e, quasi, una reliquia sacra!

La visita di un Re non era un evento comune.

L’ipotesi più plausibile per i più, radunati nella sala Grande, il Re seduto sullo scranno del Conte, era che il Re volesse la testa del Conte.

Un sovrano non si scomodava per qualcosa che non lo interessava direttamente e lì, in quel periodo, dell’anno, non c’era nulla se non terre appena seminate… quindi… che cosa voleva il Re?

Perché era giunto fin lì, solamente con un’imbarcazione?

Non era certo un’armata, quella che si era portata con sé…

Ma quel giorno, Re Holon non aveva nessuna intenzione di guerreggiare.

«Miei cari sudditi!»

tuti ammutolirono, tesi ad ascoltare che cosa doveva comunicare loro il Re.

«Ho grandi notizie! Molti di voi si chiederanno che cosa ci faccio qui, con una sola nave ed in questo periodo dell’anno… anche tu, te lo stai chiedendo, eh, Kull?»

il re rise sguaiatamente.

Il Conte abbozzò un sorriso misto sardonico e collerico.

«Bene! Sono qui per le scorrerie estive! Questa estate ci saranno grandissime novità!»

Tutti restarono, per un attimo storditi.

Poi, quasi come liberati da una tensione che si sarebbe potuta tagliare con un’ascia, l’intero nucleo cittadino esplose in un boato che fece tremare le mura della Sala Grande, vibrò fino in cielo e, sicuramente, compiacque Odino Stesso!

 

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Alessio Lilliu
Info autore

Alessio Lilliu

Sono nato a Cuneo, ridente capoluogo di provincia piemontese.
Ho sempre amato la Natura e, seguendo questo amore, ho frequentato l’Istituto Tecnico Agrario ed ho proseguito i miei studi conseguendo, nel 2012, la Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari a pieni voti.
Ho sempre adorato la cultura in ogni sua forma, ma ho sempre odiato gli stereotipi.
In particolare lo stereotipo che ho sempre rigettato è quello che riguarda la relazione tra “persone studiose” e “persone fisicamente poco attraenti”. Per ovviare a tale bruttissimo stereotipo all’età di 11 anni cominciai a praticare Judo e ad oggi sono cintura nera ed allenatore di questa disciplina marziale.

Dal 2010 gestisco un’attività commerciale, l’Edicola della Stazione Ferroviaria di Cuneo.
Ho ricoperto nel 2011 anche il ruolo di Vice-Responsabile della qualità all’ingresso in un macello del cuneese e, una volta terminato il mio percorso di studi, nel 2012 per l’appunto, ho deciso di rendere il settore alimentare parte ancor più integrante della mia vita. Creai la Kwattzero, azienda di cui sono socio e che si occupa di prodotti disidratati a freddo e di produzione di confetture ipocaloriche, ricavate tramite un processo brevettato di mia invenzione e di mia esclusiva proprietà. Obiettivo finale della ditta è quello di arrivare a produrre i propri prodotti con un consumo energetico pari a zero tramite l’installazione di fonti di energia rinnovabile, per esempio pannelli fotovoltaici.

Per quanto riguarda la mia passione per la scrittura, nacque in tenera età ed in particolare attorno ai sette anni, quando rubavo di nascosto la macchina da scrivere di mio padre, una vecchia Olivetti, per potermi sbizzarrire a sognare e fantasticare su terre lontane e fantastici eroi.

La mia passione per la scrittura venne ricompensata nel 2010 quando pubblicai il mio primo romanzo, “Le cronache dell’Ingaan”. La mia produzione letteraria prosegue a tutt’oggi con nuovi romanzi.

Dal 2012 sono Presidente di Tecno.Food, associazione che riunisce i Laureati e gli Studenti delle Scienze alimentari in seno all’Università degli Studi di Torino.

La nuova ed affascinante sfida che sto cominciando ad affrontare con enciclopediadellabirra.it mi permette di unire due mie grandi passioni: la scrittura e la birra!

Adoro sperimentare sempre nuove cose e nuovi gusti e questa è un’occasione davvero unica.