Numero 30/2023

24 Luglio 2023

Il giro del mondo in… tante birre: Barbados

Il giro del mondo in… tante birre: Barbados

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Il richiamo delle isole caraibiche è troppo forte ed io non so resistere, il giro del mondo in tante birre ci porta nuovamente in questa porzione di Oceano Atlantico alla scoperta di birre e birrifici di Barbados. Ma quanti ce ne saranno su questa piccola isola, estesa solo quanto un terzo della Valle d’Aosta?

Barbados è uno stato insulare delle Piccole Antille, situato al largo del Venezuela. La  capitale Bridgetown prende il nome dai numerosi ponti costruiti sul canale che divide in due la città.

Si pensa che il nome Barbados derivi dal portoghese “os barbados” (i barbuti), dato dall’esploratore Pedro A. Campos nel 1536. Le lunghe radici aeree degli alberi di fico barbuto, sembravano, appunto, delle “barbe”.

Barbados è sempre stata abitata da popolazioni indigene che vennero, però, ridotte in schiavitù dagli europei. Gli Aruachi, addirittura, si estinsero. Per questo, a partire dal 1625, con lo sbarco dell’inglese Henry Powell, iniziò il ripopolamento dell’isola con schiavi africani. Colpito dalla ricchezza dei terreni e dallo sfruttamento che ne poteva scaturire, l’isola si trasformò in una grande piantagione di tabacco, cotone ma, soprattutto, canna da zucchero. Ancora oggi si possono ammirare i vecchi mulini a vento in pietra (v. foto seguente) usati per la spremitura di queste piante. I confini delle terre coltivate divennero, addirittura, i limiti amministrativi delle provincie, chiamate “parrocchie”.

 

 

Insieme al popolo africano furono impiegati come schiavi anche gli irlandesi (i cosiddetti “Redlegs”). Criminali, prigionieri politici e persino lavoratori rapiti e trasportati sull’isola contro la loro volontà. Tutto questo fino al 1834, anno dell’abolizione della schiavitù. Il numero di africani portati sull’isola nei secoli passati si riflette ancora oggi sulla composizione della popolazione di Barbados. Circa il 90% degli abitanti è, infatti, di origine africana, in gergo detti “Bajan”.

L’isola ottenne l’Indipendenza dalla Corona britannica nel 1966 e dal 2021 è una repubblica parlamentare. Grazie a importanti riforme politiche e sociali, ormai i settori trainanti dell’economia isolana sono il turismo e l’artigianato, non più l’industria dello zucchero.

LA STORIA DELLA BIRRA A BARBADOS

Prima di raccontare la storia della birra è doveroso fare un accenno alla bevanda alcolica per eccellenza sull’isola di Barbados: il rum. Barbados è considerata da sempre il luogo di nascita di questo distillato, tantoché per gli abitanti non è solo un drink da sorseggiare ma un vero e proprio stile di vita. Prodotto a partire dalla metà del 1600, è sempre stato parte integrante dell’economia e della cultura isolana. Qui è ancora operativa la più antica distilleria del mondo. Pensate che ha anche un legame con la birra…continuate a leggere e lo scoprirete!

La birra nei Caraibi ha radici legate alla terra di Albione e Barbados non è da meno. Infatti, già nella metà del 1700, i birrai londinesi esportavano sull’isola birre scure in stile Porter. Ma fu il birrificio Guinness a creare, agli inizi del 1800, una birra speciale dedicata proprio al mercato delle Indie Occidentali, la “West Indies Porter”. La gradazione alcolica più alta, una quantità extra di luppolo e un tocco di birra sour, aumentavano la capacità di conservarsi e di resistere al lungo viaggio per mare e alle alte temperature dei Caraibi e quindi anche di Barbados. Questa birra scura poi era amata ancor di più dagli irlandesi di stanza sull’isola, una bevuta che rendeva meno lontana la patria natia. Inoltre, il costo più abbordabile rispetto al rum, consumato dai ricchi proprietari bianchi delle piantagioni, trasformò la birra nella bevanda più bevuta dalle classi sociali medio-basse. Divenne, addirittura, l’ingrediente principale del “flip”, mix a base di: birra scura, rum, latte e sciroppo di canna da zucchero.

Ancora oggi, il marchio Guinness è popolarissimo nei Caraibi e in alcuni casi la birra viene imbottigliata direttamente in loco, come succede anche a Barbados.

I BIRRIFICI PIU’ IMPORTANTI SULL’ISOLA DI BARBADOS

Nonostante la superficie ridotta dall’isola, solo 430 Km2, l’offerta birraria, secondo me, può soddisfare tutti i palati: da quelli più esigenti che cercano qualcosa di particolare a quelli delle grandi bevute spensierate.

  1. Il birrificio più popolare a Barbados: BANKS BARBADOS BREWERY

 

(foto etichetta gentilmente concessa da Mario Bughetti)

Banks Brewery è anche il primo birrificio fondato sull’isola. Peter D’Aguiar, un imprenditore della Guyana, lo aprì nel 1961 nei dintorni della capitale Bridgetown. Per i primi anni la produzione era dedicata al mercato locale ma nel 1968 iniziarono le prime esportazioni verso altre isole caraibiche. Ottenendo sempre più riscontri positivi, il birrificio estese la propria rete anche negli Stati Uniti e in Europa. Nel 1971 la Banks Beer vinse la “Lager Beer Competition” in Inghilterra a cui seguirono altri prestigiosi premi internazionali. Ancora oggi è la birra nazionale, la più bevuta. Il birrificio imbottiglia e distribuisce altri marchi famosi come Guinness, produce bibite gassate, energetiche e shandy (bevande a base di birra e limonata o altri frutti).

BANKS: birra chiara a bassa fermentazione ispirata allo stile Pils, la birra iconica del birrificio. Prevede un mix di malto d’orzo inglese e canadese con aggiunta di due luppoli (Yakima Clusters e Styrian Goldings). Le note maltate supportano l’amaro che persiste nel finale. Facile da bere e rifrescante. Gradazione alcolica: 5%

TIGER MALT: bevanda analcolica a base di malto e orzo, molto popolare sull’isola.

  1. Il birrificio artigianale più “invecchiato” di Barbados: 10 SAINTS BREWERY COMPANY

 

(foto etichetta gentilmente concessa da Mario Bughetti)

Birrificio fondato da Glyn Partridge a Speightstown nel 2009. Produce un solo tipo di birra ma molto speciale. Infatti viene invecchiata per 90 giorni nelle botti di rovere che hanno contenuto rum “Special Reserve” della distilleria Mount Gay di Barbados, la più antica del mondo, operativa dal 1703. Il nome del birrificio si riferisce alla suddivisione territoriale in parrocchie, 10 su 11, infatti, hanno nomi di santi.

10 SAINTS: birra chiara a bassa fermentazione che unisce la freschezza di note lievemente agrumate con la rotondità degli aromi maltati più tostati e di quelli speziati che ricordano la vaniglia. Gradazione alcolica: 4,8%

  1. Il birrificio artigianale di Barbados più “green”: DREADHOP BREWING

 

 

Birrificio artigianale a conduzione familiare fondato da Charles Mackenzie a Christ Church nel 2019. Già nel 2013, Charles aveva creato il suo primo microbirrificio (The Brewhouse) installando un impiantino da 200 litri in un vecchio container. Dreadhop Brewing nasce proprio dall’esigenza di ingrandirsi e di farsi conoscere ad un pubblico sempre più ampio.

Ma l’obiettivo di Charles ed il suo team non è solo produrre birra ma anche avere il minor impatto sull’ambiente. Infatti, per la pulizia delle attrezzature viene utilizzata l’acqua piovana stoccata in un bacino di circa 190.000 litri e l’impianto fotovoltaico fornisce tutta l’energia per mandare avanti il birrificio. Si riutilizzano anche le trebbie, come mangime per le mucche e le pecore di allevamenti locali.

SILVER SANDS: birra chiara ispirata alle Pale Ale inglesi, prodotta con 6 tipi di malto e 2 di luppolo che donano aromi erbacei, terrosi e un tocco di floreale. Il nome è quello di una grande spiaggia bianca vicina a Christ Church. Gradazione alcolica: 5%

MAHOGANY BAY: birra scura che si ispira alle Stout britanniche con un tocco tropicale dato dai luppoli usati. I sentori di ananas, pompelmo e maracuja si intrecciano alle classiche note di cioccolato e caffè. Prende il nome da una baia nella parte occidentale dell’isola.  Gradazione alcolica: 7%

RAGGED POINT: birra ambrata in stile Irish Red Ale con aggiunta di orzo tostato. Le note maltate di caramello sono ben bilanciate da quelle più amare del luppolo. Ragged Point, il “punto frastagliato” della costa più orientale dell’isola. Gradazione alcolica: 4,5%

Altre birre in linea: Round Rock (IPA), Sam Lord’s (Smoked Porter), Pelican (NEIPA), Long Beach (Witbier), South Coast (Summer Ale), Barracuda (Double IPA) e Calypso (Pils).

 

Queste isole tropicali mi stanno sorprendendo sempre di più! In territori così piccoli, con un bacino di utenze a dir poco ridotto, se non si contano i turisti, i birrifici riescono a mettere sul mercato birre che posso accontentare tutti i gusti. Forse è proprio la vocazione turistica di questi luoghi, abituati ad accogliere gente da tutto il mondo, ad aver stimolato la vena creativa dei mastri birrai isolani. Complimenti a tutti!

Alla prossima pinta!

 

Siti internet e pagine social di riferimento:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.banksbeer.com

www.dreadhop.com

www.10saints.com

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!