Numero 11/2022

19 Marzo 2022

Würzburger Hofbräu

Würzburger Hofbräu

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Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Würzburg/Germania
Würzburg si trova nella Bassa Franconia, una regione votata alla viticoltura.
Nel 1434 infatti aveva bandito la fabbricazione della birra. Ma, durante la guerra dei trent’anni, il vino non bastava più per dissetare i soldati svedesi di Gustavo II Adolfo che assediavano la città. Allora, nel 1643, il principe-vescovo Johann Philipp von Schönborn istituì il primo birrificio ufficiale, nei locali dell’armeria reale. E, poiché la fabbrica di birra era una buona fonte di reddito, fu sostenuta anche dai vescovi successivi. Mentre, a ricordo del fondatore, la corona del principe vescovo decora il logo del birrificio.
Con la secolarizzazione napoleonica poi del 1806, Würzbur fu assegnata al granduca Ferdinando di Toscana che la tenne fin al 1814, dopodiché passò sotto il Regno di Baviera.
Successivamente in mano a privati, ammodernamenti ed espansioni portarono l’azienda alla distribuzione in tutta la Germania. Addirittura, nel 1867, la Würzburger risultava una delle prime birre tedesche esportate negli Stati Uniti. Cominciò un famoso ristorante di Nuova York a offrirla alla spina. E presto la diffusione interessò le altre città. Era anche la birra servita sulle principali lineee di navigazione transatlantica, nonché sulle ferrovie continentali Mitropa.
Il proibizionismo e le due guerre mondiali (nel 1945, l’80% della città fu distrutto da un bombardamento britannico) segnarono una lunga stasi per la Würzburger. La ripresa avvenne nel 1983. Proprio in quel decennio ci fu il tentativo di trasferire lo stabilimento, risalente al 1882, fuori della città.
Dal 1993 il birrificio fu tecnicamente modernizzato e ampliato negli anni successivi attraverso aquisizioni strategiche.
Infine, nel 2005, il 90,7% del pacchetto azionario fu acquistato dalla Kulmbacher; e oggi, unica impresa birraria di Würzburg, fa parte della Brau Holding International, con i propri marchi invariati e la propria operatività commerciale.

La produzione, di 250 mila ettolitri annui, propone una vasta gamma di birre, alcune delle quali molto piacevoli, con il malto intenso ma perfettamente bilanciato.
Würzburger 1643 Original Lagerhell, helles di un caldo colore dorato chiaro e dall’aspetto nebuloso (g.a. 4,9%); il prodotto di punta. È una birra di tendenza, creata per un consumo giovanile e sempre più preferita dalle donne. L’anno invece è quello della fondazione del birrificio. La carbonazione è abbastanza sostenuta; l’enorme schiuma bianca, soffice, cremosa, di lenta dissoluzione. L’aroma non è così forte, ma persistente, gradevole, coinvolgente: il grano si amalgama alla perfezione con un luppolo dalle diverse sfaccettaturte, fruttato e agrumato, floreale e speziato; anche se non manca qualche indizio metallico. Il corpo, da leggero a medio, presenta una trama alquanto cremosa. Fresco, pulito, frizzante, il gusto, decisamente improntato al malto, sa ben mantenere il necessario equilibrio con un luppolo citrico a base di erbe, con un tocco di fieno e una punta di acidità. Molto aspro e secco, il finale si presta generosamente a fare il trampolino di lancio per un retrolfatto erbaceo quasi medicinale.
Würzburger Hofbräu Schwarzbier, schwarzbier di colore nero e dall’aspetto non del tutto opaco (g.a. 4,9%); un’offerta recente. La carbonazione è abbastanza vivace; la schiuma moca, enorme, spessa, cremosa, di buona durata e allacciatura. L’aroma si apre con un gradevolissimo profumo che ricorda il caffè espresso; seguono, in tono minore, sentori di malti dolciastri, orzo affumicato, caramello, frutta secca, liquirizia, cioccolato, caffè, luppolo alle erbe e un vago indizio di ginepro. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza parecchio acquosa. Il gusto ostenta prelibate note di tostature dalla fragrante amabilità che, in prossimità del traguardo, rilasciano una rinfrescante acidità. Nel finale spunta un blando nocciolato; e il corto retrolfatto rimane secco, pulito.
Würzburger Hofbräu Premium Pilsner, pilsener di un brillante colore dorato pallido (g.a. 4,9%); leader indiscussa del mercato nell’area centrale della Bassa Franconia. Con una carbonazione piuttosto spinta, la schiuma bianca sgorga copiosa, fine, compatta, cremosa, sufficientemente stabile e aderente. Il fresco aroma erbaceo del luppolo surclassa elegantemente i pur non certo arrendevoli sentori di malto, fieno, pasta, lievito, mais dolce, cracker, agrumi. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza abbastanza acquosa. Per l’intera corsa, lenta ma regolare, il luppolo rimane in sottofondo, a supporto della solida struttura di malto; alla fine però si leva determinato imponendo la propria asciuttezza, prima e poi, lasciando nel retrolfatto sensazioni intensamente amare ma piacevoli.
Würzburger Hofbräu Sympator Doppelbock, doppelbock di colore marrone rossastro e dall’aspetto confuso (g.a. 7,9%). La carbonazione è contenuta; la schiuma beige, ricca, sottile, compatta, cremosa, di ottima stabilità e aderenza. L’aroma, dolce e appiccicoso, propone malto torrefatto, caramello bruciato, pane di segale, zucchero di canna, frutta scura, melassa, frutti di bosco secchi, mandorle, marzapane, lievito, luppolo erbaceo: il tutto avvolto in un caldo alone di brandy. Il corpo medio appare piuttosto pesante, in una consistenza acquosa che peraltro tende alla grassa. Note dolci persistenti e tracce di banana matura venano un lungo gusto di malto con sfumature di caramello. Dopo una buona corsa più che regolare, arriva il finale secco e abbastanmza amaro. L’alcol si fa sentire maggiormente nelle sensazioni retrolfattive, dove una buona luppolizzazione convive armonicamente con un maltato alquanto zuccherino.

Würzburger Festbier, märzen/oktoberfest bier di color ruggine/rame e dall’aspetto intorbidato dai lieviti in sospensione (g.a. 5,9%); conosciuta anche come Würzburger Bavarian Holiday Beer. È una specialità stagionale, con la forza della bock, disponibile però tutto l’anno. La carbonazione è abbastanza sostenuta; la schiuma, di un bianco sporco, grande, soffice, cremosa, di apprezzabile tenuta e aderenza. Nella sua complessità, l’aroma eroga una piacevole dolcezza maltata e fruttata, che spicca sui più tenui sentori di agrumi, grano, bacche, caramello, sottile luppolo speziato. Il corpo medio tende decisamente al magro, in una consistenza abbastanza acquosa. Il gusto si esalta con lunghe note di malto caramellato, pane tostato, frutta, mou, in perfetto equilibrio con il piccante delle spezie; mentre la morbidezza si associa col delicato calore alcolico. Nella secchezza del finale, un tocco di luppolo terroso elimina ogni residuo zuccherino. A sua volta, un retrolfatto, di persistenza discreta, ripropone non certo sgradevoli sensazioni ricche di malto.
La linea di weizen Julius Echter è dedicata al principe-vescovo Julius Echter von Mespelbrunn che nel 1582 fondò l’Università di Würzburg.

Julius Echter Hefe-Weissbier Hell, hefe weizen di colore oro rossastro e dall’aspetto intorbidato dai sedimenti di lievito (g.a. 5,3%); prodotta secondo una ricetta del secolo XIX, con il 70 % di frumento e il 30 % di orzo e luppolo Hallertau. Con una frizzantezza elevata, la spuma bianca si leva ricca, sottile, compatta, cremosa, di notevole tenuta e lasciando ariosi pizzi di allacciatuta al vetro. Il forte aroma di lievito è contornato da sentori di grano, pesca, miele, banana matura, erba tagliata, toffee alla menta, chiodi di garofano e, in coda, un lieve indizio agrumato. Un bel corpo pieno, che dispone di una consistenza acquosa, anche se un po’ appiccicosa, supporta il fresco e aspro gusto fruttato di rapido scorrimento sulla base asciutta predisposta dal frumento. Da parte sua, una delicata acidità conferisce una piacevole, rinfrescante, acredine agrumata. Nel lungo e secco finale si fanno sentire, eccome, i chiodi di garofano. Breve e dolce invece si rivela il retrolfatto, con le sue granulose sensazioni maltate.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.