Numero 17/2019

24 Aprile 2019

Birra e collezionismo due mondi che s’incontrano

Birra e collezionismo due mondi che s’incontrano

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Cosa spinge una persona ad andare oltre al consumo della sua bevanda preferita e cominciare a collezionarla? In quest’intervista conoscerete non solo un appassionato di birra artigianale ma anche un vero collezionista. Marcello Agostini, come spesso purtroppo succede oggi, si è ritrovato senza un lavoro ad un’età in cui magari non è facile reinventarsi. Ma la sua passione per la birra l’ha aiutato a creare un’alternativa. Oggi ha creato un sito (www.collectionofbeers.com ) che mette in contatto tanti appassionati come lui. Vi invitiamo a conoscere la sua storia e il suo pensiero sulla craft beer in Italia e ovviamente a visitare il suo sito.

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Come prima domanda, le chiederei di parlare di lei: come si è appassionato a questo mondo e perché ha deciso di creare questo sito?

Sono Marcello Agostini, uso lo pseudonimo di Jack Lucas e sono di Sant’Egidio alla Vibrata, in provincia di Teramo. Le racconto in sintesi l’inizio della mia passione per il mondo della birra. Durante la mia gioventù ho praticato sport a livello agonistico e più precisamente il ciclismo e quindi di alcool nemmeno l’ombra. Purtroppo per problemi fisici ho dovuto interrompere l’attività sportiva e all’età di 19 anni ho assaggiato la mia prima birra. Subito mi sono innamorato di questa bevanda, attratto dal brand dell’etichetta e naturalmente ho conservato la bottiglia. Da quel momento, ogni birra che bevevo, ne conservavo la bottiglia. Dopo un anno e parliamo del 1985, iniziai a bere la birra con più frequenza, acquistavo due bottiglie, una la degustavo e l’altra entrava a far parte di un inizio di collezione. L’anno successivo, dopo aver raccolto molte birre, gadget che riguardavano il mondo della birra, ho fatto il mio primo acquisto, una colonnina in maiolica della Warsteiner a tre uscite, di cui sono stato sempre innamorato. Gli anni passavano e la mia collezione si faceva sempre più ricca e gli spazi in casa diminuivano sempre di più per dar spazio alla mia collezione. Ho avuto sempre la passione per questo mondo, dal fascino dei diversi sapori delle birre, fino ad arrivare alla creatività delle grafiche dei diversi Brand. Tutto questo ci porta al giorno d’oggi, quando mi sono ritrovato ingiustamente disoccupato e, per non cadere in depressione, ho rispolverato la mia vecchia passione, la Birra.

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Desidererei sapere se ha fatto una ricerca e sa dirmi se in Italia ci sono tanti collezionisti appassionati del mondo della birra come lei.

Ho sognato da sempre di mettere in mostra la mia collezione e come autodidatta, ho costruito un sito internet per raggiungere le persone appassionate di questo mondo. Dopo qualche mese e parliamo della fine del 2018, un’amica mi ha consigliato di creare una pagina Facebook per iniziare a far conoscere il mio sito. Ho creato la pagina Facebook e dopo qualche settimana ho creato il Gruppo Facebook COLLECTION OF BEERS e i primi risultati sono arrivati. Al momento dopo due mesi, ho circa 400 iscritti di tutto il mondo e il mio sito è visto in quasi tutti gli stati. Il percorso è ancora lungo, ma l’obbiettivo è ben chiaro: spero che un giorno questa mia passione possa diventare un lavoro, e offrire sul mio sito un servizio a pagamento, offrendo una sezione per i collezionisti, una bacheca, dove pubblicare le collezioni di birre di coloro che non hanno voglia o capacità di creare un sito internet, dove mettere in mostra la propria collezione.

Per quanto riguarda la mia ricerca sui collezionisti in Italia e nel resto del mondo, ce ne sono tanti, ma non ufficialmente visibili su internet.

Molti sono collezionisti di birre vuote, a differenza di me che colleziono solo bottiglie piene, altri collezionano etichette, sottobicchieri, bicchieri, lattine e quant’altro riguarda il mondo della birra: naturalmente io sono molto eclettico e non porgo limitazioni alle collezioni e sarei disposto ad accoglierli tutti nel mio sito.

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Come vede il movimento della craft beer in Italia?

Per quanto riguarda il Craft Beer in Italia è un discorso abbastanza complesso. Sicuramente in Italia non c’è una grande storia e cultura della Birra, ma negli ultimi anni il consumo è aumentato in modo esponenziale grazie alla tendenza della birra artigianale.

Io assumo una mia posizione in merito, ed è quella che per diventare mastro birraio, non basta un semplice corso di qualche settimana.

Per capire come diventare mastro birraio quindi, occorre comprendere che servono doti personali e una capacità artigianale che vanno affinate. Non si tratta di un semplice addetto alla preparazione della birra: il mastro birraio, un lavoro ben più complesso, richiede di saper padroneggiare con maestria l’arte della miscelazione, oltre a richiedere un’approfondita conoscenza delle materie prime. Come anticipato, in Italia solo da pochi anni sono nati contesti formativi dove ottenere una preparazione di base, nonché master di specializzazione. Un esempio è il percorso presso l’Università di Perugia dedicato alle “tecnologie birraie”, attivo dal 2008. In Germania il mestiere di mastro birraio è regolato da specifiche leggi e per accedere alla professione bisogna seguire un corso di tre anni.

Tempo fa, lessi un articolo che riguardava il percorso per intraprendere la professione di mastro birraio.

Se un birrificio ti assumeva, per i primi cinque anni il tuo compito era di utilizzare scopa e paletta senza poter entrare nelle sale di fermentazione. Superati questi anni, ti permettevano di entrare a pulire anche nelle sale di fermentazione, dopo di che passati altri tre anni, ti davano la possibilità di poter affiancare il mastro Birraio, quindi in sintesi voglio dire che il percorso era abbastanza arduo a differenza di oggi, dove ogni individuo dopo qualche mese crede di essere un Mastro Birraio e di poter produrre Birra, spesso di bassissima qualità.

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Cosa manca attualmente in Italia in questo settore? Per esempio, cosa c’è all’estero che manca in Italia e magari viceversa?

A mio modesto parere manca la cultura della birra e il rispetto della storia che circonda questo mondo. In Italia sicuramente negli ultimi anni c’è stato un aumento del consumo pro capite, produzione e fatturato, ma si tratta comunque di un prodotto di nicchia e molto particolare, spesso birre aromatizzate, o quelle prodotte con una percentuale molto alta di mosto d’uva in aggiunta al mosto di birra, che sicuramente non hanno il riscontro positivo al di fuori della nostra nazione.

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Naturalmente al di fuori dell’Italia, c’è molta differenza a partire dalla spillatura della birra alla storia e tipologia dei “Pub”, che possiamo vedere nel mondo anglosassone. In Italia il Pub è visto e interpretato in maniera diversa, la specializzazione è sempre più rara e nella maggior parte dei casi i Pub diventano trattorie e pizzerie, dove mangiare di tutto e bere birra spillata con indiscusse qualità. La Birreria è un’altra cosa e in Italia per fare un esempio, un Irish Pub, dopo qualche anno dall’apertura, viene snaturato per dar spazio ad una ristorazione più comune e si ha paura a tenere quel tipo di specializzazione, perché quasi tutti non hanno pazienza d’intraprendere un percorso di informazione e cultura del mondo della Birra.

In conclusione, vorrei dire, che consumare birra ed essere eclettici in merito è una dote rivolta a pochi amanti di un alimento che è stato dichiarato dalla medicina ufficiale come l’alimento più sano al mondo.

 

Maggior informazioni:  www.collectionofbeers.com

 

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Lina Zadorojneac
Info autore

Lina Zadorojneac

Nata in Moldavia, mi sono trasferita definitivamente in Italia per amore nel 2008. Nel 2010 e 2012 sono arrivati i miei due figli, le gioie della mia vita: in questi anni ho progressivamente scoperto questo paese, di cui mi sono perdutamente infatuata. Da subito il cibo italiano mi ha conquistato con le sue svariate sfaccettature, ho scoperto e continuo a scoprire ricette e sapori prima totalmente sconosciuti. Questo mi ha portato a cambiare anche il modo di pensare: il cibo non è solo una necessità, ma un piacere da condividere con la mia famiglia e gli amici. Laureata in giurisprudenza, diritto internazionale e amministrazione pubblica, un master in scienze politiche, oggi mi sono di nuovo messa in gioco e sono al secondo e ultimo anno del corso ITS Gastronomo a Torino, corso ricco di materie interessanti e con numerosi incontri con aziende produttrici del territorio e professionisti del settore. Il corso ha come obiettivo la formazione di una nuova figura sul mercato di oggi: il tecnico superiore per il controllo, la valorizzazione e il marketing delle produzioni agrarie e agro-alimentari. Così ho iniziato a scrivere per il Giornale della Birra, occasione stimolante per far crescere la mia professionalità.