Numero 26/2020

23 Giugno 2020

Agroalimentare Sud: la grande malteria italiana

Agroalimentare Sud: la grande malteria italiana

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di Davide Cairello.

Il panorama dei produttori di birra artigianale in Italia è aumentato esponenzialmente negli ultimi 15 anni, con la fondazione di numerosi microbirrifici su tutto il suolo nazionale. Lo stesso purtroppo non si può dire su chi sta alla base del settore, ossia i produttori di malto che a tutt’oggi sono più unici che rari nel nostro Paese.
In questo panorama assai scarno si distingue un’azienda che ha fatto della sua italicità un valore aggiunto.
Agroalimentare Sud nasce nel 1982 a Melfi con l’intento di portare l’attività di trasformazione dell’orzo in una zona agricola votata alla sua produzione, in modo da ridurre significativamente i tempi di trasporto a tutto vantaggio della qualità del prodotto. A tutt’oggi è una delle pochissime malterie italiane indipendenti.

 

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La maltazione avviene nello stabilimento di San Nicola di Melfi in Basilicata, da dove i malti finiti partono poi alla volta degli stabilimenti di Heineken, Carlsberg e Peroni.
L’azienda è in costante evoluzione e sempre alla ricerca di nuovi prodotti da lanciare sul mercato, soprattutto destinati all’industria alimentare.
Gli impianti dello stabilimento hanno una capacità produttiva di 50.000 tonnellate di orzo all’anno (36.000 di prodotto finito) a fronte di una capacità di stoccaggio di 40.000. Quest’ultima è data dai 70 silos ermetici refrigerati e saturi di azoto che permettono la conservazione dell’orzo senza utilizzo di prodotti nocivi.
I grani vengono a questo punto selezionati, tarati per dimensione e ripuliti dai corpi estranei prima di andare incontro alla germinazione che consentirà l’estrazione del maltosio.

 

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La germinazione inizia con la macerazione in acqua che dura due giorni. Durante questo periodo viene pompato ossigeno e l’acqua è frequentemente ricambiata in modo da garantire al seme l’umidità ottimale per la sua germinazione.
Nella fase successiva i grani sono movimentati da viti elicoidali che oltre a rimescolarli li movimentano verso i 5 grandi cassoni di germinazione di tipo Laussman dello stabilimento. Qui il prodotto rimane per 5 giorni durante i quali si sviluppano gli enzimi indispensabili per la produzione del mosto di birra.

 

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A questo punto il prodotto va incontro ad essiccazione, processo che avviene a temperature diverse: 80°C per il malto tipo Pilsen, alcuni gradi in più per il malto tipo Vienna, oltre i 103°C per il malto tipo Monaco e fino a 250°C per il malto colorante.
Ad essiccazione conclusa, un’apposita macchina degerminatrice provvede a rimuovere germe e radichette. Si passa a questo punto allo stoccaggio in magazzino da dove il prodotto parte alla volta dei birrifici che procederanno alla sua macinazione e trasformazione in birra.
La materia prima proviene da 2000 aziende agricole centro-meridionali alle quali Agroalimentare Sud fornisce la semente e l’assistenza tecnica dei suoi agronomi. L’orzo utilizzato proviene esclusivamente da cultivar distiche primaverili, tra le quali ve ne sono alcune sviluppate da ISTA- IVS S.r.l. di Lodi, già incorporata negli assets della società.
Il mercato di riferimento della società è principalmente quello nazionale, su cui opera con una grande varietà di malti tostati e non, oltre ad alcuni estratti concentrati di malto in polvere o liquidi.

 

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I malti prodotti sotto marchio Italmalt sono:

  • Pilsen 3,5, con elevato potere diastatico e dalla totale assenza di micotossine,
  • Vienna 7,5, Monaco 17,5, Melano 75 e Roasted 1000, tutti con un bassissimo contenuto in nitrosammine grazie alla fase di tostatura ad aria indiretta;
  • e infine il Wheat Malt, malto di frumento di varietà Sirtaki con un buon livello proteico.

Le eccellenze nel nostro Paese non mancano assolutamente, alcune volte vengono riconosciute anche all’estero, altre no. In questo caso siamo davanti a una realtà che si è imposta sia a livello nazionale che internazionale, arrivando ad essere partner commerciale di realtà enormi quali Heineken, Carlsberg e Peroni. Sicuramente un grande traguardo per il Made in Italy che costituisce un esempio per gli imprenditori che abbiano la possibilità di investire in questo settore ancora poco esplorato.

 

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