Numero 27/2022

6 Luglio 2022

BSA ovvero Birrificio Sant’Andrea di Vercelli. Birra a ritmo di Rock n’ Roll

BSA ovvero Birrificio Sant’Andrea di Vercelli. Birra a ritmo di Rock n’ Roll

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Le serate di degustazione organizzate alla Taverna Brigantia portano alla luce quelle realtà brassicole che normalmente si farebbe fatica a conoscere, soprattutto perché sono lontane dal territorio del Verbano.

BSA, acronimo del Birrificio Sant’Andrea, nasce nel 2010 a Vercelli e prende il nome dalla basilica di Sant’Andrea simbolo di Vercelli.

La serata degustativa è tenuta da Vittorio, narratore del birrificio, ed è a lui che si rivolgono le nostre curiosità:

 

-Ciao Vittorio, raccontaci com’è nato e chi c’è dietro a BSA?

Bsa birrificio Sant’Andrea srl nasce nel 2010 dalla volontà di 4 soci-amici accomunati dalla passione per la birra e per la musica.

Bsa nasce infatti come BREW-PUB per la produzione e somministrazione della birra ma anche come luogo di incontri culturali con particolare attenzione agli eventi di intrattenimento musicale.

Oggi il BSA BEER CLUB (pub e beershop annesso al birrificio) è diventato un punto di riferimento per i vercellesi e per tanti amici anche più distanti che amano ritrovarsi nel weekend per bere buona birra e ascoltare buona musica.

 

-Qualcuno del team è stato o è ancora un homebrewer?

Alcuni di noi hanno avuto piccole esperienze da homebrewer anche se la conoscenza delle birre e della loro produzione si è formata nei tempi grazie ai frequenti viaggi e soggiorni all’estero degli attuali soci sia per motivi ludici che di lavoro.

 

-Durante la degustazione abbiamo potuto apprezzare cinque delle vostre birre, La Bionda del Leone, la Rossa del Gallo, Mozkito, Funky e Riot. Vuoi parlarci di loro?

Premetto che il nostro indirizzo stilistico è particolarmente orientato verso le birre tipicamente di origine anglosassone,.

Questo dovuto principalmente alle esperienze in UK e USA di cui sopra.

Infatti le birre che più identificano il birrificio sono infatti la Rossa del Gallo (english bitter) la Mozkito (Golden Ale), la Funky (Porter).

Apprezziamo però tantissimo gli stili in bassa  fermentazione ed in particolare le Bohemians Pils tant’è che la prima birra da noi realizzata è stata proprio una di queste identificata dall Bionda Del Leone.

Il nostro portafoglio si allarga poi agli stili Belgi con una Blanche in ricetta classica con coriandolo e arancia amara  e tipicamente “torbida/velata” alla quale abbiamo dato il nome FOG a ricordare la nebbia delle nostre terre, e con una Strong Ale da 8 gradi, calda e robusta che esprime tutta quella forza che trovavamo nel PUNK di fine anni 70 che ci ha fatto regalarle il nome RIOT in onore ai Clash.

 

 

 

-Esplorando il vostro sito ho visto che avete anche una linea Rice, è un legame con il territorio?

Si ci piace molto fare esperimenti con i prodotti della nostra terra e da buoni vercellesi non potevamo non realizzare alcune birre con il nostro riso.

Premetto che, a differenza dell’uso che se ne fa nel mondo industriale, per noi il riso è una materia prima di assoluto valore che utilizziamo in piccole quantità con con la dovuta cura che ci permette di raggiungere i risultati organolettici che contraddistinguono i  nostri prodotti.

Da qui sono nati il Barley Wine HELLRICE (birra riconosciuta da tutti come unica nel panorama birrario italiano) , la rice bitter CROCK (sempre un occhio al mondo UK) ma soprattutto una lager Gluten Free (SANTANDREA).

 

-Qual è il rapporto con il pubblico durante queste serate? Segue interessato?

Siamo molto contenti che esistano realtà come la Taverna Brigantia che si impegna in serate come quella trascorsa insieme.

Per il comparto della birra artigianale italiana è fondamentale fare continuamente attività di promozione e diffusione della cultura birraria italiana e coinvolgere consumatori poco consapevoli e non formati e scatenare in loro la passione per questi prodotti.

Se poi le serate sono ben strutturate come l’altra sera con anche abbinamenti al cibo l’interesse e la curiosità dei partecipanti è sempre elevatissima.

 

-Quali sono stati i lati negativi e quelli positivi, se ce ne sono stati, di questi ultimi due anni, ovvero durante la situazione mondiale del Covid? Come avete reagito?

La pandemia con i relativi lockdown ha evidenziato una grande debolezza del comparto artigianale che, con tutti i canali horeca chiusi, non ha avuto sbocchi commerciali se non a singhiozzo con le continue chiusure/aperture.

La nostra assenza nel mercato del GDO ha di fatto precluso ogni attività di vendita mentre la BIRRA industriale guadagnava addirittura quote di mercato.

D’altro canto la fantasia e la flessibilità dei produttori indipendenti artigianali ha permesso di creare nuove opportunità verso il consumatore finale con vendite dirette anche attraverso lo sviluppo dei mercati online.

 

 

 

-Il vostro motto è “Birra al Popolo”, da cosa nasce?

Nasce dalla volontà di confermare un messaggio che la birra è una bevanda popolare ed un forte strumento di aggregazione.

Quando siamo nati nel 2010 si tendeva a considerarla ancora un prodotto molto elitario e destinato a pochi consumatori competenti ed in grado di apprezzarla.

Noi abbiamo invece ritenuto fondamentale far passare un messaggio importante che esprimesse la necessità di far capire e far arrivare la nostra birra ad una comunità più allargata

 

-La sera della degustazione hai accennato ai vostri premi vinti, raccontaci un po;

Sinceramente non portiamo le nostre birre a molti concorsi se non a Birra dell’Anno (concorso nazionale di Unionbirrai) o a quelli specialistici anche all’estero.

In questo caso ci piace confrontarci su mercati sfidanti come ad esempio quello anglosassone dove portiamo sempre le nostre produzioni che si riferiscono a gli stili di questi Paesi.

Molto significativo che in dieci anni la nostra strong Bitter “ROSSA DEL GALLO” abbiamo vinto tre ori (tra cui Londra e Varsavia) e  due argenti.

 

 

 

 

-Avete dei progetti per il futuro?

Crediamo molto nella somministrazione diretta al pubblico che come dicevo prima è una formula molto efficace per incontrare il consumatore, confrontarsi con lui, condividere le scelte e ipotizzare nuovi progetti.

Consolidato il Brew PUB nel birrificio (14 vie di spina e 100 posti a sedere) abbiamo iniziato un percorso per realizzare piccoli punti vendita (beershop con somministrazione) ipotizzando anche una struttura in franchising.

 

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Alberto Spadone
Info autore

Alberto Spadone

Nato nel 1975 nel nord del Piemonte nella terra dei laghi. Sono un manutentore meccanico in un’industria alimentare per professione, mototurista per passione, Guzzista per vocazione, mi sono appassionato all’homebrewing nel 2019 e quasi contestualmente ho voluto creare il mio blog “Birre a due ruote” per coniugare queste passioni. Sono affascinato dal mondo delle birre artigianali e da quello che lo circonda.