Numero 09/2023

1 Marzo 2023

Alla scoperta degli stili: STILE CREAM ALE

Alla scoperta degli stili:  STILE CREAM ALE

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Lo stile di cui parleremo oggi fa ancora parte della categoria delle Standard American Beer ed è quello delle Cream Ale, con codice identificativo 1C.

Iniziamo quindi con la scheda che viene proposta nel documento delle linee guida:

 

Impressioni Generali: Pulita, ben attenuata, con elevata carbonazione, una gustosa birra statunitense di tipo “lawnmower” (tagliaerba = birra rinfrescante pensata per essere bevuta all’aperto in giornate molto calde). Di facile beva, leggera e rinfrescante con più carattere di una tipica American Lager ma comunque delicata e pulita.

 

Aroma: Note maltate da basse a medio-basse con un aroma dolce derivato dal mais. Una piccola presenza di DMS è facoltativa. Presenza facoltativa di aroma luppolato medio-basso con diverse sfumature possibili ma con quelle floreali, speziate ed erbacee che sono più comuni. In generale ha un aroma leggero e bilanciato. Possono essere presenti eventualmente delle note leggere di esteri fruttati.

 

Aspetto: Colore da giallo paglierino a dorato scarico, sebbene normalmente si vada verso le tonalità più chiare. Schiuma da scarsa a presente con una carbonazione da media a elevata. Persistenza della schiuma media. Limpida, brillante ed effervescente. Frizzante.

 

Gusto: Amaro da basso a medio-basso. Moderata presenza di dolcezza del malto, che può variare a seconda del grado di attenuazione. Il malto è generalmente neutro, con possibili sentori di cereale o biscottati. Solitamente ben attenuata. Bilanciata al palato con luppolatura presente solo nella misura sufficiente a bilanciare il malto. Un sapore di cereale da basso a moderato è abbastanza comune con una possibile leggera presenza di DMS. Il finale può variare da secco e fresco a leggermente dolce. Profilo fermentativo pulito ma con una possibile leggera presenza di esteri fruttati. Gusto luppolato da basso a medio-basso con diverse sfumature ma tipicamente floreali, speziate o erbacee. Delicata.

 

Sensazioni Boccali: Generalmente di corpo leggero e fresca, sebbene il corpo possa arrivare fino a medio. Sensazione boccale morbida con un’attenuazione da media a elevata; livelli più alti di attenuazione possono renderla più dissetante. Carbonazione elevata.

 

Commenti: La maggior parte degli esempi in commercio si attestano in un range di 1.050–1.053 OG mentre l’amaro raramente va oltre i 20 IBU.

 

Storia: Una Ale frizzante e di consumo quotidiano fin dalla seconda metà dell’800 e che è sopravvissuta al proibizionismo. Creata per competere con le Lager fatte in Canada e negli stati del Nord-Est, del Middle Atlantic e del Midwest degli Stati Uniti.

 

Ingredienti Caratteristici: Malto statunitense esastico o una combinazione di questo con malto distico nordamericano. Utilizzo di mais fino al 20% in ammostamento e di zucchero fino al 20% in bollitura. Qualsiasi varietà di luppolo possibile ma spesso vengono utilizzati luppoli rustici americani o europei. Lieviti Ale in purezza o un mix di lieviti Ale e Lager.

 

Confronto con altri stili: Simile ad una American Lager ma con più carattere. Corpo più leggero, morbido e maggiormente frizzante di una Blonde Ale. Potrebbe sembrare simile ad una Kölsch ma più delicata.

 

 

Statistiche Essenziali:

OG: 1.042 – 1.055

FG: 1.006 – 1.012

IBU: 8 – 20

SRM: 2 – 5

ABV: 4.2 – 5.6%

 

Esempi in commercio: Sleeman Cream Ale, Sun King Sunlight Cream Ale, Fresh Cream Bellazzi, Karibu Decimoprimo, Cream Heli Birrificio di Cagliari

 

Tags: gradazione media, colore chiaro, fermentazione alta o bassa, Nord-America, stile tradizionale, famiglia delle ale chiare, bilanciata

 

 

Le Cream Ale rappresentano un altro stile di birra di largo consumo negli Stati Uniti e appartenenti, come le altre birre viste sinora in questa rubrica, a quella tipologia di birre rinfrescanti e pensate per un pubblico ampio e non specializzato. Già nelle impressioni generali questo emerge in maniera chiara grazie al termine “lawnmower” (tagliaerba) che esprime il concetto di una bevanda da bere sotto ad un caldo sole estivo per dissetarsi durante le pause mentre si falcia il prato.

Del resto, come descritto anche nella sezione storica, questa birra nacque nel XIX secolo proprio per fare concorrenza ai birrifici canadesi e del Midwest e alle loro birre lager, molto diffuse grazie alla forte presenza in quelle zone di immigrati europei e in particolar modo tedeschi. Divenne quindi uno stile molto diffuso tanto da riuscire a sopravvivere anche gli anni del Proibizionismo, periodo che diede un colpo quasi mortale all’industria birraria.

 

Il gusto e l’aroma sono caratterizzati da bassa complessità ma rispetto agli altri stili di questa categoria possono avere qualche sporadica e leggera presenza di elementi apportati dai luppoli e dai lieviti, oltre che una schiuma che in alcuni casi può essere più presente e persistente; la presenza del luppolo come ben spiegato nelle linee guida deve essere sufficiente a bilanciare il malto, così da evitare quella possibile percezione dolce presente ad esempio nelle American Lager, a causa del livello di amaro troppo basso.

Anche il corpo rimane esile e infatti il nome Cream può trarre in inganno da questo punto di vista, non è certo da cosa derivi di preciso, forse da una mossa di marketing o forse da un richiamo ad piatto americano tipico, il Cream Corn, che è fatto appunto con mais.

Infine, come possiamo notare nella descrizione degli ingredienti, pur essendo ascritta alla macrocategoria delle birre ad alta fermentazione si può a volte parlare di birra ibrida, perché i lieviti possono essere misti oppure perché, pur se ad alta fermentazione, vengono fatti lavorare nella fascia più bassa del range delle temperature.

 

Questo stile, così diffuso e popolare negli Stati Uniti, è invece da noi abbastanza sconosciuto e per questo le birre che ho affiancato a quelle americane proposte dal BJCP tra gli esempi in commercio (di cui ho lasciato solo le due più iconiche) sono tra i rari esempi prodotti in Italia di questo stile (tra le nazioni europee l’unica che ha una maggiore affinità con questo stile è l’Inghilterra).

Se la descrizione di birra fresca e di facile beva può aiutarci a capire un po’ di cosa si parla (proprio come per le American Lager a cui infatti viene accostata) e quindi a inquadrarla con l’ottica di birre da “bevuta quotidiana” presenti sul mercato italiano, il confronto più corretto è probabilmente quello fatto con le Kölsch che rappresentano un esempio ad alta fermentazione della tipica lager tedesca e a cui le Cream Ale possono far pensare, seppur con una complessità minore oltre che una presenza meno marcata del luppolo, soprattutto al palato, e con una corposità differente data dalla presenza, come già segnalato, del mais.

 

 

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Giacomo Scappaticci
Info autore

Giacomo Scappaticci

Sono nato e cresciuto a Roma, città dove vivo attualmente. Nella vita, dopo essermi laureato in Economia, ho intrapreso la carriera di programmatore informatico, lavoro che svolgo tuttora.
Proprio durante gli anni della laurea mi sono appassionato al mondo della birra artigianale grazie al Buskers e al suo publican Mirko, che ha aperto a due passi dall’università proprio nel corso del mio primo anno. Da lì è stato un continuo immergersi nel mondo di questa bevanda (mondo che seppur già presente da anni a Roma, stava sbocciando con maggior forza proprio in quegli anni): conoscendo piano piano nuovi stili, frequentando vari locali e soprattutto i festival. In tempi molto recenti la passione mi ha portato anche a frequentare due corsi di degustazione, con cui approfondire in maniera più consapevole le mie conoscenze.