Numero 22/2018

28 Maggio 2018

Ognuna il suo stile: le Juicy beer

Ognuna il suo stile: le Juicy beer

Condividi, stampa o traduci: X

 

Nella mia esperienza brassicola qualche volta mi sono imbattuto in birre artigianali che ho considerato delle forzature partorite da menti sadiche, amanti dell’esasperazione smodata di semplici concetti. Birre fruttate, aromatizzate al punto da sembrare succhi di frutta lasciati troppo a contatto con l’aria, pertanto frizzanti perché sulla via dell’andare a male. Perché mai snaturare una così nobile bevanda quale è la birra? La prima volta mi sembrò di bere un cocktail poco alcolico dalle note spiccatamente tropicali. La combinazione dei luppoli abilmente mixati in un dosaggio farmaceutico, lasciava percepire mango, papaya, ananas, frutto della passione che in buona compagnia lasciavano spazio ad altri sapori familiari come la pesca, l’albicocca o gli agrumi.

Questo era il mio preconcetto fino a quando non ho assaggiato, studiandole, le NEIPA. Giudicarle senza la comprovata conoscenza della materia è del tutto fuori luogo.

 

 .

 

.

 

La nascita di queste birre è da ricercarsi nel Vermont, uno stato federato degli Stati Uniti, situato nella regione del New England. Il nome deriva dal francese e significa monte verde, proprio come la catena delle Green Mountains che attraversa lo Stato. Due gestori di un piccolo brewpub di Burlington, stanchi delle solite IPA americane, decidono di creare qualcosa di alternativo avviando un processo che, col tempo, ha portato a questo stile molto controverso. Alcuni lo adorano, altri lo tengono a debita distanza. La disputa tra le due fazioni sta nella torbidità. I puristi del limpido sostengono che con questo stile si “macchia” il lavoro dei produttori artigianali, che per anni hanno faticato per affermare le proprie birre trasparenti e “genuine”. Coloro che l’apprezzano, invece, non se ne curano e le amano in quanto sono stanchi delle solite IPA americane cercando qualcosa di nuovo, che hanno trovato appunto in questo “stile-non-stile”.

 

.

.

 

Quando si parla delle NEIPA si deve sapere che nelle prime produzioni la torbidità, non era voluta, anzi era un difetto, un problema. Quello che volevano era una birra che avesse spiccatissime note tropicali, sia nell’aroma che nel gusto.

Da qui il soprannome di “Juicy IPA” e la ricerca della birra “torbida a tutti i costi”, per replicare il più possibile un succo di frutta. Al giorno d’oggi, quando si produce una birra di questo genere, si va a ricercare la torbidità, la cremosità e setosità della bevuta.

A differenza delle sorelle IPA questa sottocategoria non punta sull’amaro dei luppoli quanto sui loro aromi. La risultante è una birra dolce con un valore di IBU piuttosto basso.Torbide tanto da farle sembrare “fangose” quasi sature di fondi.

La tonalità dei colori varia tra un giallo scarico ad arancio vivo con una bel cappello di schiuma persistente.

 

.

.

 

L’elevata aromaticità è la derivante dalla grande quantità di luppoli (soprattutto in dry hopping), e dalla accurata selezione delle varietà(Galaxy, l’Amarillo, il Citra, il Mosaic..).

Il risultato è un effluvio di frutti tropicali maturi, intenso, come prologo a un assaggio pieno e prolungato.

Anche i malti usati per ottenere queste birre devono essere scelti opportunamente perché le proteine, insieme al lievito poco flocculante e ai luppoli molto aromatici, sono i principali fautori della torbidità di queste birre.

Per questo nelle Neipa si ricorre all utilizzo dei fiocchi di frumento o altri cereali non maltati ricchi di proteine per renderle morbide, avvolgenti tale per cui a volte si definiscono “birre da masticare” avendo la sensazione di mordere un frutto tropicale maturo, tipo il mango.

Un elemento che caratterizza questo sottostile è il lievito. Non completamente neutrale il lievito di riferimento è il Vermont o Conan, che apporta una lieve morbidezza e qualche nota di pesca.

Queste birre hanno suscitato interesse anche in Europa e sono arrivate in Italia, dove molti birrifici artigianali si sono dimostrati pronti a cimentarsi in nuove produzioni, più luppolate, più opalescenti, spiccatamente aromatiche.

 

Condividi, stampa o traduci: X

Giovanni Messineo
Info autore

Giovanni Messineo

Giuliano di adozione di origini siciliane (nato a Palermo nel 1972), dal 2009 vivo a Gorizia.
Perito elettrotecnico mancato ho un diploma informatico e prediligo tutto ciò che riguarda la tecnologia a supporto delle attività umane (senza però sostituirle).
Lavoro nel settore della siderurgia da anni occupandomi di Operation e formazione del personale italiano ed estero.
Sono appassionato della nostra bella lingua italiana e credo fermamente in una comunicazione che sia chiara, diretta e concisa per evitare dubbi e/o incomprensioni.
Mi piace affrontare nuove sfide cercando i miei limiti. Mi dedico con passione, sempre da autodidatta alla musica (suono l’armonica a bocca e la batteria), “fai da te” in generale. Incido il legno con il pirografo dedicandomi alla mtb, corsa e sport vari.
La passione per l’homebrewing nacque per caso nel 2012.
Al mio rientro da una lunga permanenza in Cina, mia sorella e mio cognato per il mio compleanno mi regalarono il primo KIT.
Dopo un paio di anni di pratica, esperimenti, assaggi, degustazioni, mi sono appassionato. Nel ho voluto provare tutte le tecniche fino ad arrivare all’ AG in quanto permette di esprimere di più la mia creatività di Mastro Birraio (da cui il nome MMB).
Da allora progetto, sperimento e realizzo una vasta gamma di prodotti per i quali creo in modo autonomo anche le relative etichette che hanno un filo conduttore con la birra e la sua storia.
Non ho mai smesso perchè lo trovo un passatempo che rilassa, mi diverte, mi soddisfa e riempie la casa di ottime fragranze.
Inoltre amici e parenti apprezzano. Le loro critiche mi danno modo di migliorare sempre.
Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma…(in birra)