Numero 34/2019

24 Agosto 2019

Amsterdam: Heineken Group, parte I

Amsterdam: Heineken Group, parte I

Condividi, stampa o traduci: X

 

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Heineken Group

Amsterdam/Paesi Bassi

Nel 1592 Weijintgen Elberts, vedova di un produttore di birra, fondò, nel centro di Amsterdam, una fabbrica di birra, De Hooiberg (“Il Pagliaio”). Benché la più grande della città, questa fabbrica, nel 1863, era in declino.

Nel 1863 appunto un giovane olandese di 22 anni, Gerard Adriaan Heineken, ereditata una fortuna, decise, come aveva confidato alla madre, di arginare il dilagante alcolismo proponendo, in alternativa ai superalcolici, una birra leggera e dal gusto piacevole. Comprò quindi la birreria De Hooiberg. L’anno dopo, nasceva la Heineken & Co.

.

.

Con l’acquisto della più importante azienda della città e un mercato non insensibile alla sua buona idea, Gerard Adriaan Heineken poté iniziare la propria attività a gonfie vele. E, crescendo a dismisura la richiesta di mercato, il giovane dovette pensare a un ampliamento. Nel 1869 inaugurò, appena fuori Amsterdam, un nuovo e più grande stabilimento, e non solo.

Fino ad allora la linea produttiva era rimasta ferma sulle solite birre, dalla ale alla porter, dalla oud bruin alla faro, e alla weizen. E lui decise di sviluppare una tecnica simile a quella bavarese per la fermentazione a basse temperature, per ottenere una birra più chiara e di più lunga conservazione.

Fece venire dalla Germania un esperto della bassa fermentazione, e dotò gli impianti di un laboratorio per il controllo della qualità.

Nel 1873 cambiò il nome Heineken & Co. in Heineken Bierbrouwerij Maatschappij NV (“Società Birreria Heineken”), con lui principale azionista. Mentre il marchio De Hooiberg diventava Heineken.

.

.

Nel 1874 aprì un’altra fabbrica a Rotterdam per far fronte all’aumento delle richieste e imboccò la strada dell’esportazione verso la Francia e gli altri paesi europei.

Intenzionato a lanciare una pilsner di qualità, l’ambizioso birraio di Amsterdam nel 1886 assunse addirittura un allievo di Pasteur. E il dottor H. Elion riuscì a isolare una coltura di lievito puro, noto come “lievito Heineken A”, che ancora oggi viene inviato dalla casa madre a tutte le sue fabbriche sparse nel mondo.

Alla morte di Gerard Heineken, avvenuta nel 1893, la proprietà della compagnia passò alla moglie, Marie Tindal, che la gestì fino al 1914, quando subentrò il figlio, Henry Pierre Heineken.

.

.

La forte concorrenza che si era creata nel piccolo Paese fra le tre maggiori fabbriche, Heineken, Amstel e Oranjeboom, portò, nel 1920, alla costituzione di una cooperativa, De Dreihoek (“Il Triangolo”): ciascun membro s’impegnava a non ampliare la propria clientela a danno degli altri due. Poi, durante la depressione economica mondiale degli anni Trenta, poiché la concorrenza era regolamentata da un accordo tra i produttori olandesi, Il Triangolo fu sciolto. Nel 1937 la Heineken e la Amstel, per salvaguardare la rispettiva clientela, strinsero un patto di collaborazione che porterà, prima, all’acquisto in comune della Van Vollenhoven e, infine, alla loro fusione.

Ma, già prima degli anni Venti, Henry Pierre si era reso conto che l’azienda, con lo svantaggio di avere alle spalle un modesto mercato nazionale, sarebbe potuta sopravvivere e crescere ulteriormente solo con l’espansione commerciale.

Alla fine del primo conflitto mondiale, le esportazioni presero a dirigersi in paesi sempre più lontani, come i possedimenti olandesi nelle Indie Occidentali, l’Africa, l’Estremo Oriente, i Caraibi; e, passato il periodo del proibizionismo, “approdarono” anche negli Stati Uniti. Era solo la fase iniziale di una decisa strategia di internazionalizzazione intrapresa per prima dalla Heineken. Negli anni Cinquanta Alfred Heineken consolidò le basi di questa ambiziosa struttura. A partire dagli anni Sessanta, alle esportazioni seguirono gli acquisti di birrerie anche fuori dell’Olanda e dell’Europa.

La vecchia fabbrica nel cuore di Amsterdam nel 1988 venne chiusa e dal 2001 diventò una delle maggiori attrazioni della città, un centro dedicato al marchio birrario, Museo Heineken Experience. Già nel 1968 era stata chiusa la fabbrica di Rotterdam. La sede centrale è sempre ad Amsterdam; la produzione però si svolge in due grossi complessi, a Zoeterwoude, nel sud del Paese (il più produttivo, aperto nel 1975), e a s’Hertogenbosch, capoluogo del Brabante Settentrionale. Una terza fabbrica invece è quella di Wijlre, della controllata Brand.

.

.

Un cenno particolare merita la Amstel Brouwerij. Fondata nel 1870 da C.A. de Pesters e J.H. van Warwijk Kooy, prese il nome dal fiume, come peraltro Amsterdam che è da esso attraversata. E sorgeva proprio lungo l’Amstel, a pochissima distanza dalla Heineken. Uno scomodo concorrente cittadino dunque che dal 1956 aveva addirittura conquistato un posto di riguardo sul mercato olandese, anche se la Heineken poteva vantare una quota assai più consistente di birra venduta alla spina, a parte la più solida posizione all’estero. Nel 1962 furono avviate le trattative e sei anni dopo avvenne la fusione. Con la chiusura della fabbrica, nel 1980, il marchio Amstel sopravvive in alcune birre prodotte dalla ex grande rivale; anzi costituisce il secondo, diffuso in 85 paesi, contro i 170 in cui è comune quello della Heineken.

.

.

Quanto alle altre fabbriche olandesi chiuse, c’è da ricordare l’acquisto, nel 1919, della Griffioen di Silvolde; nel 1920, della Schaepman di Zwolle e della Rutten di Ammsterdam; nel 1932, della Marres di Maastricht; nel 1934, della De Kroon di Arnhem e della Twentsche Stoom Beiersch di Almelo; nel 1941, della Van Vollenhoven di Amsterdam; nel 1952, della St Servatius di Maastricht e della Vullinghs di Sevenum; nel 1953, della De Sleutel di Dordrecht; nel 1959, della Henquet di Eysden.

Tra esse, va ricordata in particolare la Brouwerij De Ridder di Maastricht. La denominazione (“Il Cavaliere”) è una probabile allusione a san Martino, uno dei cavalieri templari. Il birrificio infatti si trovava nella parrocchia di San Martino, nel quartiere orientale di Wyck, risalente al 1857, quando in città esistevano altre quaranta fabbriche di birra. Fu costruito sulla riva sinistra della Mosa per sfruttare appunto la sua acqua. La sala di cottura invece, di cinque piani, fu costruita nel 1929-30 dai fratelli Van Aubel, all’epoca proprietari.

.

.

 

Nel 1982, con l’estinzione della famiglia Van Aubel, l’azienda fu acquistata dalla Heineken perdendo, quanto meno in parte, l’identità regionale. Col successo poi della birra di frumento, la Wieckse Witte, la produzione della De Ridder, nel 2002, fu trasferita presso lo stabilimento di Zoeterwoude. Sicché, di quella produzione che aveva invaso il mercato nazionale, e non solo, oggi è rimasto ben poco.

 

 

Condividi, stampa o traduci: X

Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.