Numero 26/2019

29 Giugno 2019

Dalla Svizzera: Feldschlösschen Boissons SA

Dalla Svizzera: Feldschlösschen Boissons SA

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Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

 

La principale fabbrica di birra e il più grande distributore di bevande in Svizzera, con sede a Rheinfelden, nel Canton Argovia. Un gruppo, che si è formato attraverso successive aggregazioni di imprese regionali, per rafforzarsi, più recentemente, con le due principali concorrenti, la Cardinal e la Hürlimann. In passato aveva un contratto di collaborazione con la francese Kronenbourg.

Possiede 5 impianti di produzione distribuiti in tutta la Svizzera e 17 centri che si occupano della distribuzione di bevande. Oltre infatti a produrre le varie marche di birra della società e, su licenza, le bevande Schweppes, detiene il marchio di acqua minerale Rhäzünser. Produce annualmente 340 milioni di ettolitri, tra birre (2 milioni 400 mila ettolitri), acque minerali e analcolici. Controlla circa la metà del mercato birrario nazionale nel quale opera anche con marche internazionali del gruppo Carlsberg.

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Feldschlösschen/Rheinfelden

Azienda  nata  nel  1876 come Kollektivgesellschaft Wüthrich & Roniger Brauerei zum Feldschlösschen. I fondatori furono Mathias Wüthrich, facoltoso agricoltore di Olsberg, e Theophil Roniger, esperto birraio di Magden che aveva imparato il mestiere in Germania.

Nel 1889 la fabbrica già disponeva di un allacciamento ferroviario. Nel 1890 avvenne la trsformazione in società per azioni, Aktiengesellschaft Brauerei zum Feldschlösschen. Nel 1898 la  Feldschlösschen risultava il più grande produttore svizzero di birra, con 100 mila ettolitri. Nel 1930 la società contava 27 birrifici sul territorio nazionale.

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Dopo decenni di stagnazione, la Brauerei zum Feldschlösschen nel 1970 riprese il processo di espansione, con la Brauerei zum Gurten di Wabern. Due anni dopo, fu la volta della Brasserie Valaisanne di Sion. Nel 1973 acquisì la partecipazione del 50% nella Unifontes Holding (le sorgenti termali di Eglisau, Elm e Rheinfelden), per arrivare alla quota di maggioranza nel 1984. L’anno successivo comprò la sorgente minerale Arkina di Yverdon-les-Bains. Seguirono le acquisizioni, nel 1988, della Hochdorf Brewery; nel 1989, della Warteck Brauerei; nel 1991, della Sibra Holding. Ma, già nel 1974, la Feldschlösschen aveva superato il milione di ettolitri annui.

La Brauerei zum Feldschlösschen, diventata Feldschlösschen Holding nel 1992, nel 1996 si fuse con la Brauerei Hürliman, creando la Feldschlösschen-Hürliman Holding (FHH).

Nel 2000 la società di bevande, con il nome di Feldschlösschen Boissons SA (FBSA), fu scorporata dal settore immobiliare della FHH e rilevata dalla Carlsberg, diventando sua filiale svizzera.

In una località immersa nel verde, la fabbrica è un edificio a torri somigliante a un castello il cui disegno sintetico, con al centro una simbolica spiga di orzo, costituisce il marchio riportato su alcune etichette. All’interno, il locale che ospita l’impianto di produzione è decorato con colonne in marmo di Carrara, stucchi e vetrate colorate. Mentre si possono ancora ammirare le magnifiche caldaie di rame storiche e i cavalli della birreria tuttora in servizio. Già, per occasioni particolari, i prodotti vengono ancora consegnati su un carro trainato da sei cavalli con i sonagli che seguono il ritmo degli zoccoli.

Sempre  all’avanguardia  nella tecnologia  e  scrupolosa nella scelta degli ingredienti, la Feldschlösschen è rimasta la fabbrica di birra più celebre del Paese. Continua a utilizzare l’acqua eccezionalmente  pura  di una sorgente  a circa  300 metri  di profondità  scoperta nella valle di Magden più di 700 anni fa.

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Warteck Brauerei/Basilea

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Nel 1856 Niklaus Emanuel Merian Seeber aprì una taverna in Greifengasse. La birra gli veniva fornita dal fratello Benjamin, che aveva un birrificio.

Due anni dopo Benjamin aprì, sempre in Greifengasse, una trattoria, per cui non poteva più rifornire il fratello.

Allora Niklaus acquistò, nel 1860, del terreno edificabile di fronte alla prima stazione ferroviaria tedesca; ottenne, l’anno dopo, il permesso di costruire e, nel 1862, aprì la Warteck Brauerei.

È quindi da considerarsi errato il 1856 come anno di fondazione del birrificio, così come riportato sulle etichette e dallo storico locale Gustav Adolf Wanner.

Negli anni Ottanta anche la Svizzera fu travolta dall’ondata di concentramento delle fabbriche di birra e, nel 1989, la Warteck fu rilevata dalla Feldschlösschen. Nel 1991 la fabbriva venne chiusa e la produzione trasferita a Rheinfelden.

 

Cardinal/Friburgo

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Nel 1788 il ristoratore François Piller costruì una fabbrica di birra per il figlio, che si era formato presso un mastro birraio bavarese.

Nel 1877 l’azienda fu rilevata da Paul Alcide Blancpain, di una famiglia di orologiai, e si sviluppò a livello industriale.

Nel 1890, in occasione della nomina a cardinale del vescovo di Friburgo, Gaspard Mermillod, fu lanciata la Bière du Cardinal. Il successo della birra fece estendere il nome anche all’azienda, che diventò la Brasserie du Cardinal.

Nel 1970 la Brasserie du Cardinal e la Brasserie du Beauregard di Friburgo, la Salmenbräu di Rheinfelden, la Brasserie de la Comète di La Chaux-de-Fonds e la Brauerei Wädenswil costituirono, con sede a Friburgo, la Sibra Holding, che due anni dopo prese il nome di Cardinal.

Nel 1996 la Feldschlösschen-Hürlimann Holding, che dal 1991 deteneva la quota di maggioranza nella Sibra Holding, annunciò la chiusura dello stabilimento produttivo di Friburgo. Le proteste di massa della popolazione, la campagna del quotidiano La Liberté, le autorità cittadine e cantonali, riuscirono, due anni dopo, a  ottenere  la continuazione  della  Cardinal.  Ma   nel   2010   la             Feldschlösschen-Hürlimann Holding ritornò alla carica e, questa volta, con decisione, programmando la chiusura per il 2011. Sicché la produzione venne trasferita a Rheinfelden, mentre, l’anno dopo, lo Stato e la città di Friburgo rilevavano il sito della fabbrica per costruirvi un parco tecnologico.

Hürlimann/Zurigo

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La Hürlimann Brewery fu fondata nel 1836 da tre persone, tra cui Hans Heinrich Hürlimann, leader mondiale nello studio scientifico del lievito.

Si tratta della marca di birra svizzera più nota all’estero. Purtroppo lo stabilimento è ormai chiuso; pertanto alcuni prodotti escono dalla fabbrica di Rheinfelden, altri sono stati dati in licenza a terzi.

Questa azienda, grazie al fondatore appunto, gode di notevole fama nel campo dei lieviti. Con le sue vaste conoscenze scientifiche, riuscì a isolare una coltura in grado di consentire la gradazione alcolica del 14/16%. Poté così lanciare nel 1980 una delle lager più forti al mondo. Elaborata inizialmente come birra celebrativa, la Samichlaus venne poi fabbricata ogni anno, ai primi di dicembre e, per le caratteristiche particolari, in quantità limitate alla richiesta del mercato.

La produzione prevedeva due versioni, una scura e una chiara; quest’ultima però, avendo un colore assai carico, sembrò superflua per cui venne poi abolita. La Samichlaus stessa, una sorta di stranezza, finì per risultare scomoda nell’ambito di un gruppo, quale la Feldschlösschen Boissons SA, ormai commercialmente aggressivo e dal 1996 non venne più prodotta. Pertanto, nel 2000, i diritti e la ricetta furono venduti all’austriaca Brauerei Schloss Eggenberg.

Con un altro lievito speciale la Hürlimann realizzò invece la Birell, una lager povera di alcol, che fu prodotta soltanto per un breve periodo da Shepherd Neame. Anche la forte heller bock Cæsarus Imperator, ultima creazione, non ebbe lunga vita. Infine la popolarità della Vollmond della Locher indusse l’impresa di Zurigo ad applicare lo stesso metodo alla Hexen Bräu, “birra delle streghe”: una dunkel prodotta soltanto nella notte in cui la luna piena compariva tra le nuvole, ma ormai abbandonata.

Löwenbräu Zurich/Zurigo

La Löwenbräu di Zurigo, che non aveva nulla a che vedere con l’omonima fabbrica bavarese, fu fondata nel 1890, sotto la guida dei banchieri di Zurigo Kugler-Borsinger, con un capitale sociale di 1,2 milioni di franchi. Rilevata dalla Hürlimann nel 1984, venne chiusa due anni dopo. I suoi prodotti, molto simili a quelli della Hürlimann, non sopravvissero a lungo all’acquisizione.

Feldschlösschen Hopfenperle, pilsener di colore giallo oro slavato (g.a. 5,2%); quasi sicuramente la birra elvetica più diffusa sul mercato nazionale. Con una notevole effervescenza, la spuma si versa ricca, cremosa e durevole. Il deciso, persistente, aroma di luppolo erbaceo non soffoca gli evanescenti richiami di malto biscotto, caramello, lievito, frutta secca. Il corpo rotondo presenta una consistenza abbastanza grassa. Il gusto, fresco, piacevole, è lievemente segnato dal malto, con note asciutte in sottofondo di paglia, nocciola; e una punta di acidià nel rivestimento. Il finale arriva pulito, semisecco, appena toccato dall’asprezza del luppolo. Un leggero amarore anima il discreto retrolfatto.

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Feldschlösschen Dunkle Perle, dunkel di colore marrone scuro con riflessi rossi (g.a. 5,5%). Il nome significa infatti “perla nera”. Con una carbonazione media, la spuma ha una rapida dissoluzione, lasciando però un apprezzabile anello alle pareti del bicchiere. L’aroma si esprime con eleganza, regalando profumi di malti e frutti scuri, pane tostato, lieve cioccolato, zucchero di canna, caramello, nocciola. Il corpo ha una tessitura media, comunque soffice e pastosa. Il gusto scorre a proprio agio, tra note di malto tostato e con un tocco di dolcezza, su fondo abbastanza asciutto. Più accentuata, quasi astringente, risulta invece la secchezza nel retrolfatto, dopo un corto finale amaro.

Feldschlösschen Original, lager di colore dorato pallido e dall’aspetto trasparente (g.a. 4,8%). Con una carbonazione piuttosto alta, la schiuma abbonda, compatta e resistente. Al naso, un malto croccante spira in sinergia con l’amarore erbaceo del luppolo, non senza un accenno di terra, cereali; e con uno stuzzicante piccantino. Il corpo, da leggero a medio, ha una trama molto acquosa. Il gusto ostenta ottimo equilibrio tra il tenue malto e il delicato sottofondo amaro. Il finale arriva secco, luppolizzato, precedendo la sensazione amarognola della corta persistenza retrolfattiva.

Feldschlösschen Ice, ice beer di colore biondo e dall’aspetto brillante (g.a. 5%). L’effervescenza è morbida; la schiuma bianca, fine, cremosa, stabile. Nell’aroma si percepisce soltanto un vago sentore di luppolo. Il corpo è un po’ più pieno rispetto alla norma tipologica; risulta, comunque, delicato e leggero nella propria freschezza e bevibilità. Il gusto dolce di malto defluisce pulito, quasi levigato. La persistenza retrolfattiva, come prevedibile, si rivela sfuggente, con impressione metallica, dopo il brevissimo finale secco e amaro.

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Feldschlösschen Alkoholfrei, lager analcolica di colore giallo oro (g.a. 0,5%). Uno speciale bollo sull’etichetta indica la corretta temperatura di consumo. L’effervescenza moderata produce una schiuma fine e aderente. Al naso si liberano acuti profumi erbacei e di cereali. Il corpo tende decisamente al rotondo, in una consistenza molto acquosa. L’equilibrio gustativo appare giusto, con l’amaro erbaceo percettibile ma non invadente, che addirittura supporta una buona punta di acidità nella finitura. Dal retrolfatto si levano brevi note di luppolo con una fievole suggestione di amaro.

Warteck Lager, lager di colore giallo verdolino chiaro (g.a. 4,8%). La spuma, di un bianco sporco e buona allacciatura, è gestita da una carbonazione abbastanza vivace. L’aroma si esprime con freschi, gradevoli, sentori di cereali dolci, luppolo fiorito, malto, biscotti, limone. Il corpo, da leggero a medio, presenta una tessitura tra acquosa e oleosa. Il gusto appare decisamente marcato dal malto, che scorre su robusto fondo di luppolo erbaceo, paglia, arancia, pane bianco, albicocca. Un sottile acidulo impronta la rifinitura. Il retrolfatto, non così lungo, riesce comunque a esprimere le sue impressioni resinose, e quasi piccanti.

Cardinal Draft Original, classica draft lager di colore giallo pallido e dall’aspetto limpido (g.a. 4,9%); con origine avvolta nel mistero. L’effervescenza è morbida; la schiuma abbonda e dura a lungo. I profumi spirano intensi di luppolo, con qualche richiamo evanescente di caramello, zucchero a velo, marzapane. Il corpo, da leggero a medio, presenta una consistenza tra acquosa e oleosa. Il gusto di malto dolce, fresco, pastoso, fluido, non accenna minimamente all’amaro. Solo nel finale compare un piacevole amarognolo, stemperato peraltro da una “sapiente” dose di acidità. Il retrolfatto non si dilunga più di tanto nella sua secchezza.

Cardinal Spéciale, pilsener di colore giallo dorato chiaro (g.a. 5,2%); ottenuta con tre tipi di malto (tedesco, francese e ceco). L’effervescenza moderata produce una ricca spuma stabile e aderente. L’olfatto è a elevata intensità: comincia il cereale; seguono toni caldi quindi mielati, sentori fruttati… fino all’erbaceo. Dal corpo rotondo, di trama fra acquosa e oleosa, si fa strada un gusto schiettamente di malto, venato di leggero quanto gradevole amarore. Il finale, pesantemente luppolizzato, sfocia in un discreto retrolfatto di agrumi.

Hürlimann Lager Bier, lager di colore dorato chiaro (g.a. 4,8%); la più importante tra le birre prodotte dall’azienda. Con una media effervescenza, la schiuma soffice e copiosa mostra anche un’apprezzabile tenuta. Nell’aroma di malto si distinguono sentori di luppolo, mais, spezie leggere. Il corpo medio ha una tessitura acquosa. L’equilibrio gustativo risulta notevole: malto e luppolo scorrono in armonia su fondo di pulita secchezza. Non da meno, il retrolfatto, dopo le note dure del finale, esibisce una discreta persistenza asciutta e piuttosto amara.

Hürlimann Sternbräu, helles di colore biondo tendente all’ambra (g.a. 5,2%). Viene prodotta in Gran Bretagna da Shepherd Neame ed esportata in Europa. Il nome, che significa “birra della stella”, s’ispira all’emblema dell’azienda, una stella a cinque punte. Con una carbonazione abbastanza contenuta, la spuma cremosa, di medie dimensioni, lascia un bel pizzo alle pareti del bicchiere. L’aroma si libera attraente nel suo fruttato, col supporto di un luppolo erbaceo e un accenno di paglia. Il corpo appare sostenuto e, insieme, scorrevole. Il gusto, dal notevole equilibrio tra la dolcezza del malto e il morbido amarore del luppolo, si propone pastoso, appagante. Il finale reca una lieve secchezza erbacea. Rimane in bocca una sensazione dolciastra di malto.

 

 

 

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.