Numero 44/2023

31 Ottobre 2023

A Lecco degustando Thistly Cross Cider

A Lecco degustando Thistly Cross Cider

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Alla serata organizzata da Beergate allo Shamrock Irish Pub e al Sunflower è stato presente il sidraio Peter Stuart.

C’era addirittura il suonatore di cornamusa in kilt: parliamo della serata organizzata a Lecco da Beergate per Thistly Cross Cider, la prima sidreria scozzese, al pub irlandese The Shamrock e al cocktail bar Sunflower. Ospite d’onore della serata era il fondatore e sidraio Peter Stuart, insieme al giovane collaboratore Conor. Ad essere presentate sono state quattro tipologie di sidro: l’Original, il portabandiera della casa che ha dato inizio all’avventura (argento ai World Cider Awards 2023 e all’International Cider Challenge 2021, e bronzo ai World Cider Awards 2022); il Traditional, di  facile beva e definito come “session” (4,4% alc.), contraddistinto da un sapore particolarmente fresco e fruttato (argento ai World Cider Awards 2022 e bronzo a quelli del 2019); il Whisky Cask,  invecchiato per sei mesi in botti di whisky Speyside Scotch, che donano note di rovere, vaniglia e miele (oro ai World Cider Awards del 2023 e del 2019 – con speciale menzione “World’s best flavoured” – e argento a quelli del 2022, e bronzo all’International Cider Challenge del 2021) e l’Elderflower, con fiori di sambuco (argento ai World Cider Awards 2022 e bronzo all’International Cider Challenge 2021).

 

A tenere banco è naturalmente stato Peter, che ha raccontato come è nata l’avventura: “Per quanto gli scozzesi siano grandi bevitori di sidro, non c’è mai stata una produzione locale – ha spiegato –; tanto che, quando ho iniziato ad informarmi in proposito, mi hanno risposto che le mele non crescevano bene a nord di Birmingham. In realtà esistono delle varietà tipicamente scozzesi, come la James Grieve”. Gli inizi, tuttavia, non sono stati facili: “Dire sidro scozzese è considerato uno scherzo – ha osservato – e infatti al principio mi sono indirizzato su sidri all’inglese, senza carbonatazione e dall’acidità abbastanza pronunciata. In realtà non è andata bene: il pubblico non ha apprezzato, e ho chiuso quell’attività”. Da questa felice disavventura è però nata nel 2008 a Dunbar Thistly Cross, con un nuovo approccio: “Fare un sidro gassato, con mele locali, e che avesse un buon bilanciamento tra la componente dolce e quella acida”. Non solo: “In Inghilterra era tradizione invecchiare il sidro in botti di rum proveniente dalle Indie Occidentali. Noi in Scozia abbiamo il whisky, per cui mi sono detto: perché non fare lo stesso?”. Ecco quindi nato il Wisky Cask, accanto ai sidri con aggiunta di altra frutta locale; e se questi ultimi richiedono “solo” qualche mese di maturazione, il primo dà del suo meglio anche dopo anni.

Nella prima parte della serata allo Shamrock l’attenzione è stata posta in particolare sugli abbinamenti gastronomici, curati dal publican Marco Valsecchi: il Traditional è stato accostato alle cozze sfumate al sidro con erba cipollina, in virtù della sua bilanciata ma ben percepibile acidità finale che va a pulire il palato dal sapore persistente del mollusco; e il Whisky Cask al Cashel Blue Cheese – tipico formaggio irlandese – con cracker di avena, grazie alla sua calda complessità priva di acidità finale che ha fatto da contrappunto alla sapidità speziata del formaggio. Entrambi i sidri sono stati serviti alla spina, come da tradizione.

Nella seconda parte della serata al Sunflower l’attenzione è stata invece posta sul sidro – questa volta in bottiglia – come ingrediente dei cocktail, creati per l’occasione dal barmanager Roberto Messina. Si è partiti con un long drink, il “Sun and Stormy” (Sciroppo di zucchero, succo di lime, Dark Rum, Elderflower Scottish Cider); per passare poi ad una rivisitazione del noto Americano con “Un americano ad Edimburgo” (Campari e Vermouth infusi alle stecche di cannella, Whisky Cask Cider); per finire con il “Sophie Marceau” (JW Red Label, Maraschino, Angostura Bitter, Orange Bitter, Original Scottish Cider). Una nuova scoperta dunque, dato che – almeno in Italia – il sidro non è tradizionalmente usato in questa maniera.

Più in generale, è il sidro ad essere ancora poco conosciuto il Italia, mentre il suo consumo nelle isole britanniche è storicamente accostato a quello della birra nei pub. Un’occasione, dunque, per scoprire qualcosa di più su questa bevanda.

 

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Chiara Andreola
Info autore

Chiara Andreola

Veneta di nascita e friulana d’adozione, dopo la scuola di giornalismo a Milano ho lavorato a Roma – dove nel 2009 ho conseguito il titolo di giornalista professionista – e a Bruxelles al DG Comunicazione della Commissione Europea. Lì sono iniziati i miei primi timidi approcci con la birra, tra cui la storica Bush de Noel che ha finito per mettere il sigillo definitivo alla storia d’amore tra me e il mio futuro marito – e già da lì si era capito che una storia d’amore era nata anche tra me e la birra. Approdata a Udine per seguire appunto il marito, qui ho iniziato ad approfondire la mia passione per la birra artigianale grazie al rapporto in prima persona con i birrai – sia della regione che più al largo – e i corsi di degustazione tenuti dal prof. Buiatti all’Università di Udine; così dal 2013 il mio blog è interamente dedicato a questo tema con recensioni delle birre e resoconti delle miei visite a birrifici, partecipazioni ad eventi e degustazioni. Le mie collaborazioni con pubblicazioni di settore come Il Mondo della Birra e Nonsolobirra.net, con eventi come la Fiera della Birra Artigianale di Santa Lucia di Piave e il Cucinare di Pordenone, e la conduzione di degustazioni mi hanno portata a girare l’Italia, la Repubblica Ceca, il Belgio e la Svezia. Ora sono approdata anche al Giornale della Birra, un altro passo in questo mio continuare a coltivare la mia passione per il settore e la volontà di darvi il mio contributo tramite la mia professione.