Numero 11/2023

15 Marzo 2023

Alla scoperta degli stili: CATEGORIA INTERNATIONAL LAGER E STILE INTERNATIONAL PALE LAGER

Alla scoperta degli stili: CATEGORIA INTERNATIONAL LAGER E STILE INTERNATIONAL PALE LAGER

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Nell’articolo di oggi, prima di parlare di un altro stile, introduciamo una nuova categoria, le International Lager (codice 2).

La definizione che offre il BJCP è la seguente:

 

Le International Lager sono le principali birre a bassa fermentazione di produzione industriale pensate per la grande distribuzione nella maggior parte dei Paesi del mondo. Sviluppate basandosi sia su stili Americani che Europei, tendono comunque ad avere un carattere abbastanza uniforme e sono molto commerciali. Sono liberamente ispirate alle originali Lager americane e alle birre europee in stile Pilsner, con colorazioni variabili e aromi più marcati di malto ma mantenendo sempre un ampio gradimento, essendo indirizzate ad una vasta platea di consumatori. In molti Paesi, gli stili sono indicati con i loro nomi locali. L’utilizzo del termine “internazionale” non significa che questa dicitura viene sempre riportata in etichetta ma esprime più che altro una categorizzazione per birre con caratteristiche simili, seppur prodotte in diverse parti del mondo.

 

La definizione, già di per sé molto chiara, indica quelle birre che vengono prodotte dai grandi gruppi industriali per una clientela non specializzata e il più possibile ampia (per fare un esempio a noi vicino possiamo riferirci alla Peroni e alla Moretti o ancora a marchi che troviamo diffusi in più Paesi come la Heineken).

L’unica suddivisione vera e propria degli stili di questa categoria, come vedremo è la colorazione, chiara, ambrata o scura e le differenze che risultano tra i vari esempi nei diversi Paesi sono abbastanza limitate, più che altro finalizzate ad andare incontro a quello che può essere il particolare gusto di una determinata popolazione (più o meno dolci e amare, più o meno frizzanti ecc.); di base rimangono delle birre fresche, senza spunti di complessità, di corpo leggero e con aromi limitati che hanno nella facilità di beva la loro caratteristica principale.

Proprio per quest’ultimo motivo probabilmente il paragone con le basse fermentazioni americane risulta più calzante e veritiero, infatti la descrizione può ricordarci quella degli stili della precedente categoria mentre, nonostante alcune (apparenti) somiglianze, il confronto con le tradizionali Pilsner ceche e tedesche e più in generale con altre basse fermentazioni europee rimane molto forzato.

Infine è da notare la precisazione finale sul termine “internazionale”: come possiamo ben riscontrare anche in Italia sulle etichette delle varie birre commercializzate esso non viene riportato (di solito non troviamo neanche una vera e propria denominazione di stile ma semplicemente una descrizione della birra contenente le informazioni principali). Il termine è utilizzato solamente a fini di categorizzazione, per racchiudere un range molto ampio di birre, prodotte in maniera simile e con lo stesso intento in tutti i Paesi, dalle grandi industrie locali (o da multinazionali che esportano in più Paesi, di nuovo riportiamo come esempio la Heineken).

 

 

Parliamo quindi del primo stile di questa categoria: le International Pale Lager (codice 2A).

Iniziamo come sempre riportando la scheda delle linee guida:

 

Impressioni Generali: Una Lager chiara e molto attenuata senza un gusto deciso, tipicamente ben bilanciata e con carbonazione elevata. Servita fredda, è rinfrescante e dissetante.

 

Aroma: Aroma di cereale e/o leggermente dolciastro dato dal malto da basso a medio-basso. Aroma di luppolo speziato, floreale o erbaceo da basso a medio. Profilo fermentativo pulito.

 

Aspetto: Colore da giallo paglierino a dorato. Schiuma bianca e compatta che potrebbe essere poco persistente. Molto limpida.

 

Gusto: Sapori maltati da bassi a moderati, amaro da medio-basso a medio con finale fresco, secco e ben attenuato. Il carattere dei cereali può essere neutrale o mostrare una leggera presenza di pane/cracker. Una moderata dolcezza di cereale o di malto è facoltativa. Sapori di luppolo floreali, speziati o erbacei facoltativi. Il bilanciamento può variare da leggermente maltato a leggermente amaro pur essendo normalmente equilibrato. Retrogusto neutrale con leggera presenza maltata e qualche volta luppolata.

 

Sensazioni Boccali: Corpo da leggero a medio. Carbonazione da moderatamente elevata ad elevata. Può dare un leggero pizzico di frizzantezza sulla lingua.

 

Commenti: Tendono a fare meno utilizzo di succedanei rispetto alle American Lager. Possono essere di solo malto d’orzo, sebbene sapori decisi rappresentino un difetto. Un’ampia fetta di International Lager per la grande distribuzione è all’interno di un range compreso tra le American Lager e le tipiche birre “d’importazione” o “con bottiglia verde” che si trovano in America e in molti dei suoi mercati di esportazione. Spesso sono confusamente etichettate come “Pilsner”. Qualsiasi difetto e aroma sgradevole presenti nelle birre commerciali è ascrivibile a errori di stoccaggio e conservazione piuttosto che ad una caratteristica propria dello stile.

 

Storia: Negli Stati Uniti sono state sviluppate come una versione “premium” delle American Lager standard e hanno una storia simile. Fuori dagli Stati Uniti invece sono state sviluppate o come imitazione delle Lager in stile americano o come una versione più accessibile al grande pubblico (e spesso più secca e meno amara) delle birre tipo Pilsner. Spesso commercializzate ed esportate da grandi compagnie o multinazionali.

 

Ingredienti Caratteristici: Orzo distico o esastico. Può prevedere l’utilizzo di riso, mais o zucchero ma generalmente sono prodotte con solo malto.

 

Confronto con altri stili: Normalmente più amare e corpose delle American Lager. Meno luppolate e amare delle German Pils. Meno corpose e con meno caratteri maltati e luppolati delle Czech Premium Pale Lager. Le versioni più strutturate possono assomigliare alle Munich Helles nel gusto.

 

Istruzioni per l’iscrizione: Il partecipante dovrebbe specificare la variante regionale presentata se lo desidera (es. Mexican Lager, Dutch Lager ecc.).

 

Statistiche Essenziali:

OG: 1.042 – 1.050

IBU: 18 – 25

FG: 1.008 – 1.012

SRM: 2 – 6

ABV: 4.5 – 6.0%

 

Esempi in commercio: Asahi Super Dry, Birra Moretti, Corona Extra, Heineken, Red Stripe, Tsingtao, Corona Extra

 

Tags: gradazione media, colore chiaro, bassa fermentazione, lagerizzata, stile tradizionale, famiglia delle lager chiare, bilanciata

 

 

Ci preme di nuovo sottolineare come la descrizione, come possiamo ben vedere già dalla voce Impressioni Generali, risulta molto affine a quella delle prime due birre descritte nella precedente categoria. Ancora una volta la bevibilità, il potere dissetante (specialmente a temperature di servizio molto basse) e una frizzantezza che invoglia il sorso oltre che un colore brillante da giallo molto chiaro fino al massimo a dorato, sono le caratteristiche distintive di birre che devono risultare poco impegnative e adatte ad ogni occasione in cui non sono la complessità o aromi e gusti peculiari e interessanti a rappresentare il motivo della scelta della bevuta.

Anche in questo caso poi il profilo della fermentazione deve essere il più possibile pulito e neutro e gli aromi maltati e luppolati sebbene possano essere un po’ più presenti rispetto alle American Lager (si arriva fino a medio nel range descrittivo) devono comunque essere contenuti e sufficienti ad essere tra loro equilibrati (con il luppolo in particolare a bilanciare la possibilità dolcezza apportata dal malto); questo vale anche per il palato con i sapori che nelle intensità consentite ricalcano quelli degli aromi, come anche il bilanciamento che anche quando leggermente più orientato verso i toni del malto o quelli del luppolo deve mantenersi equilibrato.

La vera differenza con la prima categoria risiede probabilmente negli ingredienti, visto che queste birre possono teoricamente anche essere di solo malto d’orzo (una miscela di distico ed esastico), una formulazione che in realtà viene in parte smentita dalla successiva affermazione che indica come difetto sapori troppo decisi; quindi in parte l’utilizzo di succedanei è in fin dei conti necessario anche per mitigarne i sapori, oltre che, come al solito, per una questione economica (rendendo quindi non molto veritiera all’atto pratico l’affermazione secondo cui “sono prodotte generalmente con solo malto”).

 

Gli stili con cui viene confrontata sono innanzitutto, per i motivi già analizzati, le American Lager di cui (come peraltro indicato anche nella sezione Storia) rappresentano una versione leggermente più luppolata, complessa, corposa e alcolica (a volte ritroviamo proprio la dicitura “Premium American Lager” sulle confezioni). Dopodiché due stili europei: le German Pils e le Czech Premium Pale Lager da cui prendono spunto ma da cui si discostano non solo in realtà per le caratteristiche descritte nella sezione dei confronti ma anche per una produzione che, come già detto, risulta spesso di tipo industriale e molto standardizzata, oltre che per gli ingredienti perché dei succedanei tendenzialmente vengono utilizzati insieme al malto d’orzo.

Infine il paragone forse più interessante e significativo è quello con le Munich Helles che possono rappresentare l’equivalente di queste birre nel mondo tedesco e bavarese, se non certamente a livello di caratteristiche qualitative e organolettiche almeno per la tipologia di consumo che ne viene fatta.

 

Interessante infine una sezione sinora inedita ma che ritornerà in futuro in alcuni stili che analizzeremo, quella delle Istruzioni per l’iscrizione ai concorsi che dà appunto delle specifiche ulteriori, se necessarie, sulle modalità di corretto invio delle informazioni utili riguardanti la birra per la sua valutazione (in questo caso l’indicazione della variante regionale/nazionale che in alcuni casi come abbiamo già sottolineato può indicare leggere differenze di cui tenere conto).

 

Per concludere tra gli esempi in commercio, che potrebbero essere veramente infiniti, oltre a lasciare quelli indicati dal BJCP abbiamo aggiunto un paio di riferimenti davvero iconici anche per rappresentare una certa varietà di Paesi di provenienza che hanno caratteristiche più riconoscibili rispetto ad altri (es. la famigerata Corona, esempio classico di Mexican Lager, oppure la giapponese Asahi).

 

 

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Giacomo Scappaticci
Info autore

Giacomo Scappaticci

Sono nato e cresciuto a Roma, città dove vivo attualmente. Nella vita, dopo essermi laureato in Economia, ho intrapreso la carriera di programmatore informatico, lavoro che svolgo tuttora.
Proprio durante gli anni della laurea mi sono appassionato al mondo della birra artigianale grazie al Buskers e al suo publican Mirko, che ha aperto a due passi dall’università proprio nel corso del mio primo anno. Da lì è stato un continuo immergersi nel mondo di questa bevanda (mondo che seppur già presente da anni a Roma, stava sbocciando con maggior forza proprio in quegli anni): conoscendo piano piano nuovi stili, frequentando vari locali e soprattutto i festival. In tempi molto recenti la passione mi ha portato anche a frequentare due corsi di degustazione, con cui approfondire in maniera più consapevole le mie conoscenze.