Numero 43/2023

23 Ottobre 2023

Il giro del mondo in… tante birre: Bhutan

Il giro del mondo in… tante birre: Bhutan

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Siamo o non siamo diventati dei veri “Globetrotters”?? Ma no, cosa avete capito! Non dei funambolici giocatori di basket ma degli autentici giramondo! Il Giro del Mondo in Tante Birre ci porta nel Bhutan. Un piccolo regno, da sempre indipendente, incastrato tra due potenze mondiali: l’India e la Cina (più precisamente la Regione Autonoma del Tibet).

Posizionato ai piedi della parte orientale della catena dell’Himalaya, è retto dalla monarchia dal 1907. Status politico appoggiato anche dai britannici del subcontinente indiano, ecco perchè la seconda lingua più parlata è l’inglese.

Il nome locale, in lingua Dzongkha, è “Druk Yul”, la “Terra del Drago Tonante”. L’origine del toponimo è ancora misteriosa, si pensa possa derivare da due termini in sanscrito: “Bhota-ant” che significa la “fine del Bhot”, cioè del Tibet oppure da “Bhu-uttan”, alte terre.

 

Arcana è anche l’origine del Paese che affonda nella mitologia. Si narra che intorno al 750 d.C. il guru tibetano Padmasambhava, a cavallo di una tigre volante, arrivò in Bhutan e sconfisse i demoni che impedivano la diffusione del buddhismo. Il famoso monastero Taktshang, cioè “Nido della Tigre” (v. immagine introduttiva), prende il nome proprio da questa leggenda.

La posizione geografica quasi irraggiungibile e le politiche di isolamento e neutralità (un esempio: la TV è arrivata solo nel 1999), lo hanno nascosto al mondo creando il mito dell’ultimo Shangri-La.

Esiste però una parentesi storica molto dura e triste in contraddizione con i principi religiosi su cui si fonda il Bhutan (buddhismo Mahayana) e con la denominazione di “Paese della felicità”. La deportazione di circa centomila Lotshnampa avvenuta negli anni ’90. Questi cittadini bhutanesi di fede induista originari del Nepal, sono stati incolpati di insidiare il credo buddhista nazionale. Ancora oggi 50.000 persone vivono nei campi profughi nepalesi.

CURIOSITA’ DAL BHUTAN

  • Il Paese è guidato dalla filosofia della “Felicità Interna Lorda”, inventata dal re Jigme Singye Wangchuck nel 1972, che pone il benessere del popolo alla pari con lo sviluppo economico.
  • Il 60% del territorio è protetto ed è vietato persino l’alpinismo. Pratica che viola la sacralità e la spiritualità attribuita alle montagne circostanti.
  • Nonostante sia un Paese in gran parte di fede buddhista, esistono le macellerie. Ma allora come si fa con i precetti religiosi?!? Semplice, la carne venduta è macellata oltre i confini bhutanesi!
  • Dal 1989, il governo incoraggia l’uso di abiti tradizionali: il “Gho” per gli uomini, il “Kira” per le donne. Vengono indossati durante le occasioni formali e l’orario di lavoro.

 

LA STORIA DELLA BIRRA IN BHUTAN

Anche se la bevanda nazionale è il tè con burro di yak (Suja), per la cultura bhutanese servire bevande alcoliche è un gesto di rispetto ed ospitalità. L’alcol fa parte della vita quotidiana: è un segno di benedizione, è di buon augurio e si consuma abitualmente durante la giornata.

In Bhutan l’arte di brassare birre ha origine antichissime e ancora oggi vengono preparate due bevande fermentate tradizionali.

Il frumento, o altro cereale locale, viene fatto bollire in acqua. Una volta cotto, è messo ad asciugare al sole, è cosparso, poi, da pani di lievito sbriciolato (Phab) e chiuso in un contenitore. Da questa prima fermentazione nasce il “Sin Chang”, corposo ed alcolico, è servito tiepido. Quando ai chicchi fermentati viene aggiunta altra acqua e poi si procede con la loro pressatura, si ottiene il “Bang Chang”, più leggero e torbido.

Entrambi hanno un gusto tendenzialmente acido, con note fruttate, carattere wild e bassa carbonazione. Il consumo, ora, di queste due birre tradizionali è legato soprattutto a rituali religiosi e cerimonie. Sono prodotte in casa dalle donne e non possono essere commercializzate ma devono essere sempre offerte.

Dalla distillazione casalinga del Sin Chang deriva l”Ara”, il superalcolico più consumato. Trasparente o di colore bianco, ha una gradazione alcolica minima di 20% ed è servito caldo.

Oltre a queste birre storiche, nei negozi e nei locali del Bhutan si trovano per lo più Lager forti di stampo industriale, adatte all’ubriacatura di fine giornata che è un must per i bhutanesi!!

Fortunatamente qualcosa sta cambiando. Nuovi birrifici artigianali si affacciano sul mercato proponendo birre prodotte anche con materie prime locali, per valorizzare e conservare la tradizione agricola del Paese. E una nuova cultura birraria è portata dai giovani che hanno studiato all’estero e sono venuti in contatto con altre realtà brassicole.

È importante sottolineare, però, che il consumo di alcol sta diventando un vero e proprio problema sociale e sanitario. Il Governo centrale, infatti, sta prendendo seri provvedimenti per limitare la produzione domestica e condannare l’abuso incontrollato.

I 5 BIRRIFICI DEL BHUTAN CON QUALCOSA IN PIU’

Il mercato delle birre in Bhutan come sempre è diviso in due: il mondo industriale che si accaparra la fetta più grossa (quasi il 95%) e il mondo artigianale che piano piano si sta facendo strada. C’è una cosa, però, che accumuna questi due mondi: l’acqua.

Tutte le birre del Bhutan, infatti, sono prodotte con acqua di sorgente dell’Himalaya, molto ambita anche dai birrifici limitrofi dell’India settentrionale. L’acqua così pura è molto difficile da trovare nel territorio indiano e i trattamenti chimici sono molto costosi. Alcune aziende, quindi, fanno produrre le proprie birre proprio qui in Bhutan. Di seguito troverete alcuni esempi.

Il birrificio industriale più grande del Bhutan: BHUTAN BREWERY

Inaugurato nel 2006, si trova ai piedi dell’Himalaya nella zona industriale di Pasahka. Il birrificio fa parte di “Tashi Group”, il gruppo industriale privato più grande del Bhutan fondato nel 1959 da Dasho Ugen Dorji e gestito ancora oggi dai suoi discendenti. Anche i volumi sono i più importanti: al giorno si producono circa 11.000 casse di birra in bottiglia e 5.000 casse di birra in lattina. L’organico è composto da quasi 500 dipendenti. Bhutan Brewery, infatti, possiede più dell’80% del mercato delle birre in Bhutan.

 

DRUK 11000: birra chiara a bassa fermentazione di ispirazione tedesca, dall’alto tenore alcolico. Note di malto, alleggerite da un tocco floreale ed erbaceo dato dai luppoli. Gradazione alcolica: 8%

DRUK LAGER: birra chiara a bassa fermentazione di ispirazione tedesca. Presenti note di malto e un tocco di amaro dato dai luppoli usati. Una classica lager di stampo industriale. Gradazione alcolica: 5%

DRUK SUPREME: birra chiara a bassa fermentazione di ispirazione tedesca. Le note di malto sono bilanciate dall’amaro del luppolo. Gradazione alcolica: 5%

Il birrificio più europeo del Bhutan: BUMTHANG BREWERY

La storia di questo birrificio risale agli anni ’70 e merita di essere raccontata. All’epoca il re del Bhutan cercava esperti nel settore agroalimentare per modernizzare l’economia. Fritz Maurer, casaro svizzero, dopo aver letto la notizia, decide di candidarsi. Su invito del re, prende e parte, diventando, così, il primo straniero in terra bhutanese.

Superate le prime difficoltà, il settore primario era indietro di 200 anni, riuscì a produrre l’Emmental, dando, così una spinta all’economia della regione del Bumthang dove viveva. Nel 2006, sempre insieme alla famiglia, decide di aprire a Jakra, il birrificio con una taproom, vicino al negozio di tipicità svizzere (Yoezer Lham Shop). Purtroppo Bhumthang Brewery non ha né sito, nè pagine social.

 

 

RED PANDA: birra di frumento ad alta fermentazione, ispirata alle Weizen tedesche. Birra dedicata al panda rosso, mammifero che vive nelle foreste temperate ai piedi dell’Himalaya. Racchiude tutti gli aromi tipici dello stile: banana, chiodi di garofano e un tocco di agrumato. Gradazione alcolica: 5%

Il birrificio “più dorato” del Bhutan: SER BHUM BREWERY

Birrificio fondato dai 2 fratelli Karma Tenzin e Karma Choeda e la sorella Sonam Lhaden nel 2015 a Hungtsho, villaggio a circa 3000mt di altitudine a pochi chilometri dalla capitale Thimphu. “Ser Bhum” significa “vaso d’oro” e rappresenta uno degli 8 simboli fortunati del Bhutan, ripreso anche dal logo. Il motto del birrificio è “Simply craft, celebrate Bhutan” e racchiude l’obiettivo di famiglia: partecipare allo sviluppo economico del Paese attraverso la produzione di birra artigianale.

BHUTAN GLORY AMBER ALE: birra ambrata ad alta fermentazione, di ispirazione anglosassone. Dedicata ad una rara specie locale di farfalla. Il malto è protagonista con le sue note di caramello e biscotto. Gradazione alcolica: 5%

SER BHUM LAGER: birra chiara a bassa fermentazione di ispirazione tedesca. La birra di punta del birrificio. Le note maltate di miele e pane sono rinfrescate dalla luppolatura. Secca sul finale. Gradazione alcolica: 6,6%

HONEY WHEAT: birra di frumento ad alta fermentazione con aggiunta di miele locale. Le noti dolci del miele sono alleggerite da una piacevole nota agrumata. Gradazione alcolica: 5,3%

DRAGON STOUT: birra scura ad alta fermentazione di ispirazione anglosassone, con note tipiche di caffè e cioccolato. Birra dedicata al mitico e potente drago Druk. Gradazione alcolica: 6%

In produzione anche BEOR 360 LAGER (birra lager da 4,9%), BEOR 360 WHEAT BEER (birra di frumento da 4,7%) e la linea KATI PATANG create per il mercato indiano.

Il birrificio bhutanese “più locale”: NAMGAY ARTISANAL BREWERY

Birrificio con taproom e ristorante fondato da Dorji Gyeltshen nel 2015, a Paro. Il suo obiettivo è produrre birra con prodotti del territorio, provenienti dalle terre di sua proprietà e da partner locali. Per ora sono stati utilizzati il riso rosso e la lolla d’orzo ma nei progetti c’è anche voglia di sperimentare agrumi, spezie ed erbe. Gyeltshen è anche l’organizzatore del “Bhutanese Beer Festival”, ad oggi l’unico festival nazionale di birre artigianali.

 

 

BHUTANESE RED RICE LAGER: la birra iconica del birrificio. Una Lager ambrata prodotta con riso rosso che dona note di frutta secca come la nocciola. Gradazione alcolica: 6%

BHUTANESE DARK ALE: birra scura ad alta fermentazione conosciuta come la “birra dei contadini” perché prodotta con materie prime locali, come la lolla d’orzo. Note di caramello, caffè, liquirizia. Gradazione alcolica: 5,5%

BHUTANESE WHEAT BEER: birra chiara ad alta fermentazione che si rifà alle Weizen tedesche. Prodotta con frumento maltato e luppolo EKG. Dalle tipiche note fruttate di banana e speziate di chiodo di garofano. Gradazione alcolica: 5,5%

Il birrificio bhutanese più misterioso: KINJORE BREWERY

Poco si sa di questo birrificio industriale con sede a Phuentsholing, cittadina di confine tra Bhutan e India. Proprio la posizione rende più facile mettere piede nel mercato indiano. Infatti, Kinjore crea marchi dedicati come: Elfa Beer e Konigs. Tutte le birre in bottiglia sono nel formato da 650ml, capacità molto apprezzata dagli abitanti del Bhutan ma non solo!

 

DRAGON FROST: birra chiara a bassa fermentazione ispirata alle Lager tedesche. Note maltate bilanciate dall’amaro del luppolo. Gradazione alcolica: 5,5%

THUNDER 15000: Lager dorata ad alto tasso alcolico. In primo piano note fruttate che ricordano il succo di mela rossa matura. Gusto dolce, amaro lieve. Gradazione alcolica: 8%

CHABCHHU: birra chiara a bassa fermentazione, una Lager dal forte contenuto alcolico con note maltate in primo piano e un finale amaro dato dai luppoli. Gradazione alcolica: 8%

 

Questo Paese mi ha davvero affascinata anche per le tante contraddizioni che si porta dietro. Legato profondamente alle tradizioni secolari radicate nella filosofia e nella religione, deve fare i conti con una modernità sempre più pressante. Cito le parole del direttore del periodico “The Bhutanese”: «il Bhutan sta passando dall’epoca feudale a quella moderna, scavalcando quella industriale». Scommessa intrigante!

Alla prossima pinta.

 

Siti internet e pagine social di riferimento:

Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.facebook.com/kinleybbpl

www.facebook.com/serbhumbrewery

www.facebook.com/NABparo

www.facebook.com/chabchhu

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!