Numero 22/2019

27 Maggio 2019

Birra Menabrea, storia del birrificio biellese

Birra Menabrea, storia del birrificio biellese

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Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

La Menabrea ha alle spalle una storia lunga e tormentata. Tutto ebbe inizio a Biella nel 1846, allorché G. Welf, di origine walser di Gressoney-La-Trinité in Valle d’Aosta, e i fratelli Antonio e Gian Battista Caraccio, nativi di Bioglio e titolari di una caffetteria a Biella, aprirono un laboratorio per la produzione della birra, con l’intento di sfruttare al meglio le acque purissime che sgorgano dalle montagne di Oropa, allora usate principalmente dalla fiorente industria laniera della zona.

Da una fattura per opere di ristrutturazione, datata 1854, risulta che i Caraccio erano rimasti da soli alla guida del laboratorio ristrutturato. Nello stesso anno i due fratelli affittarono la fabbrica a due aostani, Jean Joseph Menabrea e Anton Zimmermann, già soci della Birreria Zimmermann di Aosta. Due anni dopo fu rinnovato il contratto di affitto; nel 1864 avvenne la vendita, per 95 mila lire dell’epoca. Da notare che, dal 1861, con l’Unità d’Italia, i nomi, nella lingua ufficiale italiana, sono Giuseppe e Antonio.

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Nel 1867 Giuseppe Menabrea rinunziò alla sua parte nell’azienda di Aosta, ottenendo in cambio per i figli Francesco e Carlo il 25% in quella di Biella; e nel 1869, con la cessione agli stessi figli di metà delle proprie partecipazioni, fece sì che nella nuova società piemontese ognuno avesse la medesima quota.

Troppo preso dagli impegni di Aosta, Antonio Zimmermann finì per uscire, nel 1872, dall’impresa di Biella. Pertanto fu costituita un’altra società, la Fabbrica di Birra e Gazeuse G. Menabrea e Figli, in cui Alberto, di appena 19 anni, prese il posto del fratello Francesco.

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Da annotare che, quella di produrre birra e gazeuse, era un’abitudine dell’epoca, in quanto, essendo scure e forti, le birre venivano diluire con l’acqua, prima e poi, con la gassosa.

Ma nel 1880, a soli 27 anni, Alberto morì; l’anno successivo lo seguì Giuseppe. Rimasto solo, Carlo si mise in società con i cognati Antonio Mehr e Giuseppe Bieler.

Il 1882 si rivelò un anno più che positivo per la Menabrea. La produzione era concentrata su due birre, una bionda tipo pilsner e una scura tipo münchner.

Soprattutto la seconda riscuoteva consensi sul mercato, apprezzata anche dall’allora ministro delle finanze Quintino Sella (vero esempio di ambasciatore gastronomico che offriva ai suoi commensali e ai notabili romani assaggi e omaggi di prodotti della terra natia) il quale la definì “birra squisita, che fa onore non solo alla sua fabbrica ma anche al Biellese”. Nello stesso anno Carlo Menabrea ricevette da Umberto I la nomina a Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia.

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Nonostante i successi e le gratificazioni, la Menabrea passò anni difficili per la morte prematura di Carlo, che nel 1885 lasciò la giovane vedova con tre figlie piccole, la maggiore appena dodicenne. Tre anni dopo Eugenia Squinto, per portare avanti la conduzione della birreria in modo positivo, l’affittò al fratello Pietro che la gestì con oculatezza.

Nel 1896, con la morte di Eugenia, Emilio Thedy e Agostino Antoniotti, che avevano sposato, rispettivamente, Eugenia e Albertina, le due figlie più grandi, fondarono una nuova società, quella della svolta decisiva.

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La politica di Thedy e di Antoniotti fu lungimirante e vincente. Da una parte, l’utilizzo delle migliori materie prime: miscela di orzi selezionati, luppolo della Hallertau, colture di lievito purissimo, e l’acqua cristallina dei monti biellesi. Dall’altra, la tecnologia: le vecchie caldaie a legna e a carbone furono sostituite da quelle moderne in rame alimentate a vapore. Questa filosofia aziendale, oltre a migliorare la qualità del prodotto, contribuì alla crescita del prestigio e della reputazione della Menabrea che ne aveva tanto bisogno, una volta intrapresa la non facile strada dell’esportazione.

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Con una crescita costante nel tempo, fin dai primissimi anni del nuovo secolo cominciarono ad arrivare riconoscimenti, premi e medaglie conquistate nelle esposizioni nazionali e internazionali. L’esercizio 1910-1911 ebbe, meritatamente, un picco di 10 814 ettolitri.

Poi arrivò la grande guerra con le sue disastrose conseguenze. Ma, tornata la pace, l’azienda si rilanciò fino a ottenere quattro gran premi nel 1924, con una produzione che toccò i 19 611 ettolitri nel 1920-21.

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Nel 1925, alla morte della figlia Albertina, Eugenia formò una nuova società con i propri cinque figli per portare avanti nel modo migliore i programmi dell’azienda. Nel 1930 furono rilevati prestigiosi locali di Torino e di Novara che diventarono presto punti di riferimento per la buona società locale.

Tra i figli di Eugenia emerse poco alla volta Carlo che, con l’appoggio di Paolo, figlio del fratello Franco, diede all’impresa un impulso notevole. All’inizio degli anni Ottanta, sotto la guida di Paolo appunto, la produzione raggiunse i 60 mila ettolitri. Dopo di che, accurate indagini di mercato suggerirono di affiancare alla tradizionale Edel Bier brand di origine inglese e tedesca su licenza.

Infine anche in Italia le grandi concentrazioni birrarie cominciarono a mettere in serie difficoltà le imprese più piccole. Nel 1991 un’antica amicizia tra le due famiglie scongiurò che la Menabrea finisse in mani straniere, entrando nel gruppo Forst. Anche se è stata spostata a Lagundo la produzione di alcune etichette per l’impossibilità di operare modifiche radicali agli impianti di Biella ospitati, nell’antico quartiere di Riva, da edifici tutelati per il loro valore storico, la Menabrea ha conservato la più ampia autonomia con al timone la famiglia Thedy. Dal 2005, anno della morte di Paolo, è amminstratore delegato il figlio Franco.

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Oggi l’azienda di Biella, con la particolare acqua molto dolce che ha di sicuro avuto un ruolo molto importante per la qualità delle birre, produce, a bassa fermentazione, circa 200 mila ettolitri all’anno di cui una parte viene esportata in 25 paesi del mondo. Annesso alla fabbrica, possiede un ristorante, ricavato dalle vecchie stalle, dove è presente almeno una birra Menabrea cruda.

Impressiona davvero il numero dei premi che ha collezionato la Menabrea nella sua lunga attività, sia in ambito italiano che internazionale. Iniziò con il diploma d’onore a Biella nel 1882 per non fermarsi più, fino ai più recenti e ripetuti World Beer Championships di Chicaco.

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La Menabrea infine è sempre stata attenta alla cultura. Oltre a creare un piccolo museo all’interno della fabbrica, ha istituito la borsa di studio “Premio Paolo Thedy”, dedicata alla memoria del quarto discendente del fondatore della birreria, scomparso nel 2005. Un riconoscimento per sostenere la ricerca sulla birra nell’antichità in Piemonte e nelle zone dell’Italia nordoccidentale. Ha addirittura fortemente contribuito allo sviluppo della Birra di Natale nel nostro Paese. Il convegno di Pombia infatti è tradizionalmente l’occasione per degustare in anteprima la birra di Natale della Menabrea.

Nel 1996, in occasione del 150° anniversario di attività, la casa biellese creò un’edizione speciale delle bottiglie, tutte caratterizzate dalla scritta “150° Anniversario” sul collarino della bottiglia.

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Menabrea Bionda 150° Anniversario, lager di colore paglierino, cui viene aggiunto del mais (g.a. 4,8%). Con una media effervescenza, la schiuma, a grana molto minuta, viene fuori densa e stabile. L’olfatto si rivela attraente nella sua finezza, con profumi erbacei che aleggiano sotto una dosata luppolizzazione. Il corpo si offre sodo, morbido, quasi cremoso. Al palato il luppolo appare discreto, elegante su fondo ben impresso dal malto e di una raffinata dolcezza. Il finale, secco e amaro, precorre la rinfrescante punta asprigna nel sufficiente retrolfatto.

Menabrea Ambrata 150° Aniversario, lager di colore ambrato con riflessi bronzei che interpreta alla perfezione lo stile märzen (g.a. 5%). L’effervescenza è moderata; la spuma, abbondante e fitta. L’aroma si apre complesso, fine e di elevata intensità, con profumi speziati e fruttati. Il corpo di buona tessitura si accosta elegantemente al palato. Anche l’equilibrio gustativo appare notevole: un amaro moderato che lascia ampio spazio a croccanti note di frutta secca. Un luppolo delicato impronta il finale; mentre si effonde in lontananza un’essenza che rievoca la citronella.

Menabrea Strong 150° Anniversario, doppio malto di colore giallo oro carico (g.a. 6,5%). Creata per i primi 100 anni di esistenza dell’azienda, si è rivelata una birra completa sulla quale la Menabrea ha costruito il proprio successo. L’effervescenza moderata rende la spuma fine e aderente. L’aroma si schiude gradevole e forte, con i toni caldi del caramello e del tostato frammisti a profumi di frutta rossa. Il corpo molto ben strutturato avvolge il palato in un’autentica carezza. Il gusto ha un inizio alquanto orientato all’amaro; ma si tratta di uno sbilanciamento effimero, che viene presto eliminato dalle note dolci del cereale. A sua volta, risulta discreta la persistenza del retrolfatto riccamente articolato.

Menabrea Top Restaurant sono tre nuovissime birre in originali bottiglie da 75 cl con un design di grande impatto estetico ed etichette old style. Prodotte in quantità limitate, sono presenti sulla carta e sulle tavole dei migliori ristoranti italiani per accompagnare le proposte gastronomiche dell’alta cucina.

Menabrea Top Restaurant 35 Light, light lager realizzata secondo l’antica ricetta a base di riso (g.a. 3,5%). Ha colore dorato, aroma di malto, corpo leggero, gusto piacevolmente amaro.

Menabrea Top Restaurant 55 Pils, premium pils di colore dorato con riflessi accesi (g.a. 5,2%); realizzata con aggiunta di mais. L’effervescenza decisa determina una spuma compatta e tenace. L’olfatto è impreziosito da eleganti profumi floreali ed erbacei. Nel corpo strutturato, il gusto di luppolo si distende piacevolissimo, sorretto dal solido fondo di malto. Il finale arriva secco e pulito. Il retrolfatto amaro ha sufficiente persistenza.

Menabrea Top Restaurant 75 Bock, doppio malto in stile bock (g.a. 7,5%); prodotta con aggiunta di mais. Di colore rosso scuro, si propone con una ricca spuma persistente, gradevole finezza olfattiva regalata dalle note di malto, corpo strutturato, gusto dal lieve caramello in perfetto equilibrio con l’amaro del luppolo, finale piuttosto asciutto, lunga persistenza retrolfattiva all’insegna di stuzzicanti suggestioni speziate.

Menabrea Doppio Malto Rossa, è la Menabrea Top Restaurant 75 Bock in fusto, quindi con l’anidride carbonica meno spinta rispetto a quella della bottiglia.

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Stagionale

Menabrea Christmas Beer, speciale rossa di Natale (g.a. 5,2%); in commercio dal 2004. Matura in botti di rovere di Slovenia nelle cantine del birrificio. Si propone con un caldo colore rosso, attraente profumo di malto, corpo leggero, piacevolissimo sapore di luppolo perfettamente equilibrato.

Collaborazione

Tappeto Volante, premium lager di colore giallo oro (g.a. 4,8%). È il frutto di una partnership con la texana Gambrinus Company che produce e commercializza, anche sul mercato internazionale, diversi marchi artigianali provenienti da famose aziende. Con una moderata effervescenza, la spuma si riversa a grana molto minuta, di apprezzabile solidità e aderenza. L’olfatto estrinseca la sua intensità elevata tramite gradevoli aromi di cereale ed erbacei, nonché toni caldi. Più che rotondo, il corpo sembra strutturato. Il gusto propende per l’amaro, ma è tenuto in sufficiente equilibrio da un sostanzioso fondo di malto.

Inoltre la Menabrea fabbrica su licenza:

Palmbräu Premium Bier, premium lager della tedesca Palmbräu Zorn Söhne;

Allsopp’s Strong Lager, strong lager dell’inglese Carlsberg UK.

E, per finire, dalla collaborazione con Andrea Bonino, titolare della Formaggi Botalla di Biella, è nato un delizioso formaggio alla birra Menabrea, Sbirro, prodotto artigianalmente con latte biellese e stagionato in cantina naturale.

 

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.