Numero 43/2017

24 Ottobre 2017

American Spruce Beer: da Oltreoceano all’homebrewing

American Spruce Beer: da Oltreoceano all’homebrewing

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Dopo aver influenzato la storia prussiana e britannica, le spruce beer continuano il loro viaggio oltreoceano. Alcune testimonianze narrano che questa bevanda nacque in Nord America nel periodo delle grandi esplorazioni.

 

Il merito lo si dovrebbe a Jacques Cartier, un esploratore francese, che durante un viaggio in Quebec nel 1535, scoprì buona parte dei suoi uomini ammalati di scorbuto, malattia che insorge a causa di uno scarso apporto di vitamina C. Egli chiese aiuto alla tribù locale degli Uroni che gli consigliarono di utilizzare gemme di alberi locali (probabilmente cedro bianco), ricche di vitamina C, in tè e poltiglie.

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Lo scorbuto era considerato la maledizione di chi viaggiava per lunghe distanze e colpiva in particolar modo gli uomini delle truppe europee durante l’attraversamento dell’Atlantico verso l’America. Molti ufficiali, infatti, si ritrovarono  a sbarcare con gran parte degli uomini ammalati.

I coloni francesi sostituirono poi le gemme di cedro bianco con le gemme di abete rosso ancora più ricco di vitamina C. Le spruce beer nacquero in America come una necessità e ben presto anche l’esercito britannico decise di copiare i francesi e adottare questa soluzione curativa. John Knox, uno degli ufficiali britannici, disse a riguardo: “Questo liquore è stato pensato per preservare la salute dei nostri uomini, ed è un eccellente antiscorbutico; è composto dalle gemme e dai rametti dell’abete rosso, bolliti per tre ore, poi il liquido viene filtrato e inserito nelle botti con una certa quantità di melassa.”

 

Due secoli più tardi nel 1759, il Generale britannico Jeffrey Amherst  fece costruire all’interno dell’accampamento militare un micro birrificio per la produzione di spruce beer. Egli insistette molto sulle potenzialità della bevanda, inserendo addirittura la ricetta all’interno del suo diario personale. Ogni reggimento dovette prestare un uomo che lavorasse all’interno del micro birrificio.

 

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Le spruce beer iniziarono ad essere prodotte anche nella madre patria del Generale grazie all’invenzione dell’essenza di abete proveniente dal Canada. L’essenza di abete venne pubblicizzata per la prima volta nel 1770 sul Lloyd’s Evening Post a Londra, e inizialmente veniva utilizzata come cura per i disturbi dovuti allo scorbuto e non per produrre le spruce beer. L’anno seguente il dottor Henry Taylor brevettò un metodo per produrre essenza d’abete in maniera così perfetta da poterne utilizzare appena una libbra e un quarto (cioè circa 500g) per produrre 60 galloni (227 litri) di spruce beer.

 

 

Le spruce beer iniziarono ad essere apprezzate da tutti, anche da gente particolarmente influente per l’epoca come Jane Austen. Ebbene si, l’autrice di Orgoglio e Pregiudizio era una grande apprezzatrice di spruce beer tant’è che iniziò a prodursela in casa. Questa bevanda così amata venne citata nel suo romanzo Emma pubblicato per la prima volta anonimo nel 1815 (Volume III Cap.40).

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Nonostante il successo riscosso a metà ‘800 le spruce beer americane iniziarono a perdere popolarità, molto probabilmente a causa delle scelte della Royal Navy che iniziò ad utilizzare come antiscorbutico il succo di lime e di limone. Nel 1819 vennero ancora pubblicizzate due bevande carbonate con abete bianco e rosso, così come la ginger beer e la soda che iniziarono a prendere piede e successivamente sostituire le spruce beer.

 

Questa tipologia di spruce beer oggi non è del tutto dimenticata, soprattutto in America. Alcuni birrifici, prendendo ispirazione dalle antiche ricette, hanno creato delle birre aromatizzate con gemme di abete. Tra le riedizioni vi sono: La Poor Richard’s Tavern Spruce elaborata dalla Yards Brewing Company che è basata sulla prima birra prodotta da James Cook in Nuova Zelanda nel 1773, la Winter Ale di Alaskan Brewing Company e la Spruce Moose di Beau’s Brewery.

 

A conclusione di questa rievocazione birraria vorrei condividere, con chi è incuriosito dallo stile, una ricetta dettata dal forum Brewer’s Friend.

 

Ricetta per 24L di birra finali.

 

Ingredienti:

  • 4,75 kg Pale Ale
  • 590 g di Cara Pale
  • 145 g di Crystal 50L

 

Luppoli

  • 55g di Cascade (7.4%AA) a 60 minuti
  • 30 g di Cascade (7.4% AA) a 20 minuti
  • 60 g di Cascade (7.4% AA) a 5 minuti

 

 

Altri ingredienti

260 g di gemme di abete rosso a 15 minuti

90 g di gemme di abete rosso a 0 minuti

 

Le gemme di abete possono essere impiegate fresche o congelate.

 

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Lievito

Fermentis / Safale – American Ale Yeast US-05

Attenuazione: 73,8%    Flocculazione: media

Temperatura ottimale: 12.2- 25°C

 

AMMOSTAMENTO

Mash: 67°C per 60 minuti

Mash out: 75°C per 10 minuti

 

OG: 1059    FG: 1015   ABV: 5,7%   IBU: 66   EBC: 12.3

 

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Alessia Devoli
Info autore

Alessia Devoli

Sono nata e cresciuta nelle campagne piemontesi, precisamente in Val Pellice. Coltivo i miei interessi, le mie gioie e i miei dolori tra Nord e Sud Italia cioè tra Piemonte e Calabria, la Regione che ha dato i natali a mio padre e ad una parte della mia famiglia.
L’amore per la terra e per i suoi frutti mi spingono a frequentare l’Istituto Agrario di Osasco (TO) dove conseguo il diploma di Agrotecnico nel 2013. Dopo un periodo di chiusura totale verso il mondo agricolo, capisco di esserne ancora affascinata e attratta e decido di alzare gli occhi dai miei amati romanzi per posarli su altri libri dal carattere più tecnico. Inizio ad appassionarmi di vino, poi capisco che il mondo della birra, soprattutto quello della birra artigianale, e un terreno inesplorato e scelgo di percorrerlo. A fine 2015 mi iscrivo al corso ITS Mastro Birraio a Torino ed inizio ad intraprendere il corso di studi dedicato interamente alla birra, ai malti, ai luppoli, alle degustazioni e alle analisi. Nel giugno del 2016 viene pubblicato su un quadrimestrale locale di stampo religioso un mio articolo ” La corale valdese di Luserna San Giovanni ieri e oggi:1866-2016″ e capisco che la mia passione per i libri e la scrittura può pian piano uscire allo scoperto. Nello stesso periodo divento socio Green Slow Food.
Acquisirò nel 2017 il Diploma di Tecnico Superiore Mastro Birraio dopo aver effettuato un periodo di stage formativo nel settore.
Con la mia partecipazione al team di Giornale della Birra contribuirò a divulgare la cultura della birra artigianale, ma anche dell’agroalimentare e a suscitare curiosità nel lettore ancora poco interessato o diffidente verso il mondo agricolo e del buon bere