Numero 47/2016

23 Novembre 2016

LAMBIC: approfondimento su lieviti e batteri selvaggi – Parte 8

LAMBIC: approfondimento su lieviti e batteri selvaggi – Parte 8

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Saccaromyces, Acetobacter, Brettanomyces, Lactobacillus e Pediococcus sono i principali microrganismi responsabili della fermentazione spontanea. Ognuno di essi produce effetti differenti e di ognuno esistono centinaia di ceppi diversi che agiscono durante la fermentazione del Lambic. La loro presenza in un birrificio tradizionale o in una cantina vinicola non è sempre ben accetta (Saccaromyces escluso ovviamente).

Sono acidi e esteri prodotti da questi microrganismi a caratterizzare fortemente il Lambic: dai primi derivano sapori aspri e pungenti, dai secondi aromi fruttati. Gli acidi sono prodotti del metabolismo di lieviti e batteri che si nutrono di zuccheri e i principali sono l’acido acetico e quello lattico. La combinazione di un acido e dell’alcol consente ai microrganismi di produrre esteri. Alcuni esteri si formano anche per via chimica, nel tempo.

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Saccharomyces cerevisiae (400X).jpg

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La crescita di questi microrganismi è influenzata dalla gradazione alcolica, dall’acidità del mosto, dalla presenza di alfa-acidi del luppolo, da quella di ossigeno e amido e dalla temperatura. Diversi parametri portano allo sviluppo di diverse concentrazioni dei singoli microrganismi e quindi a un diverso risultato.

L’Acetobacter è solitamente responsabile della produzione dell’aceto; in presenza di ossigeno questo esserino trasforma l’alcol in acido acetico, abita il mondo intero ed è diffuso nell’aria. Un’eccessiva produzione di questo acido e dell’estere che ne deriva può rendere la birra (o il vino) imbevibili a causa del sapore acre e acidulo. La presenza dell’Acetobacter è rilevante nella fermentazione di Flemish Red, mentre ha un ruolo minore nel Lambic. Tipico odore di cui è responsabile questo batterio è quello di acetoso, che si può percepire facilmente nei pressi  campane per la raccolta del vetro, che si ritrova anche in bar e cucine poco pulite.

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Enterobacter o batteri proteolici, come l’Escherichia, sono presenti nel Lambic giovane e ne caratterizzano il gusto e l’aroma. Solitamente fermentano il glucosio e il lattosio trasformandoli in acido acetico, acido lattico e producendo anidride carbonica ed etanolo. Sono in grado di produrre alcoli superiori molto aromatici e esteri dal gradevole odore fruttato, che maggiormente caratterizzano  il bouquet del Lambic. Possono anche essere responsabili di alcuni odori sgradevoli come verdura, affumicato e muffa, ma se la fermentazione va a buon fine questi non saranno evidenti nella birra matura. Gli Enterobacter possono rappresentare seri rischi per la salute umana. Escherichia coli e Salmonella ne sono un esempio. Tuttavia nel Lambic non rimane alcuna traccia di batteri patogeni a causa dell’alcol e dell’elevata acidità. Gli Enterobacter, infatti, muoiono quando il pH della birra scende sotto 4,3 e nel Lambic esso arriva anche a valori prossimi al 3, se non inferiori.

I Lactobacilli producono principalmente acido lattico, che contribuisce a dare alla birra un carattere aspro penetrante e  non sono particolarmente simpatici ai produttori di Lambic. La loro crescita viene moderata sia dalla temperatura del mosto durante la fermentazione (i Lactobacilli proliferano infatti sopra i trenta gradi), sia da alcuni acidi contenuti nel luppolo. Sensibili all’alcol e all’acidità, scompaiono presto dal mosto.

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lattobacilli

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È il Pediococcus il vero responsabile della produzione di acido lattico nel Lambic. Esso trasforma il glucosio in acido lattico ma, a differenza del Lactobacillus, non produce anidride carbonica. Un altro prodotto è il diacetile (responsabile del sentore di burro), che fortunatamente scompare durante la fermentazione spontanea. Resistente al luppolo, è invece nemico dell’alcol e dell’acidità: muore infatti quando il pH scende sotto 3,4. La sua temperatura ideale di crescita si aggira attorno ai 25°C, per questo motivo i Pediococcus si trovano in alte concentrazioni nel mosto durante i mesi estivi della fermentazione, quando la temperatura nelle cantine dove riposano le botti di Lambic si aggira attorno ai 20°C.

I Saccaromyces (cerevisiae o carlsbergensis) hanno il merito di fermentare qualsiasi – o quasi – birra. Il Saccaromyces cerevisiae fermenta gran parte degli zuccheri anche nel Lambic come glucosio, maltosio e malto destrosio, trasformandoli in alcol e anidride carbonica. Durante la fermentazione del Lambic fa la sua comparsa anche il Saccaromyces bayanus, tipico della fermentazione di alcuni vini frizzanti. I Saccaromyces sono responsabili di quasi tutta la formazione di etanolo e dell’attenuazione del mosto del Lambic, ma contribuiscono ben poco all’aroma e al sapore.

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saccharomyces

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I lieviti ossidativi, della cui famiglia fa parte anche la Candida, fanno la loro comparsa durante la fermentazione del Lambic. Responsabili della produzione di acido acetico, vivono comodamente sulla buccia della frutta e altrettanto comodamente nelle vecchie botti di vino usate per la maturazione del Lambic. Il più importante di essi ai fini della produzione del Lambic, presente nella zona di Bruxelles per via dei vigneti, è il Kloeckera apiculata che fermenta il glucosio, ma non il maltosio e produce esteri molto fruttati e floreali.

Capitolo a parte per i Brettanomyces… di cui approfondiremo prossimamente!

 

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Federico Borra
Info autore

Federico Borra

Classe 1982, nato a Milano, ma comasco d’adozione, ho iniziato il mio viaggio nel mondo della birra artigianale nella cantina di un ormai famoso birraio: io facevo i compiti della quinta elementare, lui poneva le basi per un brillante futuro.
Per anni però ho vissuto ai margini di un movimento che diventava sempre più grande e delle cui meraviglie finalmente e totalmente mi sono innamorato nell’estate del 2011… da allora si può dire che io e la birra artigianale siamo inseparabili.
Sono un autodidatta (adoro leggere), ho però frequentato alcuni corsi presso i birrifici vicino a casa (mi piace anche ascoltare, soprattutto i birrai!). Grazie ad un tifoso lariano del West Ham (di cui forse un giorno vi racconterò), riesco facilmente a raggiungere birre da tutto il mondo, dalla Danimarca al Giappone, passando per Nuova Zelanda, Francia, Inghilterra, Belgio, Germania, U.S.A., Italia e chi più ne ha più ne metta…e dove non arriva lui, c’è sempre internet!
Fosse per me sarei sempre in giro per il mondo, scoprire nuove culture mi affascina soprattutto attraverso la musica, il cibo e, perché no, la birra. Da sempre sono appassionato di cucina, cerco di scavare a fondo nella tradizione senza mai chiudere la porta alla creatività. Sfoglio volentieri, anche solo per passare il tempo, libri di ricette e ne ho una piccola collezione comprata in tutto il mondo (beh, più o meno tutto). Questa mia passione si è unita a quella della birra sfociando nella ricerca dell’ abbinamento perfetto.
Dal 2012 sono homebrewer. Producendo birra mi piacerebbe imparare a conoscere gli aromi del luppolo e le sfumature del malto, l’utilizzo dei lieviti e l’influenza che ha l’acqua sulla nostra bevanda preferita (la sperimentazione in prima persona è fondamentale!!).
Attraverso questa nuova esperienza con www.giornaledellabirra.it vorrei poter condividere con voi le mie idee e le mia scoperte, confrontarmi e soprattutto ampliare i miei orizzonti! Tra i miei ispiratori, l’autore Jef Van Den Steen ed il suo libro Gueuze & Kriek: The Magic of Lambic