Numero 43/2019

26 Ottobre 2019

Francia: Les Brasseurs de Gayant

Francia: Les Brasseurs de Gayant

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Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

 

Gayant

(Les Brasseurs de Gayant) Arques/Francia

Azienda sorta nel 1919 a Douai (nelle Fiandre francesi) dalla fusione di quattro imprese cittadine a conduzione familiare, col nome di “La grande brasserie des enfants de Gayant”. Solo nel 1995 si avrà il cambio del nome, un omaggio al simbolo della città, il gigante Gayant. E ogni anno, dal secolo XV, nei primi giorni di luglio si portano in processione cinque colossali statue di giganti.

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Gestita dalla famiglia di birrai e maltatori D’Aubreby fin dal 1955, l’azienda si rivelò particolarmente attenta alle tendenze di mercato, secondo l’evoluzione della moda birraria; ma favorendo i metodi tradizionali rispetto alla produzione di tipo industriale.

Nel 1987 prese in mano le redini Patrick d’Aubreby, continuando la tradizione del padre e portando la produzione annua a 180 mila ettolitri. Mentre il mastro birraio Alain Dessey ideava tutte le nuove creazioni birrarie a marchio Les Brasseurs de Gayant.

Nel 2001 la Gayant prese il controllo della Brasserie Vandamme rinominandola, l’anno dopo, Grain d’Orge per chiuderla nel 2005.

Nel 2010 André Pecqueur, proprietario della Brasserie de Saint-Omer, rilevò, a sua volta, la Gayant trasferendone, nel 2017, la produzione a Arques, più vicina a Saint-Omer.

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Gayant La Bière du Démon, extra trong lager di colore biondo dorato e dall’aspetto brillante (g.a. 12%); la birra a cui è legata la fama dell’azienda. Riprende una ricetta svizzera, col nome che significa “la birra del demonio”. In etichetta infatti, si presenta come “La birra bionda più forte del mondo” e promette “un piacere diabolico”. Per la sua capacità di procurare emozioni estreme, riscuote notoriamente particolare successo presso i consumatori più giovani. L’effervescenza è più che moderata; e la schiuma leggera, a grana molto minuta, non ha tanta durata. L’olfatto, attraente nella sua finezza, risulta pure di un’intensità elevata: gradevoli fiori bianchi sono ben amalgamati, in particolare, con sentori di malto e di luppolo. Il corpo consistente possiede una fluidità armonica e infervorata dalla dilagante forza alcolica. Il gusto, misuratamente dolce e piacevole, ostenta l’ottimo malto con una vena di mandorla amara. Il lungo finale fruttato si perde nella discreta persistenza del retrolfatto, sotto l’egida di una secchezza pulita.

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Gayant La Goudale, bière de garde di colore giallo vellutato (g.a. 7,2%); a fermentazione alta con rifermentazione in bottiglia. Utilizza tre varietà di luppolo delle Fiandre, due tipi di malto (pale e caramello), tre cereali (orzo, fumento e riso) e spezie (coriandolo e scorze di arancia amara). È la specialità della zona, immessa in commercio nel 1994; ma la sua storia risale al secolo XIV. Seguendo ovvero la consuetudine degli inglesi che chiedevano la buona birra con le parole “good ale”, i francesi finirono per farne un vero nome, goudale; e goudalier era per loro chi la vendeva. Poi nel corso dei secoli di questa birra, si persero le tracce. Finché la Gayant non ritrovò la ricetta negli antichi manoscritti della biblioteca di Douai e, rispettandone scrupolosamente i dettami, ripropose la dimenticata bevanda. Viene offerta, secondo tradizione, in bottiglia da vino con tappo di sughero assicurato dalla gabbietta metallica. Con una carbonazione abbastanza contenuta, la ricca schiuma fine accusa una media persistenza. L’aroma esala tenue ma insistente, con gradevoli note fruttate. Nel corpo rotondo, dalla trama grassa e alquanto appiccicosa, il gusto, per il buon equilibrio apportato dall’amaro sobrio del luppolo, è un po’ dolce. Il finale arriva brusco, breve e secco. Il retrolfatto invece sa essere più convincente, con le sue suggestioni alcoliche ma insufflate di un piacevole amarognolo.

Gayant Bière du Désert, strong lager di colore dorato pallido (g.a. 7,2%); ottenuta con una quantità di orzo superiore alla media. L’etichetta, che riproduce appunto il deserto, garantisce “7 gradi di torrido piacere”. Con una media effervescenza, la spuma esce compatta, vellutata, aderente. L’aroma prorompe erbaceo e fruttato. Il corpo è abbastanza strutturato, con una tessitura che tende a essere grassa. Il gusto scorre morbido, leggermente abboccato, su fondo neutro sorretto dall’alcol. Il finale, breve e asciutto, eroga una punta di acidità. Dal retrolfatto esala una delicata secchezza amarognola di luppolo.

Black Beer 8,6, bière de garde di colore marrone scuro con tonalità rossastre (g.a. 8,6%). È una recente creazione, offerta in un’elegante bottiglia di vetro con lavorazioni in rilievo e tappo a vite. L’effervescenza è moderata; la spuma, sottile, fitta e di buona aderenza. L’attraente finezza olfattiva dispensa ricchi aromi dalle sensazioni più svariate. Il corpo appare strutturato e rotondo. Il forte sapore di malto torrefatto scivola morbidamente, intanto che la forza alcolica infervora il palato. Il lungo finale non sarebbe potuto risultare più denso e avvolgente. Mentre dal retrolfatto esalano impressioni alcoliche e un po’ amare, di cioccolato fondente.

La Gayant, oltre alla Lutèce per InBev, fabbrica anche una ricercata serie di birre in stile conventuale, le uniche prodotte in Francia di questa tipologia, chiamate Saint Landelin, in onore del fondatore (circa 670) e primo abate dell’Abbaye de Crespin (oggi trasformata in abitazioni). Sono birre ricche di malto fatte maturare per due mesi prima dell’imbottigliamento.

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Saint Landelin Blonde, bière de garde di colore giallo oro acceso (g.a. 6,5%); commercializzata, in precedenza, come Abbaye de St Landelin Blonde. Con una carbonazione alquanto bassa, la spuma si presenta spessa, duratura. L’aroma esprime fresche e asciutte note floreali. Il corpo è rotondo, fragrante, in una consistenza piuttosto cremosa. Il gusto si snoda intensamente fruttato. Il finale, alquanto secco e luppolizzato, precorre un lungo retrolfatto di grato amarore.

Saint Landelin Ambrée, bière de garde di colore ambrato scuro (g.a. 6,5%); in precedenza commercializzata come Abbaye de St Landelin Ambrée. È realizzata con malti leggermente tostati. L’effervescenza è molto attiva; la schiuma, abbondante e densa. L’aroma si concede dolce di malto. Il corpo, strutturato e pieno, di trama fra grassa e acquosa, alimenta un gusto di malto tostato che scompare nel retrolfatto amarognolo, passando per un sottile finale fruttato.

Saint Landelin Brune, abbazia dubbel di colore bruno rossastro (g.a. 6,4%). Viene lavorata con aggiunta di frumento e riso. Con una media effervescenza, la schiuma beige emerge spessa e mostra buona durata. Al naso, i profumi fruttati esalano con estrema delicatezza, armonizzando con i tenui sentori floreali, di pane tostato, malto, nocciola, lievito. Il corpo possiede una struttura molto ben organizzata. Il gusto fluisce morbidamente, all’insegna di un fine fruttato e di un timido luppolo terroso. Il finale, quasi zuccherino, e avvolto in un alone di liquirizia, apre le porte a una persistenza retrolfattiva discreta, con una ricchezza articolata in suggestioni fruttate, tostate e speziate.

Infine, seguendo un orientamento consolidato e di gran successo presso i giovani, la Gayant lanciò due pilsner aromatizzate con liquore e confezionate in eleganti bottiglie trasparenti a collo lungo, con etichetta serigrafata secondo la moda messicana.

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Gayant Tequieros, lager alla tequila di colore paglierino e dall’aspetto luminoso (g.a. 5,6%). Consumata ben fredda, con sale e limone, risulta un ottimo dissetante. Con una vivace carbonazione, la spuma si presenta spessa e tenace. Al naso, la fine fragranza dei cereali dona suggestioni inebrianti. Il corpo ostenta una calda e soffice rotondità, nella sua trama da acquosa a oleosa. Il gusto forte, asciutto, sa di malto e di tequila. Il finale eroga una punta piccante. Anche il retrolfatto risente il liquore messicano, che lascia la propria impronta, netta e cordiale.

Gayant Madison, strong lager, al Grand Marnier, di colore dorato e dall’aspetto brillante (g.a. 7,2%). Si ispira all’omonimo cocktail creato a New York negli anni ’50 del secolo scorso dal barman di un night della Madison Avenue, aromatizzando la birra con il celebre liquore appunto. Con un’effervescenza piuttosto bassa, la schiuma prorompe fine e compatta. L’aroma si apre grato, di luppolo e fiori d’arancio. Il corpo è leggero, effervescente, raffinato. Nel gusto, le note acidule dell’arancia si fondono a meraviglia con il rinfrescante amarognolo del luppolo, finendo per conferire al retrolfatto una deliziosa sensazione di leggerezza.

Brasserie Grain d’Orge/Ronchin

Nel 1898 Henri Vandamme, proprietario di uno dei cinque birrifici artigianali di Ronchin, una cittadina nei pressi di Lilla, rinomata per la purezza dell’acqua che veniva estratta da profondi pozzi artesiani, decise di espandersi. L’anno successivo, in società con Pierre Hovelaque, fondò la Brasserie Vandamme.

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Nel 1902 a Pierre Hovelaque subentrò Désiré Desruelle che nel 1906 diventò unico proprietario dell’azienda. Ma, in seguito a un matrimonio, nel 1927 la Brasserie Vandamme passò a Charles LeClercq, che la ribattezzò Brasserie Jeanne d’Arc, riprendendo il nome dell’eroina lorenese bruciata sul rogo per eresia, non ancora ventenne, nel 1431 a Rouen.

Dopo gli anni Trenta, la Brasserie Jeanne d’Arc assunse una portata regionale, proponendosi come quarta fabbrica di birra della Francia settentrionale.

Nel 1991 divenne presidente Dominique LeClercq, cresciuto nel birrificio ricoprendo diversi ruoli tecnici. Nel 2001 infine la Brasserie Jeanne d’Arc fu rilevata dalla Gayant, e Patrick d’Aubreby volle subito darle una nuova impronta.

L’impresa era rimasta molto legata alla tradizione, essendo ancora a conduzione familiare e con solo otto dipendenti. Continuava a utilizzare l’acqua del pozzo scavato nel 1898 da Vandamme e, negli ultimi anni, si era anche rivolta ai mercati esteri. Bisognava quindi mantenere la naturalezza e l’autenticità, ma anche fare spazio all’innovazione per preparare la ditta al futuro con stimoli diversi. E, come prima cosa, nel 2002, fu cambiato il nome, in Brasserie Grain d’Orge, allo scopo di identificare i nuovi consumatori. Purtroppo, nel 2005, la fabbrica venne chiusa, e la sua produzione trasferita a Douai.

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Belzebuth 13°, belgian strong dark ale di colore ambra scuro (g.a. 13%). Il nome (antico termine fenicio) fa riferimento al principe dei diavoli peraltro effigiato in etichetta. Fu lanciata nel 1997 con la gradazione alcolica del 15% e pubblicizzata come la “più forte del mondo”. Mentre la ricetta esclusiva prescriveva l’utilizzo di tre tipi di malto d’orzo (chiaro, ambrato e viennese) e altrettante varietà di luppolo aromatico (Hallertau, Brewers Gold e Super Styrian). Poi, nel 2002, col cambio del nome aziendale (da Jeanne d’Arc a Grain d’Orge), cambiò anche la ricetta, e il tenore alcolico scese a quello attuale. Rimane, comunque, ancora una delle più forti birre al mondo ed esprime al meglio le caratteristiche di un birrificio noto per l’alcolicità generalmente elevata dei suoi prodotti. L’effervescenza è moderata; la spuma, morbida e cremosa. Il tenore alcolico, tuttora abbastanza alto (risultato naturale della fermentazione del malto), domina con estrema dolcezza olfatto e palato. Al naso, malto e caramello convivono allegramente con sentori di miele, uvetta, scorza di arancia. Il corpo, di media intensità, presenta una trama decisamente oleosa. Il gusto, dopo l’ingresso abboccato di canditi, prende a distendersi in scioltezza, intenso, grintoso; ma soffice, con lo speziato del pepe che accentua la singolare asciuttezza. Il finale, di estrema pulizia, appare piuttosto amaro. L’ampio retrolfatto non avrebbe potuto esibire una persistenza più lunga, tra impressioni di malto, sciroppose e alquanto appiccicose.

Grain d’Orge Tradition, belgian strong golden ale di colore biondo carico con riflessi aranciati (g.a. 8%). Prodotta secondo il metodo fiammingo, viene comunemente chiamata “birra bionda delle Fiandre”, anche se somiglia più a una tripel belga. La ricetta prevede tre tipi di malto e altrettante varietà di luppolo aromatico. L’effervescenza è moderata. La schiuma appare in una bella corona bianca, compatta e aderente. L’aroma si apre elegante, dai fini profumi appena fruttati e di luppolo. Il corpo ha una struttura molto solida, con una tessitura oleosa. La forza alcolica si accosta al palato con invitante dolcezza. L’equilibrio gustativo raggiunge la perfezione: un malto pulito e amabile combina, insieme al morbido amarore del luppolo, una vera armonia. Il lento e secco finale viene fagocitato da un avvolgente retrolfatto abboccato e ricco di etanolo.

Grain d’Orge Blanche, bière blanche di colore giallo paglierino e dal tipico aspetto lattiginoso (g.a. 4,5%). Con l’effervescenza decisa, la spuma si sviluppa minuta, densa e tenace. L’attraente finezza olfattiva dona un blando aroma di cereali. Il corpo sottile presenta una consistenza un po’ acquosa. Il gusto defluisce leggero, fresco, dissetante, sostenuto da un malto con accento aspro di agrume. Il finale, secco e acidulo, introduce un timido retrolfatto dalle suggestioni fruttate e speziate.

Grain d’Orge Scotch Triumph, dunkel di colore marrone scuro con sgargianti riflessi rossi (g.a. 6%); risalente al 1936. Si ispira alla tradizione fiamminga. La schiuma erompe cremosa e stabile. La finezza olfattiva è gradevole, con profumi di malto freschi e insistenti. Il corpo rotondo, di trama sciropposa, estrinseca un sodo e amabile sapore caramellato che si accomiata con una sensazione calda e pulita.

Orpal Extra Fine, lager di colore dorato (g.a. 5,2%). Fu creata nel 1998 per il centenario della società. Secondo la tradizione delle Fiandre, viene elaborata con diversi tipi di malto e un lievito particolare. La schiuma abbonda, cremosa e tenace. L’aroma si schiude fresco, con la dolcezza del malto. Il corpo sostenuto e armonioso spalleggia un fine gusto di cereali dalle note calde che solleticano il palato.

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Abbaye de Crespin Secret des Moines Triple, abbazia tripel di colore biondo (g.a. 8%). Si tratta di un prodotto nuovo, ispirato a una ricetta segreta gelosamente custodita per secoli. Anche la spezia utilizzata è avvolta nel mistero. Con una carbonazione abbastanza contenuta, la schiuma, minuta e cremosa, ostenta buona durata. L’olfatto, attraente nella sua finezza, esprime un’intensità notevole tramite profumi fruttati, erbacei e speziati. Il corpo si mostra strutturato, vigoroso, fluido. Il gusto scivola in bocca delicatamente, regalando la piacevolezza di un amarognolo ben amalgamato con l’amabilità del caramello. Il finale apporta una ventata di freschezza. Il retrolfatto esala qualche suggestione di luppolo, erba, terra.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.