7 Marzo 2016

Birre al diserbante: la nostra inchiesta! – Seconda parte –

Birre al diserbante: la nostra inchiesta! – Seconda parte –

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In un recente articolo abbiamo affrontato lo scandalo delle birre tedesche contenenti elevate concentrazioni di glifosate, mettendo in luce alcuni aspetti controversi dello studio condotto dall’Istituto per l’ambiente di Monaco, tra cui in particolare la non accertata pericolosità del principio chimico (considerato nella peggiore delle ipotesi “solo” un probabile cancerogeno per l’uomo) e la mancanza di una regolamentazione ufficiale relativamente ai residui dello stesso composto nella birra (ricordiamo che il limite legale è fissato per le acque potabili in valore massimo pari a 0,1 microgrammi per litro).

Secondo quanto affermato dall’Istituto federale per la valutazione del rischio (BfR) non esiste neppure una reale correlazione tra i valori di concentrazione riscontrati nei campioni ed un potenziale nocumento per la salute del consumatore. Comunque è ragionevole che i tenori riscontrati, in alcuni casi superiori a 300 volte i limiti imposti per le acque potabili, facciano insorgere preoccupazioni nell’opinione pubblica.

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.Il dr. Fabio Fracchia, agronomo e responsabile tecnico Coldiretti per la provincia di Alessandria.

 

Dopo aver ascoltato il punto di vista di un imprenditore agricolo specializzato nella coltivazione dei cereali, la nostra indagine conoscitiva ci porta ad incontrare il dr. Fabio Fracchia, agronomo e responsabile tecnico Coldiretti per la provincia di Alessandria.

Dottor Fracchia, presupposta la notevole efficacia e conseguente ampia diffusione dell’impiego del glifosate nella coltivazione, ritiene comunque insuperabile l’uso dei diserbanti chimici per la difesa delle colture cerealicole dalle malerbe?

L’uso dei diserbanti al momento non è sostituibile su larga scala, pena una forte riduzione delle produzioni agricole. Però ci sono due aspetti importanti di cui tenere conto: la ricerca scientifica, che ha fatto passi avanti notevoli, individuando molecole sempre meno impattanti  sia sull’ambiente che sulle produzioni agricole, avanza continuamente di pari passo con la tecnica agronomica, che si è, con un paradosso, “evoluta tornando indietro” : abbiamo riscoperto l’uso combinato di più tecniche di controllo delle infestanti: avvicendamenti colturali, falsa semina, sarchiature, rincalzature… sono tutte pratiche che si affiancano al diserbo per contenere le erbe infestanti in un’ottica maggiormente rispettosa dell’ambiente. Inoltre non bisogna dimenticare l’attuazione, a livello nazionale, del Piano di Azione Nazionale per la Difesa Fitosanitaria, che obbliga aziende agricole, consulenti e distributori ad una maggior consapevolezza e ad un maggior controllo nell’uso di presidi sanitari, e, a livello europeo, la revisione delle autorizzazioni alla vendita e all’utilizzo di fitofarmaci, che ha eliminato moltissime molecole ormai dall’impatto ambientale non più accettabile.

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Mietitrebbiatura dell’orzo. .

Ammettendo anche un uso non corretto, così come ipotizzato nel precedente articolo per forzare una precoce maturazione nei climi più freddi dell’Europa continentale, è plausibile che la filiera cerealicola ometta il controllo dei residui di fitofarmaci nei vari passaggi tra gli operatori del settore agroalimentare, tanto da permetterne la presenza in dosi massicce nella birra immessa in commercio?

Certamente no: in particolare il nostro paese è da sempre all’avanguardia, anche rispetto ai partners europei, nei controlli sulle derrate alimentari, per cui siamo già piuttosto attrezzati per verificare la qualità igienico sanitaria dei nostri cereali. E’ chiaro che ragionare in termini di filiera, con contratti che indichino chiaramente quali siano i requisiti qualitativi, anche sotto il profilo igienico sanitario, non possono che contribuire ad andare nella giusta direzione, annullando o, perlomeno, minimizzando i rischi.

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Impollinazione artificiale finalizzata al miglioramento genetico dei cereali.

 

Una ultima domanda: l’Italia si è affacciata solo nell’ultimo periodo nel settore della coltivazione di orzi per malti di birra di alta qualità. Ritiene che il nostro sistema produttivo, considerate anche le particolari caratteristiche pedoclimatiche della nostra penisola, possa permettere la creazione di filiere complete, controllate e sicure, capaci di valorizzare le produzioni nazionali e di tutelare in ogni aspetto la salute del consumatore?

Credo che alla nostra agricoltura non manchi nulla per poter competere con altri paesi di maggior tradizione nella produzione di orzi da birra: non ci mancano gli ambienti pedoclimatici, né l’organizzazione di filiera per poter produrre e gestire in maniera separata partite di orzi a specifica destinazione. Probabilmente, questo specifico utilizzo dell’orzo, che si differenzia dal tradizionale uso zootecnico di questo cereale, richiederà un lavoro più specifico da parte della ricerca genetica pubblica e privata, per individuare varietà che si possano meglio adattare ai diversi nostri ambienti di coltivazione e che possano fornire produzioni dalle caratteristiche merceologiche richieste dal tipo di utilizzo accanto ad una buona resistenza alle principali fitopatie.

 

Il nostro approfondimento continuerà affrontando altri aspetti di dettaglio nel corso di prossimi articoli.

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!